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VANGELO
In illo témpore: Venit Iesus in partes Cæsaréæ Philíppi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Ioánnem Baptístam, alii autem Elíam, alii vero Ieremíam aut unum ex prophétis. Dicit illis Iesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Iesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Iona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in cœlis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni cœlórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in cœlis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in cœlis.
(Vangelo secondo Matteo 16, 13 - 19)
Traduzione:
In quel tempo, Gesù, venuto nella zona di Cesarea di Filippo, interrogava i suoi discepoli: «Chi dicono che sia il Figlio dell'uomo?». Ed essi risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri ancora Geremia, o uno dei profeti». Disse loro Gesù: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù, in risposta, gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, poiché non la carne e il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. E ti darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli».
In breve
Trentasettesimo papa della Chiesa cattolica, nacque a
Roma nel 305 circa. Figlio dello spagnolo Antonio e di una certa
Laurentia, crebbe a Roma al servizio della chiesa di San Lorenzo
martire. Morto papa Liberio il 24 settembre 366, il clero romano si
divise in due fazioni: una, favorevole alla politica del defunto
antipapa Felice II, del tutto contraria ad ogni accordo con i
sostenitori delle teorie ariane, e l’altra, maggioritaria, più
conciliante e favorevole ad accordi e compromessi. In due distinte e
parallele elezioni, i primi, riuniti nella basilica di Santa Maria in
Trastevere, elessero e consacrarono papa il diacono Ursino, che
divenne antipapa, mentre i secondi, nella basilica di San Lorenzo in
Lucina, scelsero Damaso, che fu consacrato nella basilica di San
Giovanni in Laterano il 1 ottobre 366. Iniziò così uno scisma che
sarebbe durato anni. Le due parti vissero scontri sanguinosi che
avrebbero prodotto oltre cento morti; tramite un ebreo di nome
Isacco, nel 370 fece accusare Damaso di gravi delitti. Fu celebrato
un processo che nel 372 assolse il vescovo di Roma, e Ursino, per
decreto del nuovo imperatore Graziano, fu esiliato a Colonia. Nel
378, alla corte imperiale, fu mossa contro Damaso anche un’accusa
di adulterio, dalla quale fu scagionato prima dall’imperatore
Graziano e, poco dopo, da un sinodo romano di 44 vescovi, che
scomunicò i suoi accusatori. In un periodo piuttosto burrascoso per
il cristianesimo e nonostante le accuse personali, grazie alla forte
personalità Damaso si batté per il riconoscimento della supremazia
della sede episcopale di Roma e difese con vigore l’ortodossia
cattolica contro tutte le eresie. Damaso intensificò allora i suoi
sforzi, tesi a combattere gli eretici e ad elevare il livello morale
del clero. Convocò il Concilio di Costantinopoli, nel 381, dove
Damaso inviò i suoi legati e nel quale, oltre alla ferma condanna di
tutte le eresie, venne affermata la divinità dello Spirito Santo e
ribadito, in una formulazione più precisa, il “Simbolo niceno”
già affermato nel concilio di Nicea del 325. Damaso sollecitò san
Girolamo, che fu anche suo segretario privato per qualche tempo, ad
intraprendere la revisione delle antiche versioni latine della
Bibbia, nota come “Vulgata”. Sotto il suo pontificato fu emanato
il famoso Editto di Tessalonica di Teodosio I, il 27 febbraio 380,
che definiva il Credo niceno come religione di Stato, oltre
all’affermazione della formula nicena, che toglieva di mezzo le
dottrine ariane, l’editto definiva per la prima volta i Cristiani
seguaci del vescovo di Roma “cattolici”, bollando tutti gli altri
come eretici e come tali soggetti a pene e punizioni. Damaso fu il
primo vescovo di Roma ad invocare il “testo petrino” (Matteo
16,18), secondo il quale il primato della Sede Apostolica, variamente
favorito da atti imperiali ed editti dei suoi tempi, non si basa
sulle delibere dei concili, ma sulle parole di Gesù Cristo. Damaso
può essere considerato il primo papa mecenate della storia,
contribuì anche all’arricchimento liturgico ed estetico delle
chiese cittadine. Damaso morì l’11 dicembre 384.