giovedì 9 maggio 2024

Ascensione di NSGC


Benvenuto Tisi "il Garofalo" (1476-1559), Ascensione di Gesù, Collezione Cavallini-Sgarbi, Portogruaro (Venezia).

(photo by Francesco Bianco)




VANGELO

In illo témpore: Recumbéntibus úndecim discípulis, appáruit illis Iesus: et exprobrávit incredulitátem eórum et durítiam cordis: quia iis, qui víderant eum resurrexísse, non credidérunt. Et dixit eis: Eúntes in mundum univérsum, prædicáte Evangélium omni creatúræ. Qui credíderit et baptizátus fúerit, salvus erit: qui vero non credíderit, condemnábitur. Signa autem eos, qui credíderint, hæc sequéntur: In nómine meo dæmónia eiícient: linguis loquantur novis: serpentes tollent: et si mortíferum quid bíberint, non eis nocébit: super ægros manus impónent, et bene habébunt. Et Dóminus quidem Iesus, postquam locútus est eis, assúmptus est in cœlum, et sedet a dextris Dei. Illi autem profécti, prædicavérunt ubíque, Dómino cooperánte et sermónem confirmánte, sequéntibus signis.

Vangelo di Matteo 16, 14 - 20

Traduzione:

In quel tempo: Gesú apparve agli undici, mentre erano a mensa, e rinfacciò ad essi la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano prestato fede a quelli che lo avevano visto resuscitato. E disse loro: Andate per tutto il mondo: predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo: chi poi non crederà, sarà condannato. Ed ecco i miracoli che accompagneranno coloro che hanno creduto: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, maneggeranno serpenti, e se avran bevuto qualcosa di mortifero non farà loro male: imporranno le mani ai malati e questi guariranno. E il Signore Gesú, dopo aver parlato con essi, fu assunto in cielo e si assise alla destra di Dio. Essi se ne andarono a predicare per ogni dove, mentre il Signore li assisteva e confermava la loro parola con i miracoli che la seguivano.


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domenica 5 maggio 2024

Quinta domenica dopo Pasqua a Venezia


Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo (fronte stazione ferroviaria) a Venezia.
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Amen, amen, dico vobis: si quid petiéritis Patrem in nómine meo, dabit vobis. Usque modo non petístis quidquam in nómine meo: Pétite, et accipiétis, ut gáudium vestrum sit plenum. Hæc in provérbiis locútus sum vobis. Venit hora, cum iam non in provérbiis loquar vobis, sed palam de Patre annuntiábo vobis. In illo die in nómine meo petétis: et non dico vobis, quia ego rogábo Patrem de vobis: ipse enim Pater amat vos, quia vos me amástis, et credidístis quia ego a Deo exívi. Exívi a Patre et veni in mundum: íterum relínquo mundum et vado ad Patrem. Dicunt ei discípuli eius: Ecce, nunc palam loquéris et provérbium nullum dicis. Nunc scimus, quia scis ómnia et non opus est tibi, ut quis te intérroget: in hoc crédimus, quia a Deo exísti.

Vangelo di Giovanni 16, 23 - 30

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: In verità, in verità vi dico: qualunque cosa domanderete al Padre nel mio nome, ve la concederà. Fino adesso non avete chiesto nulla nel mio nome: chiedete, e otterrete, affinché il vostro gaudio sia completo. Vi ho detto queste cose per mezzo di parabole. Ma viene il tempo che non vi parlerò più per mezzo di parabole, ma vi parlerò apertamente del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome, e non vi dico che io pregherò il Padre per voi: poiché lo stesso Padre vi ama perché avete amato me e avete creduto che sono uscito da Dio. Uscii dal Padre e venni nel mondo: ed ora lascio il mondo e torno al Padre. Gli dicono i suoi discepoli: Ecco che ora parli chiaramente e senza parabole. Adesso conosciamo che tu sai tutto, e non hai bisogno che alcuno ti interroghi: per questo crediamo che tu sei venuto da Dio.




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sabato 4 maggio 2024

Santa Monica a Venezia


Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Ibat Iesus in civitátem, quæ vocátur Naïm: et ibant cum eo discípuli eius et turba copiósa. Cum autem appropinquáret portæ civitátis, ecce, defúnctus efferebátur fílius únicus matris suæ: et hæc vídua erat, et turba civitátis multa cum illa. Quam cum vidísset Dóminus, misericórdia motus super eam, dixit illi: Noli flere. Et accéssit et tétigit lóculum. - Hi autem, qui portábant, stetérunt - Et ait: Adoléscens, tibi dico, surge. Et resédit, qui erat mórtuus, et cœpit loqui. Et dedit illum matri suæ. Accépit autem omnes timor: et magnificábant Deum, dicéntes: Quia Prophéta magnus surréxit in nobis: et quia Deus visitávit plebem suam.

Vangelo di Luca 7, 11 - 16

Traduzione:

In quel tempo, Gesù andava verso una città chiamata Nàim, e con lui i suoi discepoli e una grande folla. Mentre si avvicinava alla porta della città, ecco un morto era portato a sepoltura: un figlio unico, e sua madre era vedova. E c'era con lei moltissima gente della città. Quando l'ebbe vista, il Signore ne fu mosso a pietà, e le disse: «Non piangere». Poi si accostò e toccò la bara; i portatori si fermarono; ed egli disse: «Ragazzo, io te lo dico: alzati». E il morto si levò a sedere e cominciò a parlare. E Gesù lo rese a sua madre. Allora tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto in mezzo a noi, e Dio ha visitato il suo popolo».




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venerdì 3 maggio 2024

3 maggio: sant'Orso (Vicenza)


Urna del Santo nel Santuario a lui dedicato, in provincia di Vicenza.

(photo and video by Alessandro Franzoni)




Agiografia

Si racconta che Orso, un pellegrino di origine francese vissuto al tempo di Carlo Magno, giunge in cammino sul Summano, mandato da papa Adriano I per espiare gravi peccati e qui, morendo lungo il sentiero, riceve la vera luce e il perdono delle gravi colpe.
L’agiografia medievale di questo santo è davvero favolosa: sin dall’infanzia, Orso è segnato da una terribile profezia che lo vuole uccisore del proprio padre. Per sfuggire a tale destino, il soldato carolingio abbandona il proprio paese natale e, grazie alle straordinarie abilità cavalleresche, conquista il cuore della figlia del re di Dalmazia. Dopo il matrimonio, Orso sale al trono e diventa condottiero di un potente esercito. Un giorno, rientrando a casa, dopo una campagna militare, sorprende la moglie in atteggiamento confidenziale con uno sconosciuto e, accecato dalla gelosia, colpisce entrambi a morte. Il presunto spasimante si rivela poi suo padre, arrivato da lontano per riabbracciarlo, dopo tanti anni di assenza!
Da qui inizia il suo estenuante pellegrinaggio di espiazione, terminato poi sotto le pendici del monte Summano, dove si placano miracolosamente tutti i suoi tormenti. Il viaggio sarebbe durato ben dodici anni, numero che ricorda le fatiche di Ercole. Le spoglie mortali del re franco-dalmata diedero poi origine al tempio di Sant’Orso, posto in un punto ben in vista che domina la pianura circostante, lungo il sentiero in ascesa che conduce i pellegrini verso il celebre santuario della Madonna del Summano.


INNO A SANT'ORSO



Salzena, laetis excipe
Magnum Patronum vocibus:
Adest daturus Ursium
Nostris salutem casibus.

Quem Diva Summani potens
Longinquo ab orbe suscitat;
Tibique, functum plurimo Labore,
Patrem dedicat.

Natalis illum Gallia,
Certantque habere Dalmatae:
Summos honores Ursius,
Et cara linquit omnia.

O praeses, nostrum decus!
Tu vocari nomine
Tellus virique gaudeant,
Et vota in annos solvere.

Per te ingruentis grandinis
Eurique cessat impetus:
Morbi fugantur: innocens
Lupa inter agnas accubat.

Per te profusis arida
Arva irrigantur imbribus:
Lanae atque lactis copia,
Plenaque fruges affluunt.

Te rite fulmen vindici
Manu Tonantis eripis;
Qui mox reducens iridem,
Sinu dolentes suscipit.

Tuo abdicamus munere
Vitae profanae gaudia:
Fractisque ovantes hostibus,
Regno potimur Coelitum.

Summo Parenti gloria,
Natoque, et almo flamini;
Qui promerentem fulgidis
Stellis coronant Ursium.

Amen.


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mercoledì 1 maggio 2024

1 maggio: San Giuseppe Operaio


(photo by Alessandro Franzoni)


VANGELO

In illo témpore: Véniens Iesus in pátriam suam, docébat eos in synagógis eórum, ita ut miraréntur et dícerent: Unde huic sapiéntia hæc et virtútes? Nonne hic est fabri fílius? Nonne mater eius dícitur María, et fratres eius Iacóbus et Ioseph et Simon et Iudas? Et soróres eius nonne omnes apud nos sunt? Unde ergo huic ómnia ista? Et scandalizabántur in eo. Iesus autem dixit eis: Non est prophéta sine honóre nisi in pátria sua et in domo sua. Et non fecit ibi virtútes multas propter incredulitátem illórum.

Vangelo di Matteo 13, 54 - 58

Traduzione:

In quel tempo, Gesù giunto nel suo paese, insegnava loro nella sinagoga, così che meravigliati si chiedevano: «Di dove gli vengono questa sapienza e i miracoli? Non è costui il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria, e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove, dunque, gli viene tutto questo?». Ed erano scandalizzati riguardo a lui. Ma Gesù disse loro: «Non c'è profeta senza onore, se non nella sua patria e nella sua casa». E non fece là molti miracoli, a causa della loro incredulità.


Inno Te Joseph celebrent:



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martedì 30 aprile 2024

30 aprile: Santa Caterina da Siena


(photo by Alessandro Franzoni)




Da un'omelia di don Roberto Spataro SDB

Il XIV secolo fu un’epoca tormentata nella storia della Chiesa. Un po’ tutto era in decadenza: la teologia, la vita consacrata, l’istruzione religiosa della gente, la vita morale. L’Europa era insanguinata da guerre a non finire, calamità naturali ed epidemie decimavano la popolazione, e l’Islam avanzava pronto a conquistare i paesi di antica tradizione cristiana. Il Papato si era ridotto ad un ruolo subalterno rispetto ai potenti del tempo, al punto che il Pontefice non risiedeva neppure a Roma, ma ad Avignone, sottoposto all’influenza del re di Francia.
Nei momenti di maggiore difficoltà, però, il Signore benedice la sua Chiesa, suscitando dei santi che la scuotano e ne provochino la conversione ed il rinnovamento, come Caterina Benincasa, vissuta, come il Signore sulla terra, per la durata di trentatré anni. Era nata nel 1347. Quando aveva 16 anni entrò nel Terz’Ordine Domenicano di cui vestì l’abito bianco e il mantello nero. E con quest’abito la vediamo inginocchiata, insieme a san Domenico, dinanzi alla Madonna del Rosario, nelle popolarissime immagini che tutti conosciamo. Rimanendo in famiglia, Caterina confermò il voto di verginità fatto privatamente quando era ancora un’adolescente, si dedicò alla preghiera, alla penitenza, alle opere di carità, soprattutto con gli ammalati più ripugnanti. Quando la fama della sua santità si diffuse, fu protagonista di un’intensa attività di direzione spirituale nei confronti di ogni categoria di persone: monasteri maschili e femminili, nobili ed uomini politici, ecclesiastici, persino il Papa che leggeva con devozione le sue lettere. Viaggiò molto per predicare la riforma interiore della Chiesa e per favorire la pace tra gli Stati. Morì nel 1380, Fu canonizzata nel 1461, il Papa Pio XII la volle “Patrona d’Italia” e Giovanni Paolo II “Compatrona d’Europa”.
Il Papa Paolo VI la dichiarò persino Dottore della Chiesa, insieme a Teresa d’Avila, nel 1970. Infatti, l’insegnamento di Caterina, che pure apprese a leggere con fatica e a scrivere imparò quando era già molto grande, è di una straordinaria ricchezza. Il suo Dialogo della Divina Provvidenza è un capolavoro della letteratura spirituale di tutti i tempi.
Un tratto fondamentale della sua spiritualità è rappresentato dal suo sposalizio mistico con Gesù, un episodio spesso raffigurato nell’iconografia che la riguarda. In una visione che mai più si cancellò dal suo cuore e dalla sua mente, la Madonna la presentò al Figlio che si unì a lei misticamente, inanellandola. Quell’anello rimase visibile solo a lei. Da quel momento, Caterina associò sempre il Figlio e la Madre. Quando scriveva le sue lettere recapitate ai suoi figli e alle sue figlie spirituali, uomini e donne che la chiamavano “mamma”, anche se erano più anziani di lei, si presentava con queste parole: “Nel nome di Gesù Crocifisso e di Maria dolce”.
Caterina era dotata di carismi soprannaturali, spesso cadeva in estasi e a volte veniva comunicata al Corpo e Sangue di Cristo direttamente dal Signore. Come tutti i mistici, adopera un linguaggio figurato per illustrare i misteri della fede, soprattutto quello dell’Incarnazione del Verbo. E così, in occasione della festa dell’Annunciazione, per parlare di “Maria dolce”, ha adoperato delle immagini tanto piacevoli quanto efficaci. Paragona la Madonna ad un libro in cui le Persone trinitarie hanno scritto l’opera più bella della storia della salvezza: la venuta del Figlio di Dio tra gli uomini. “Tu oggi, o Maria, sei fatta libro nel quale è scritta la regola nostra”. In altre parole, leggendo il “libro di Maria”, ossia contemplando i suoi privilegi e le sue virtù, ogni cristiano può avanzare nella sua vita spirituale a passi da gigante!
Un altro simbolo squisito adoperato da Caterina è quello del pane e della farina: “Oggi tu ci hai dato della farina tua. Oggi la Divinità è unita e impastata con l’umanità nostra sì fortemente che mai non si può separare, né per morte né per nostra ingratitudine, questa unione”. Nella sinagoga di Cafarnao, Gesù ha parlato di Sé come del Pane di vita. I mistici sviluppano meravigliosamente ed armoniosamente le parole del Vangelo, scoprendo tante applicazioni ed implicazioni. Caterina, per esempio, ci dice che questo Pane divino è stato impastato con la “farina” più pura: Maria che ha dato un corpo a Gesù perché Egli potesse salvarci.
A questi accenni geniali, Caterina aggiunge altre considerazioni dottrinalmente rilevanti. Mette in evidenza che il consenso della volontà di Maria all’opera dell’Incarnazione è stato necessario perché essa si compisse. “Bussava, o Maria, alla porta tua la divinità eterna; ma se tu non avessi aperto l’uscio della volontà tua, non si sarebbe Dio incarnato in te”. Da questa osservazione, Caterina ne ricava una conseguenza fondamentale: ogni anima ha a disposizione un dono straordinariamente importante, la propria libertà. E solo liberamente si può corrispondere all’azione della grazia, come già aveva insegnato Agostino: “Colui che ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te”.
Collaborare liberamente e lietamente alle iniziative di Dio è possibile ed in un certo senso facile, nonostante miserie e debolezze di ogni anima: è sufficiente coltivare una grande devozione verso “Maria dolce”, nel Suo nome e nel Suo cuore.


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lunedì 29 aprile 2024

29 aprile: san Pietro martire


(photo by Alessandro Franzoni)



VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Ego sum vitis vera: et Pater meus agrícola est. Omnem pálmitem in me non feréntem fructum, tollet eum: et omnem, qui fert fructum, purgábit eum, ut fructum plus áfferat. Iam vos mundi estis propter sermónem, quem locútus sum vobis. Mane te in me: et ego in vobis. Sicut palmes non potest ferre fructum a semetípso, nisi mánserit in vite: sic nec vos, nisi in me manséritis. Ego sum vitis, vos pálmites: qui manet in me, et ego in eo, hic fert fructum multum: quia sine me nihil potéstis fácere. Si quis in me non mánserit, mittétur foras sicut palmes, et aréscet, et cólligent eum, et in ignem mittent, et ardet. Si manséritis in me, et verba mea in vobis mánserint: quodcúmque voluéritis, petétis, et fiet vobis.

Vangelo di Giovanni 15, 1 - 7

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite, il Padre mio è il coltivatore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglierà via, e quello che porta frutto, lo poterà, affinché ne porti ancor di più. Voi siete già mondi a motivo della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me: ed io in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto, se non rimane unito alla vite, così nemmeno voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci; chi rimane in me ed io in lui, porta molto frutto; perché senza di me non potete far niente. Chi non rimane in me sarà gettato via come il tralcio e si dissecca, e lo raccolgono e lo buttano nel fuoco, ove brucia. Se rimanete in me e rimangono in voi le mie parole, domandate quel che volete e vi sarà fatto».


Dal Martirologio

Nato da genitori eretici manichei, l’innata rettitudine del cuore gli fece intuire subito da che parte si trovasse la verità. A sette anni imparò alle scuole dei cattolici il Credo, che per lui non sarà una formula qualunque, ma un principio di vita e una luce che rischiarerà per sempre il suo cammino. Entrato nell’Ordine Domenicano, anelante le sante lotte per la fede, nei lunghi anni di preparazione al futuro apostolato, mise le basi di quella robusta santità che fece davvero di lui un atleta di Gesù Cristo. Un giorno confidò a un confratello che da quando era sacerdote, celebrando la S. Messa, alla elevazione del calice aveva sempre chiesto al Signore la grazia di morire martire, tale era l’ardore della sua fede e della sua carità. Nominato nel 1242 Inquisitore Generale per la Lombardia, combatté senza posa gli eretici con la spada della divina parola, finché fu ucciso per loro mano, come egli aveva predetto, sulla strada da Como a Milano.


ORATIO

Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus : ut beáti Petri Martyris tui fidem cóngrua devotióne sectémur ; qui, pro eiúsdem fídei dilatatióne, martýrii palmam méruit obtinére. 

Concedici, te ne preghiamo, o Dio onnipotente, di imitare con vera devozione la fede del beato Pietro martire, che per la propagazione della medesima, conseguì la palma del martirio.


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domenica 28 aprile 2024

Quarta domenica dopo Pasqua a Venezia


Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo (fronte stazione ferroviaria) a Venezia.
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Vado ad eum, qui misit me: et nemo ex vobis intérrogat me: Quo vadis? Sed quia hæc locútus sum vobis, tristítia implévit cor vestrum. Sed ego veritátem dico vobis: expédit vobis, ut ego vadam: si enim non abíero, Paráclitus non véniet ad vos: si autem abíero, mittam eum ad vos. Et cum vénerit ille, árguet mundum de peccáto et de iustítia et de iudício. De peccáto quidem, quia non credidérunt in me: de iustítia vero, quia ad Patrem vado, et iam non vidébitis me: de iudício autem, quia princeps huius mundi iam iudicátus est. Adhuc multa hábeo vobis dícere: sed non potéstis portáre modo. Cum autem vénerit ille Spíritus veritátis, docébit vos omnem veritátem. Non enim loquétur a semetípso: sed quæcúmque áudiet, loquétur, et quæ ventúra sunt, annuntiábit vobis. Ille me clarificábit: quia de meo accípiet et annuntiábit vobis.

Vangelo di Giovanni 16, 5 - 14

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Vado a Colui che mi ha mandato, e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Ma perché vi ho dette queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico il vero: è necessario per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito, ma quando me ne sarò andato ve lo manderò. E venendo, Egli convincerà il mondo riguardo al peccato, riguardo alla giustizia e riguardo al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché io vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il príncipe di questo mondo è già condannato. Molte cose ho ancora da dirvi: ma adesso non ne siete capaci. Venuto però lo Spirito di verità, vi insegnerà tutte le verità. Egli infatti non vi parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito: vi annunzierà quello che ha da venire, e mi glorificherà, perché vi annunzierà ciò che riceverà da me.





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sabato 27 aprile 2024

Dedicazione della chiesa di San Simeon Piccolo a Venezia


(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».  

Vangelo di Matteo 13, 44 - 52


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venerdì 26 aprile 2024

26 aprile: SS Cleto e Marcellino, Sommi Pontefici e Martiri


(foto dal web)




VANGELO

In illo témpore: Venit Iesus in partes Cæsaréæ Philíppi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Ioánnem Baptístam, alii autem Elíam, alii vero Ieremíam aut unum ex prophétis. Dicit illis Iesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Iesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Iona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in cœlis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni cœlórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in cœlis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in cœlis.

Vangelo di Matteo 16, 13 - 19

Traduzione:

In quel tempo, Gesù, venuto nella zona di Cesarea di Filippo, interrogava i suoi discepoli: «Chi dicono che sia il Figlio dell'uomo?». Ed essi risposero: «Alcuni Giovanni il. Battista, altri Elia, altri ancora Geremia, o uno dei profeti». Disse loro Gesù: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù, in risposta, gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, poiché non la carne e il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. E ti darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli».


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giovedì 25 aprile 2024

San Marco a Venezia


Santa Messa letta alle 11:00 presso la chiesa di San Simeon Piccolo a Venezia (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Designávit Dóminus et alios septuagínta duos: et misit illos binos ante fáciem suam in omnem civitátem et locum, quo erat ipse ventúrus. Et dicébat illis: Messis quidem multa, operárii autem pauci. Rogáte ergo Dóminum messis, ut mittat operários in messem suam. Ite: ecce, ego mitto vos sicut agnos inter lupos. Nolíte portare sacculum neque peram neque calceaménta; et néminem per viam salutavéritis. In quamcúmque domum intravéritis, primum dícite: Pax huic dómui: et si ibi fúerit fílius pacis, requiéscet super illum pax vestra: sin autem, ad vos revertátur. In eádem autem domo manéte, edéntes et bibéntes quæ apud illos sunt: dignus est enim operárius mercéde sua. Nolíte transíre de domo in domum. Et in quamcúmque civitátem intravéritis, et suscéperint vos, manducáte quæ apponúntur vobis: et curáte infírmos, qui in illa sunt, et dícite illis: Appropinquávit in vos regnum Dei.

Vangelo di Luca 10, 1 - 9

Traduzione:

In quel tempo: Il Signore scelse anche altri settantadue discepoli e li mandò a due a due innanzi a sé in ogni città e luogo dove egli era per andare. E diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai per la sua mietitura. Andate! Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo a lupi. Non portate né borsa, né sacca, né sandali; e per la strada non salutate nessuno. In qualunque casa entrerete, dite prima di tutto: “Pace a questa casa”. E se ci sarà un figlio di pace riposerà su di lui la pace vostra, altrimenti ritornerà a voi. E nella stessa casa restate, mangiando e bevendo di quel che vi dànno; perché l'operaio è degno della sua mercede. Non girate di casa in casa. E in qualunque città entrerete, se vi accolgono, mangiate di quel che vi sarà messo davanti e guarite gli infermi che ci sono, e dite loro: "Sta per venire a voi il Regno di Dio"».




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mercoledì 24 aprile 2024

24 aprile: san Fedele da Sigmaringa


Boccanera Giacinto, Martirio di San Fedele, olio su tela, 1730 - 1746, Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia.

(foto dal web)




In breve:

Fedele, nato a Sigmaringa, paese della Svevia, dalla onesta famiglia dei Rey, si acquistò un nome celebre nella professione di avvocato; ma avendo sperimentato i pericoli di questa professione, si dimise e, illuminato da chiamata dall'alto, chiese di essere ammesso tra i frati Minori Cappuccini. Esaudito nel prender i voti, divenne la ammirazione e il modello di tutti nella regolare osservanza.
Sommamente devoto della Vergine Madre di Dio e del suo rosario, domandò a Dio di di morire martire per la fede cattolica, come anche avvenne. Eletto infatti direttore delle missioni, che la Congregazione di Propaganda Fide aveva allora istituito nei Grigioni, non risparmiandosi alcun travaglio avendo convertito molti eretici alla fede cattolica, subì l'invidia dei malvagi. Pertanto il 24 Aprile dell'anno 1622, alla chiesa del luogo nominato Sévis, bastonato e ferito dagli eretici, che simulando la conversione lo avevano invitato dolosamente, consacrò col proprio sangue le primizie dei Martiri della sunnominata Congregazione.


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martedì 23 aprile 2024

23 aprile: san Giorgio


Giuseppe Scolari, San Giorgio e il drago, 1550 - 1600, xilografia su carta, Art Institute di Chicago, Stati Uniti.

(photo by Anatole Upart)




Preghiera a San Giorgio:

O glorioso San Giorgio, a te ci rivolgiamo per chiedere la tua protezione in questo tempo di sofferenza e di paura.
Ricordati di noi, tu che hai sempre aiutato e consolato chiunque ti ha invocato nelle proprie necessità.
Animati da grande fiducia e dalla certezza di non pregare invano, ricorriamo a te che sei così ricco di meriti davanti al Signore: fa che la nostra supplica giunga, per tua intercessione, al Padre della misericordia. Benedici la nostra città, le nostre comunità e le nostre famiglie, sostieni i nostri giovani, proteggi i nostri anziani, guida i nostri ragazzi, tieni lontani i pericoli dell'anima e del corpo.
E fa che, nell'ora del dolore e della prova, possiamo rimanere forti nella fede e nell'amore di Dio.
Amen.


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