giovedì 28 aprile 2022

28 aprile: san Paolo della Croce


(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Designávit Dóminus et alios septuagínta duos: et misit illos binos ante fáciem suam in omnem civitátem et locum, quo erat ipse ventúrus. Et dicébat illis: Messis quidem multa, operárii autem pauci. Rogáte ergo Dóminum messis, ut mittat operários in messem suam. Ite: ecce, ego mitto vos sicut agnos inter lupos. Nolíte portáre sácculum neque peram neque calceaménta; et néminem per viam salutavéritis. In quamcúmque domum intravéritis, primum dícite: Pax huic dómui: et si ibi fúerit fílius pacis, requiéscet super illum pax vestra: sin autem, ad vos revertátur. In eádem autem domo manéte, edéntes et bibéntes quæ apud illos sunt: dignus est enim operárius mercéde sua. Nolíte transíre de domo in domum. Et in quamcúmque civitátem intravéritis, et suscéperint vos, manducáte quæ apponúntur vobis: et curáte infírmos, qui in illa sunt, et dícite illis: Appropinquávit in vos regnum Dei.

Vangelo secondo Luca 10 1 - 9

Traduzione:

In quel tempo: Il Signore scelse anche altri settantadue discepoli e li mandò a due a due innanzi a sé in ogni città e luogo dove egli era per andare. E diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai per la sua mietitura. Andate! Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo a lupi. Non portate né borsa, né sacca, né sandali; e per la strada non salutate nessuno. In qualunque casa entrerete, dite prima di tutto: “Pace a questa casa”. E se ci sarà un figlio di pace riposerà su di lui la pace vostra, altrimenti ritornerà a voi. E nella stessa casa restate, mangiando e bevendo di quel che vi dànno; perché l'operaio è degno della sua mercede. Non girate di casa in casa. E in qualunque città entrerete, se vi accolgono, mangiate di quel che vi sarà messo davanti e guarite gli infermi che ci sono, e dite loro: “Sta per venire a voi il Regno di Dio”».

mercoledì 27 aprile 2022

27 aprile: San Liberale di Altino


San Liberale di Altino, patrono della diocesi di Treviso, raffigurato nella celebre Pala del Giorgione presso il Duomo di Castelfranco (TV), assieme a san Francesco e alla madonna in trono col Bambino.

(photo by Wikipedia)



In breve

Una leggenda, che secondo R. degli Azzoni Avogari, studioso trevigiano, sarebbe stata composta nel sec. X, sfruttando anche elementi tolti da leggende d’altri santi, ed è conservata in un ms. della fine del sec. XIV e in diversi compendi, dei quali alcuni anteriori al ms., racconta che Liberale, nato ad Altino da famiglia appartenente all’ordo equester, fu educato nella fede cristiana da Eliodoro, primo vescovo della città. Allo studio della dottrina cristiana, alle preghiere prolungate e alle dure mortificazioni della carne egli univa l’assistenza ai poveri e agli ammalati e l’azione vigorosa per sostenere il coraggio dei credenti, convertire i pagani e gli ariani e opporsi alle loro prepotenze. Ogni giorno, assisteva alla s. Messa e ogni domenica si comunicava e, presso cibo solo in quel giorno, restava completamente digiuno il resto della settimana. Crescendo l’opposizione dei pagani e degli ariani, Eliodoro affidò la sua sede al vescovo Ambrogio e si ritirò nelle isole della laguna. Liberale, rimasto sulla breccia, dopo qualche fempo, preoccupato dell’incapacità di Ambrogio a tener testa a pagani ed eretici, decise d’andare alla ricerca di Eliodoro, ma volle prima chiedere lumi al Signore. Mentre pregava nella cattedrale s’addormentò e nel sonno gli apparve il suo angelo custode in forma d’uomo dall’aspetto risplendente, che lo incoraggiò e gli preannunciò vicina la morte. Liberale, visitate un’ultima volta le chiese della città e dei dintorni, andò a Castrazone ove era una chiesa dedicata a s. Lorenzo. Non trovando modo di raggiungere l’isola ov’era Eliodoro, si fermò là conducendo vita eremitica; ma colpito da grave malattia, poco dopo morí, il 27 aprile. Clero e popolo lo seppellirono in quella chiesa entro un’arca marmorea. Attorno a queste linee essenziali e primitive della leggenda, delle quali però è pur difficile provare l’attendibilità, s’incrostarono in seguito miracoli ed episodi tolti per lo piú da leggende analoghe. Secondo R. degli Azzoni Avogari, il corpo di s. Liberale come quello dei martiri Teonisto, Tabra e Tabrata sarebbe stato portato a Treviso dagli abitanti di Altino, quando, nel 452, sotto la minaccia degli Unni di Attila o piú tardi sotto quella dei Longobardi, si rifugiarono numerosi in quella città, nella cui diocesi restarono incorporati definitivamente anche Altino e il suo territorio. Invece, la sede vescovile nel 639, se non anche piú tardi, passò a Torcello, dove il doge Andrea Dandolo (m. 1354) e poco dopo il domenicano Pietro Calò affermarono essere stati portati anche i corpi di Liberale, Teonisto, Tabra e Tabrata, per essere collocati in quella cattedrale. Però la presenza e il culto a Treviso di quei corpi santi sono attestati, a cominciare dal 1082, da un crescendo di testimonianze monumentali ed archivistiche man mano che ci si avvicina alla fondazione, nel 1360 o nel 1365 della Confraternita di S. Liberale da parte del b. Enrico di Treviso. Fin dal sorgere del libero comune nel sec. XII Liberale, cavaliere di Altino, era stato proclamato patrono di Treviso, pur restando gli apostoli Pietro e Paolo titolari della cattedrale. E patrono di Castelfranco Veneto lo vollero fin da principio i cittadini mandati da Treviso nel 1199 a fondare quel castello. La sua tomba a Treviso è nella cripta della cattedrale e la sua festa è al 27 aprile. La piú antica iconografia lo rappresenta vestito d’una lunga sottana simile al camice liturgico e d’una sopravveste più corta simile al colobion o alla tunicella o alla dalmatica. Invece nella figurina, scolpita intorno al sepolcro del b. Enrico di Treviso, è rivestito della clamide dei soldati. Giorgione nella celebre tela del duomo di Castelfranco lo rappresenta addirittura rivestito di corazza con in mano la bandiera sella città. 

(Autore: Ireneo Daniele , da ENCICLOPEDIA DEI SANTI)


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lunedì 25 aprile 2022

San Marco a Venezia


Santa Messa letta alle 11:00 presso la chiesa di San Simeon Piccolo a Venezia (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Designávit Dóminus et alios septuagínta duos: et misit illos binos ante fáciem suam in omnem civitátem et locum, quo erat ipse ventúrus. Et dicébat illis: Messis quidem multa, operárii autem pauci. Rogáte ergo Dóminum messis, ut mittat operários in messem suam. Ite: ecce, ego mitto vos sicut agnos inter lupos. Nolíte portare sacculum neque peram neque calceaménta; et néminem per viam salutavéritis. In quamcúmque domum intravéritis, primum dícite: Pax huic dómui: et si ibi fúerit fílius pacis, requiéscet super illum pax vestra: sin autem, ad vos revertátur. In eádem autem domo manéte, edéntes et bibéntes quæ apud illos sunt: dignus est enim operárius mercéde sua. Nolíte transíre de domo in domum. Et in quamcúmque civitátem intravéritis, et suscéperint vos, manducáte quæ apponúntur vobis: et curáte infírmos, qui in illa sunt, et dícite illis: Appropinquávit in vos regnum Dei.

(Vangelo secondo Luca 10, 1 - 9)

Traduzione:

In quel tempo: Il Signore scelse anche altri settantadue discepoli e li mandò a due a due innanzi a sé in ogni città e luogo dove egli era per andare. E diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai per la sua mietitura. Andate! Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo a lupi. Non portate né borsa, né sacca, né sandali; e per la strada non salutate nessuno. In qualunque casa entrerete, dite prima di tutto: “Pace a questa casa”. E se ci sarà un figlio di pace riposerà su di lui la pace vostra, altrimenti ritornerà a voi. E nella stessa casa restate, mangiando e bevendo di quel che vi dànno; perché l'operaio è degno della sua mercede. Non girate di casa in casa. E in qualunque città entrerete, se vi accolgono, mangiate di quel che vi sarà messo davanti e guarite gli infermi che ci sono, e dite loro: "Sta per venire a voi il Regno di Dio"».

domenica 24 aprile 2022

Domenica in Albis o "Quasi modo" a Padova


Santa Messa cantata con canti in polifonia e violino solo alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano (vulgo Santa Rita) a Padova (nelle vicinanze di piazza delle Erbe).
Celebrante don Juan Tomas FSSP.
E' intervenuta la Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






Introito (Quasi modo geniti infantes):



VANGELO

In illo témpore: Cum sero esset die illo, una sabbatórum, et fores essent clausæ, ubi erant discípuli congregáti propter metum Iudæórum: venit Iesus, et stetit in médio, et dixit eis: Pax vobis. Et cum hoc dixísset, osténdit eis manus et latus. Gavísi sunt ergo discípuli, viso Dómino. Dixit ergo eis íterum: Pax vobis. Sicut misit me Pater, et ego mitto vos. Hæc cum dixísset, insufflávit, et dixit eis: Accípite Spíritum Sanctum: quorum remiseritis peccáta, remittúntur eis; et quorum retinuéritis, reténta sunt. Thomas autem unus ex duódecim, qui dícitur Dídymus, non erat cum eis, quando venit Iesus. Dixérunt ergo ei alii discípuli: Vídimus Dóminum. Ille autem dixit eis: Nisi vídero in mánibus eius fixúram clavórum, et mittam dígitum meum in locum clavórum, et mittam manum meam in latus eius, non credam. Et post dies octo, íterum erant discípuli eius intus, et Thomas cum eis. Venit Iesus, iánuis clausis, et stetit in médio, et dixit: Pax vobis. Deinde dicit Thomæ: Infer dígitum tuum huc et vide manus meas, et affer manum tuam et mitte in latus meum: et noli esse incrédulus, sed fidélis. Respóndit Thomas et dixit ei: Dóminus meus et Deus meus. Dixit ei Iesus: Quia vidísti me, Thoma, credidísti: beáti, qui non vidérunt, et credidérunt. Multa quidem et alia signa fecit Iesus in conspéctu discipulórum suórum, quæ non sunt scripta in libro hoc. Hæc autem scripta sunt, ut credátis, quia Iesus est Christus, Fílius Dei: et ut credéntes vitam habeátis in nómine eius. 

(Vangelo secondo Giovanni 20, 19 - 31)

Traduzione:

In quel tempo, la sera di quel giorno, il primo della settimana, essendo, per paura dei Giudei, chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, venne Gesù, si presentò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! E detto ciò mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono nel vedere il Signore. Ed egli disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così anch’io mando voi. E detto questo, soffiò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li riterrete, essi saranno ritenuti. E uno dei dodici, Tommaso, detto Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Ora gli altri discepoli gli dissero: Abbiamo visto il Signore. Ma egli rispose loro: Non crederò se non dopo aver visto nelle sue mani la piaga fatta dai chiodi e aver messo il mio dito dove erano i chiodi e la mia mano nella ferita del costato. Otto giorni dopo i discepoli si trovavano di nuovo in casa e Tommaso era con loro. Venne Gesù a porte chiuse e stando in mezzo a loro disse: Pace a voi! Poi disse a Tommaso: Metti qua il tuo dito, e guarda le mie mani; accosta anche la tua mano e mettila nel mio costato; e non voler essere incredulo, ma fedele. Tommaso gli rispose: Signore mio e Dio mio! E Gesù: Tommaso, tu hai creduto perché mi hai visto con i tuoi occhi; beati coloro che non vedono eppure credono. Gesù fece ancora, in presenza dei suoi discepoli, molti altri miracoli, che non sono stati scritti in questo libro. Queste cose sono state scritte, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché credendo, abbiate vita nel nome di lui.


Al termine (Surrexit Christus):





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domenica 17 aprile 2022

Santa Pasqua di NSGC: Messa del Giorno a Padova


Santa Messa letta con canti in polifonia alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano (vulgo Santa Rita) in centro a Padova, nelle vicinanze di piazza delle Erbe.
Celebrante don Juan Tomas FSSP.
E' intervenuta la Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria.

(photo and video by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: María Magdaléne et María Iacóbi et Salóme emérunt arómata, ut veniéntes úngerent Iesum. Et valde mane una sabbatórum, veniunt ad monuméntum, orto iam sole. Et dicébant ad ínvicem: Quis revólvet nobis lápidem ab óstio monuménti? Et respiciéntes vidérunt revolútum lápidem. Erat quippe magnus valde. Et introëúntes in monuméntum vidérunt iúvenem sedéntem in dextris, coopértum stola cándida, et obstupuérunt. Qui dicit illis: Nolíte expavéscere: Iesum quǽritis Nazarénum, crucifíxum: surréxit, non est hic, ecce locus, ubi posuérunt eum. Sed ite, dícite discípulis eius et Petro, quia præcédit vos in Galilǽam: ibi eum vidébitis, sicut dixit vobis.

(Vangelo secondo Marco 16, 1 - 7)

Traduzione:

In quel tempo: Maria Maddalena, Maria di Giacomo, e Salòme, comperàrono degli aromi per andare ad úngere Gesú. E di buon mattino, il primo giorno dopo il sàbato, arrivàrono al sepolcro, che il sole era già sorto. Ora, dicévano tra loro: Chi mai ci sposterà la pietra dall’ingresso del sepolcro? E guardando, vídero che la pietra era stata spostata: ed era molto grande. Entrate nel sepolcro, vídero un giòvane seduto sul lato destro, rivestito di càndida veste, e sbalordírono. Egli disse loro: Non vi spaventate, voi cercate Gesú Nazareno, il crocifisso: è risorto, non è qui: ecco il luogo dove lo avévano posto. Ma andate, e dite ai suoi discépoli, e a Pietro, che egli vi precede in Galilea: là lo vedrete, come vi disse.


Alla Comunione (Pone luctum, J.Mohr):



Al termine della Messa:

Santa Pasqua di NSGC: Veglia Pasquale (località riservata)


(photo and video by Alessandro Franzoni)




VANGELO

Véspere autem sábbati, quæ lucéscit in prima sábbati, venit María Magdaléne, et áltera María vidére sepúlcrum. Et ecce terræmótus factus est magnus. Angelus enim Dómini descéndit de cælo: et accédens revólvit lápidem, et sedébat super eum: erat autem aspéctus eius sicut fulgur: et vestiméntum eius sicut nix. Præ timóre autem eius extérriti sunt custódes, et factu sunt velut mórtui. Respóndens autem Angelus, dixit muliéribus: «Nolíte timére vos: scio enim, quod Iesum, qui crucifíxus est, quǽritis: non est hic: surréxit enim, sicut dixit. Veníte, et vidéte locum, ubi pósitus erat Dóminus. Et cito eúntes dícite discípulis eius, quia surréxit et ecce præcédit vos in Galilǽam: ibi eum vidébitis. Ecce prædíxi vobis».

Traduzione:

Dopo il sabato, mentre già albeggiava il primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l'altra Maria tornarono a visitare il sepolcro. Quand'ecco venire un gran terremoto; perché un Angelo del Signore sceso dal cielo si appressò al sepolcro e, ribaltatane la pietra, vi si mise a sedere sopra. Il suo aspetto era come la folgore e la sua veste candida come la neve. E per lo spavento che ebbero di lui tremarono le guardie e rimasero come morte. Ma l'Angelo prese a dire alle donne: «Voi non temete; so che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui; perché è risorto, come aveva detto: venite a vedere il luogo dove giaceva il Signore. Quindi, andate presto a dire ai suoi discepoli: - è risuscitato dai morti: ed ecco vi precede in Galilea, ivi lo vedrete. - Ecco vi ho avvertito.


Fervorino:



Mottetto in stile francese:



venerdì 15 aprile 2022

Venerdì Santo


Tiziano Vecellio, Gesù deriso e coronato di spine (particolare), Altepinakothek a Monaco di Baviera, Germania.

(photo by Francesco Bianco)



 
Pássio Dómini nostri Iesu Christi secúndum Ioánnem.

In illo témpore: Egréssus est Iesus cum discípulis suis trans torréntem Cedron, ubi erat hortus, in quem introívit ipse, et discípuli eius Sciébat áutem et Iudas, qui tradébat eum, locum: quia frequénter Iesus convénerat illuc cum discípulis suis. Iudas ergo cum accepísset cohórtem, et a pontifícibus et pharisǽis?pharísæis minístros, venit illuc cum latérnis, et fácibus, et armis. Iesus ítaque sciens ómnia quæ ventúra erant super eum, procéssit, et dixit eis: I. Quem quǽritis? C. Respondérunt ei: S. Iesum Nazarénum. C. Dicit eis Iesus: I. Ego sum. C. Stabat áutem et Iudas, qui tradébat eum, cum ipsis. Ut ergo dixit eis: Ego sum: abiérunt retrórsum, et cecidérunt in terram. Iterum ergo interrogávit eos: I. Quem quǽritis? C. Illi áutem dixérunt, S. Iesum Nazarénum. C. Respóndit Iesus: I. Dixi vobis, quia ego sum: si ergo me quǽritis, sínite hos abíre. C. Ut implerétur sermo, quem dixit: Quia quos dedísti mihi, non pérdidi ex eis quemquam. Simon ergo Petrus habens gládium edúxit eum: et percússit pontíficis servum: et abscídit?ábscidit aurículam eius déxteram. Erat áutem nomen servo Malchus. Dixit ergo Iesus Petro: I. Mitte gládium tuum in vagínam. Cálicem, quem didit mihi Pater, non bibam illum? C. Cohors ergo, et tribúnus, et minístri Iudæórum comprehendérunt Iesum, et ligavérunt eum: et adduxérunt eum ad Annam primum; erat áutem socer Caíphæ, qui erat póntifex anni illíus. Erat áutem Caíphas, quo consílium déderat Iudǽis: Quia éxpedit unum hóminem mori pro pópulo. Sequebátur áutem Iesum Simon Petrus, et álius discípulus. Discípulus áutem ille erat notus pontífici, et introívit cum Iesu in átrium pontíficis. Petrus áutem stabat ad óstium foris. Exívit ergo discípulus álius, qui erat notus pontífici, et dixit ostiáriæ: et introdúxit Petrum. Dicit ergo Petro ancílla ostiária: S. Numquid et tu ex discípulis es hóminis istíus? C. Dicit ille: S. Non sum. C. Stabant áutem servi, et minístri ad prunas, quia frigus erat, et calefaciébant se. Erat áutem cum eis et Petrus stans, et calefáciens se. Póntifex ergo interrogávit Iesum de discípulis suis, et de doctrína eius. Respóndit ei Iesus: I. Ego palam locútus sum mundo: ego semper dócui in synagóga, et in templo, quo omnes Iudǽi convéniunt: et in occúlto locútus sum nihil. Quid me intérrogas? intérroga eos, qui audiérunt quid locútus sim ipsis: ecce hi sciunt quæ díxerim ego. C. Hæc áutem cum dixísset, unus assístens ministrórum dedit álapam Iesu, dicens: S. Sic respóndes pontífici? C. Respóndit ei Iesus: I. Si male locútus sum, testimónium pérhibe de malo: si áutem bene, quid me cædis? C. Et misit eum Annas ligátum ad Caípham pontíficem. Erat áutem Simon Petrus stans, et calefáciens se. Dixérunt ergo ei: S. Numquid et tu ex discípulis eius es? C. Negávit ille, et díxerit: S. Non sum. C. Dicit ei unus ex servis pontíficis, cognátus eius, cuius abscídit?ábscidit Petrus aurículam: S. Nonne ego te vidi in horto cum illo? C. Iterum ergo negávit Petrus: et statim gallus cantávit. Addúcunt ergo Iesum a Caípha in prætórium. Erat áutem mane: et ipsi non introiérunt in prætórium, ut non contaminaréntur, sed ut manducárent pascha. Exívit ergo Pilátus ad eos foras, et dixit: S. Quam accusatiónem affértis advérsus hóminem hunc? C. Respondérunt, et dixérunt ei: S. Si non esset hic malefáctor, non tibi tradidissémus eum. C. Dixit ergo eis Pilátus: S. Accípite eum vos, et secúndum legem vestram iudicáte eum. C. Dixérunt ergo ei Iudǽi: S. Nobis non licet interfícere quemquam. C. Ut sermo Iesu implerétur, quem dixit, signíficans qua morte esset moritúrus. Introívit ergo íterum in prætórium Pilátus et vocávit Iesum, et dixit ei: S. Tu es Rex Iudæórum? C. Respóndit Iesus: I. A temetípso hoc dicis, an álii dixérunt tibi de me? C. Respóndit Pilátus: S. Numquid ego Iudǽus sum? Gens tua, et pontífices tradidérunt te mihi: quid fecísti? C. Respóndit Iesus: I. Regnum meum non est de hoc mundo. Si ex hoc mundo esset regnum meum, minístri mei útique decertárent ut non tráderer Iudǽis: nun áutem regnum meum non est hinc. C. Dixit ítaque est Pilátus: S. Ergo Rex es tu? C. Respóndit Iesus: I. Tu dicis quia Rex sum ego. Ego in hoc natus sum, et ad hoc veni in mundum, ut testimónium perhíbeam veritáti: omnis, qui est ex veritáte, áudit vocem meam. C. Dicit ei Pilátus: S. Quid est véritas? C. Et cum hoc dixísset, íterum exívit ad Iudǽos, et dicit eis: S. Ego nullam invénio in eo cáusam. Est áutem consuetúdo vobis ut unum dimíttam vobis in Pascha: vultis ergo dimíttam vobis Regem Iudæórum? C. Clamavérunt ergo rursum omnes, dicéntes: S. Non hunc, sed Barábbam. C. Erat áutem Barábbas latro. Tunc ergo apprehéndit Pilátus Iesum, et flagellávit. Et mílites plecténtes corónam de spinis, imposuérunt cápiti eius: et veste purpúrea circumdedérunt eum. Et veniébant ad eum, et dicébant: S. Ave Rex Iudæórum. C. Et dabant ei álapas. Exívit ergo íterum Pilátus foras, et dicit eis: S. Ecce addúco vobis eum foras, ut cognoscátis quia nullam invénio in eo cáusam. C. Exívit ergo Iesus portans corónam spíneam, et purpúreum vestiméntum. Et dicit eis: S. Ecce homo. C. Cum ergo vidíssent cum pontífices et minístri, clamábant, dicéntes: S. Crucifíge, crucifíge eum. C. Dicit eis Pilátus: S. Accípite eum vos, et crucifígite: ego enim non invénio in eo cáusam. C. Respondérunt ei Iudǽi: S. Nos legem habémus, et secúndum legem debet mori, quia Fílium Dei se fecit. C. Cum ergo audísset Pilátus hunc sermónem, magis tímuit. Et ingréssus est prætórium íterum: et dixit ad Iesum: S. Unde es tu? C. Iesus áutem respónsum non dedit ei. Dicit ergo ei Pilátus: S. Mihi non lóqueris? Nescis quia potestátem hábeo crucifígere te, et potestátem hábeo dimíttere te? C. Respóndit Iesus: I. Non habéres potestátem advérsum me ullam, nisi tibi datum esset désuper. Proptérea qui me trádidit tibi, máius?maius peccátum habet. C. Et exínde quærébat Pilátus dimíttere eum. Iudǽi áutem clamábant, dicéntes: S. Si hunc dimíttis, non es amícus Cǽsaris. Omnis enim qui se regem facit, contradícit Cǽsari. C. Pilátus áutem cum audísset hos sermónes, addúxit foras Iesum, et sedit pro tribunáli, in loco qui dícitur Lithóstrotos, hebráice áutem Gábbatha. Erat áutem Parascéve Paschæ, hora quasi sexta, et dicit Iudǽis: S. Ecce Rex vester. C. Illi áutem clamábant: S. Tolle, tolle, crucifíge eum. C. Dicit eis Pilátus: S. Regem vestrum crucifígam? C. Respondérunt pontífices: S. Non habémus regem, nisi Cǽsarem. C. Tunc ergo trádidit eis illum ut crucifigerétur. Suscepérunt áutem Iesum, et eduxérunt. Et báiulans sibi crucem, exívit in eum, qui dícitur Calváriæ, locum, hebráice áutem Gólgotha: ubi crucifixérunt eum, et cum eo álios duos hinc et hinc, médium áutem Iesum. Scripsit áutem et títulum Pilátus: et pósuit super crucem. Erat áutem scriptum: Iesus Nazarénus, Rex Iudæórum. Hunc ergo títulum multi Iudæórum legérunt, quia prope civitátem erat locus ubi crucifíxus est Iesus. Et erat scriptum hebráice, græce et latíne. Dicébant ergo Piláto pontífices Iudæórum: S. Noli scríbere, Rex Iudæórum, sed quia ipse dixit: Rex sum Iudæórum. C. Respóndit Pilátus: S. Quod scripsi, scripsi. C. Mílites ergo cum crucifixíssent eum, accepérunt vestiménta eius et fecérunt quátuor partes: unicuíque míliti partem, et túnicam. Erat áutem túnica inconsútilis, désuper contéxta per totum. Dixérunt ergo ad ínvicem: S. Non scindámus eam, sed sortiámur de illa cuius sit. C. Ut Scriptúra implerétur, dicens: Partíti sunt vestiménta mea sibi: et in vestem meam misérunt sortem. Et mílites quidem hæc fecérunt. Stabant áutem iuxta crucem Iesu mater eius, et soror matris eius María Cléophæ, et María Magdaléne. Cum vidísset ergo Iesus matrem, et discípulum stantem, quem diligébat, dicit matri suæ: I. Múlier, ecce fílius tuus. C. Deínde dicit discípulo: I. Ecce mater tua. C. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua. Póstea sciens Iesus quia ómnia consummáta sunt, ut consummarétur Scriptúra, dixit: I. Sítio. C. Vas ergo erat pósitum acéto plenum. Illi áutem spóngiam plenam acéto, hyssópo circumponéntes, obtulérunt ori eius. Cum ergo accepísset Iesus acétum, dixit: I. Consummátum est. C. Et inclináto cápite, trádidit spíritum.
Iudǽi ergo quóniam Parascéve erat ut non remanérent in cruce córpora sábbato erat enim magnus dies ille sábbati) rogavérunt Pilátum, ut frangeréntur eórum crura, et tolleréntur. Venérunt ergo mílites: et primi quidem fregérunt crura, et altérius qui crucifíxus est cum eo. Ad Iesum áutem cum veníssent, ut vidérunt eum iam mórtuum, non fregérunt eius crura: sed unus mílitum láncea latus eius apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua. Et qui vidit, testimónium perhíbuit: et verum est testimónium eius. Et ille scit, quia vera dicit: ut et vos credátis. Facta sunt enim hæc ut Scriptúra implerétur: Os non comminuétis ex eo. Et íterum ália Scriptúra dicit: Vidébunt in quem transfixérunt. Post hæc áutem rogávit Pilátum Ioseph ab Arimathǽa eo quod esset discípulus Iesu, occúltus áutem propter metum Iudæórum, ut tólleret corpus Iesu. Et permísit Pilátus. Venit ergo, et tulit corpus Iesu. Venit áutem et Nicodémus, qui vénerat ad Iesum nocte primum, ferens mixtúram myrrhæ, et áloes, quasi libras centum. Accepérunt ergo corpus Iesu, et ligavérunt illud línteis cum aromátibus, sicut mos est Iudǽis sepelíre. Erat áutem in loco, ubi crucifíxus est, hortus: et in horto monuméntum novum, in quo nondum quisquam pósitus erat. Ibi ergo propter Parascéven Iudæórum, quia iuxta erat monuméntum, posuérunt Iesum.

Traduzione:

In quel tempo: Gesù uscì con i' suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove era un orto, e vi entrò in loro compagnia. Conosceva bene anche Giuda quella località, perché Gesù vi andava spesso con i suoi discepoli. Avendo presa una coorte e alcune guardie dai capi dei sacerdoti e dei farisei, Giuda arrivò là con lanterne, con torce e con armi. Gesù pertanto conoscendo tutto ciò che stava per succedergli, andò loro incontro e disse: J. «Chi cercate?». C. Gli risposero: S. Gesù Nazareno! C. E Gesù replicò: J. «Sono io». C. C'era con essi anche Giuda, quello che lo tradiva. Non appena ebbe detto loro: «Sono io» andarono indietro e stramazzarono a terra. Di nuovo perciò domandò loro; J. «Chi cercate?». C. E quelli replicarono: S. Gesù Nazareno! Riprese Gesù: J. «Ve l'ho detto già, che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano». C. E ciò accadde perché si avverasse la parola già detta da lui: «Di quelli che tu mi affidasti, non ne perdetti neppure uno». Simon Pietro pertanto, avendo una spada, la sfoderò e, così, percosse un servo del pontefice e gli staccò l'orecchio destro. Questo servo si chiamava Malco. Disse perciò a Pietro Gesù: J. «Rimetti la spada nel fodero. Il calice che il Padre mi porge, non dovrò io berlo?». C. La coorte, intanto, e il tribuno e le guardie dei giudei afferrarono Gesù e lo legarono; e lo menarono prima ad Anna, suocero di Caifa, sommo sacerdote in quell'anno. Anzi, era stato proprio Caifa a dare ai Giudei il suggerimento: È opportuno che un uomo solo muoia invece di tutto il popolo. Andava dietro a Gesù Simon Pietro e un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal pontefice, e perciò entrò con Gesù nell'atrio di Caifa. Pietro invece se ne stava fuori alla porta. L'altro discepolo, conosciuto dal pontefice, riuscì fuori e parlò alla portinaia, la quale fece entrare anche Pietro. Gli disse però la portinaia: S. Che forse anche tu sei discepolo di quell'uomo? C. Rispose: S. No. C. Ora, siccome era freddo, così i servi e le guardie se ne stavano al fuoco e si scaldavano. Anche Pietro era con loro e si scaldava lui pure. Il pontefice pertanto interrogò Gesù intorno ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gli rispose Gesù: J. «Io ho parlato a tutti all'aperto. Ho insegnato sempre nella sinagoga e nel tempio, dove i giudei affluiscono senza numero. In segreto poi non ho insegnato mai nulla. Perché interroghi me? Interroga piuttosto quelli che mi hanno ascoltato. Sanno ben loro quello che ho detto». C. A tali parole di Gesù una guardia, lì presente, gli dette uno schiaffo, esclamando: S. Cosi tu rispondi al pontefice? C. Gli rispose Gesù: J. «Se ho parlato male, mostrami dove è il male; se poi ho parlato bene, perché mi percuoti?». C. Dopo averlo legato, Anna lo mandò al pontefice Caifa. Là era pure Simon Pietro che, in piedi, si stava scaldando. Gli dissero perciò alcuni: S. Forse, anche tu sei dei discepoli di lui? C. Rispose: S. No, no; non sono. C. Riprese uno dei servi del pontefice, parente di quello a cui Pietro aveva staccato l'orecchio: S. O non t'ho veduto io stesso nell'orto con lui? C. E Pietro di bel nuovo negò; e subito cantò il gallo. Condussero pertanto Gesù dalla casa di Caifa al pretorio. S'era fatto giorno oramai; ed essi non entrarono dentro per non contaminarsi, ed esser cosi in grado di mangiare la Pasqua. Uscì perciò Pilato e andò lui verso di loro, domandando: S. Qual è il capo d'accusa che mi presentate contro quest'uomo? C. Per risposta gli dissero: S. Se non fosse un malfattore, noi non te l'avremmo tradotto. C. E Pilato allora per tutta risposta: S. Pigliatevelo, e giudicatelo secondo la legge vostra. C. Ma i giudei gli soggiunsero: S. A noi non è permesso dare la morte a nessuno. C. E ciò, perché si verificasse la parola che aveva detto Gesù intorno al genere di morte che gli sarebbe toccato a subire. Pilato per tanto rientrò nel pretorio, e chiamò Gesù e gli disse: S. Sei tu il re dei giudei? C. Gesù rispose: J. «Dici questo di tuo, oppure te l'han detto altri di me?» C. Pilato gli replicò: S. Sono io forse un giudeo? La tua gente e i pontefici ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto? C. Gesù rispose: J. «Il mio regno non è di questo mondo. Se di questo mondo fosse il mio regno, le mie guardie avrebbero combattuto perché non fossi messo in potere dei giudei. Il mio regno ora non è di qui ». C.  Ma Pilato riprese: S. Dunque tu sei re? C. Gesù rispose: J. «Tu lo dici: io son re. Io sono nato per questo, e per questo son venuto nel mondo, per rendere, cioè, testimonianza alla verità. Chi proviene dalla verità, dà ascolto alla mia parola». C. E Pilato gli domandò: S. Che cos'è la verità? C. Detto ciò, uscì di nuovo verso i Giudei, dicendo loro: S. Io non trovo in lui colpa alcuna. Ma siccome c'è usanza che rilasci libero uno in occasione della Pasqua, così volete che sia messo in libertà il re dei giudei? C. Ma essi gridarono ad una voce, dicendo: S. Non lui, no, vogliamo, ma Barabba! C. E Barabba era un ladro. Pilato prese allora Gesù e lo flagellò. E i soldati intrecciarono una corona di spine e gliela misero sul capo, e lo ricoprirono con una veste rossa. Poi gli si avvicinarono e gli dissero: S. Salve, o re dei giudei, C. e gli davano schiaffi. Di nuovo Pilato uscì fuori e disse: S. Ve lo faccio nuovamente vedere qui, perché vi convinciate che non trovo in lui colpa alcuna. C. Venne fuori infatti Gesù che aveva la corona di spine e la veste di porpora. E disse loro Pilato: S. Eccovi l'uomo!. C. A tal vista, i pontefici e i ministri si dettero a gridare dicendo: S. Crocifiggilo! Crocifiggilo! C. Rispose loro Pilato: S. Pigliatelo e crocifiggetelo voi. Per parte mia, io non vi trovo nessuna colpa. C. Gli replicarono i giudei: S. Noi abbiamo la legge; e secondo la legge egli deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio. C. Sentendo queste parole, Pilato s'intimorì ancora di più. Rientrò quindi nel pretorio e interrogò Gesù: S. Di dove sei? C. Gesù per altro non gli dette alcuna risposta. Gli disse perciò Pilato: S. Non mi rispondi? Ma non sai che ho il potere di crocifiggerti, come ho il potere di rimetterti in libertà? C. Gli replicò Gesù: J. «Non avresti potere alcuno sopra di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani, è reo più gravemente di te». C. Da quel punto Pilato cercava, il modo di rimetterlo in libertà. I giudei invece incalzavano dicendo: Se lo rilasci, non sei amico di Cesare. Chiunque infatti pretende di essere re, va contro Cesare. C. Pilato allora, dopo tali discorsi, riportò fuori Gesù, e si assise in tribunale in un punto detto «Litostrato», in lingua ebraica, Gàbbata. Era la vigilia di Pasqua, ed era, quasi, l'ora sesta. Egli disse ai giudei: S. Ecco il vostro re! C. Ed essi per risposta vociarono: S. Toglilo, toglilo di mezzo, e crocifiggilo! C. Replicò loro Pilato: S. Dovrò io crocifiggere il vostro re? C. Gli soggiunsero i pontefici: S. Non abbiamo altro re fuori di Cesare. C. Fu allora che glielo con segnò nelle mani, perché lo mettessero in croce. Afferrarono quindi Gesù e lo menarono fuori. E portando la propria croce, egli si avviò a quel luogo che è chiamato Calvario, cioè, teschio, in ebraico, Golgota; dove lo crocifissero; e con lui crocifissero altri due, uno di qua e uno di là; e Gesù nel mezzo. Pilato, poi, compose il titolo della condanna e lo affisse alla croce. Era scritto: «Gesù Nazareno Re dei Giudei» Questo titolo infatti lo lessero molti, perché era vicino alla città il luogo, dove Gesù era stato crocifisso. Era scritto in ebraico, in greco e in latino. I pontefici ebrei per altro dissero a Pilato: S. Non ci scrivere: «Re dei Giudei» ; ma che costui aveva dichiarato: Io sono il Re dei Giudei. C. Pilato rispose: S. Quel che ho scritto, ho scritto. C. I soldati, pertanto, dopo averlo crocifisso, ne presero la veste e ne fecero quattro parti, una per ciascuno, e si impadronirono pure della tunica; la qual tunica era senza cuciture, perché fatta tutta a maglia dal capo in giù. Si dissero perciò: S. Non la dividiamo, ma tiriamola a sorte è sia di chi la vince. C. E ciò, perché si adempisse la Scrittura che dice: «Si son divisi i miei abiti, e misero a sorte la mia veste». E i soldati fecero appunto così. Stavano poi presso la croce di Gesù la sua Madre e la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa e Maria Maddalena. Quando Gesù vide la Madre, e, lì vicino, il discepolo a cui voleva bene, disse alla Madre: J. «Donna, ecco il tuo figlio!» C. E poi disse al discepolo: J. «Ecco la tua madre!». E da quel punto il discepolo la ritenne come tale. Dopo ciò, conoscendo Gesù che tutto si era verificato, perché si compisse la Scrittura, disse: J. «Ho sete». C. Vi era lì un vaso pieno di aceto; ed essi, inzuppata una spugna nell'aceto ed avvolta ad ramo di issopo, gliela accostarono fino alla bocca. Dopo che ebbe sorbito l'aceto, Gesù disse: J. «Tutto è compiuto». Ed, abbassato il capo, spirò.
C. Siccome per altro era la Parasceve, così, perché non ne rimanessero in croce i cadaveri nel sabato — in realtà, era molto solenne quel sabato — i giudei pregarono Pilato che fossero ad essi spezzate le gambe e fossero levati via. Vennero infatti i soldati e ruppero le gambe al primo e al secondo che erano stati crocifissi con lui; ma quando furono a Gesù, poiché lo videro già morto non gli fracassarono le gambe; ma un milite gli aperse colla lancia il costato, dal quale uscì subito sangue ed acqua. E chi vide ciò, ne fa testimonianza, ben sapendo di dire la verità, appunto perché crediate anche voi. Tutte queste cose infine sono avvenute, perché si adempisse la Scrittura: «Non romperete a lui nessun osso», e un altro punto della Scrittura che dice: «Volgeranno lo sguardo verso di colui che hanno trafitto». Dopo questi avvenimenti, Giuseppe d'Arimatea — essendo discepolo di Gesù, sebbene di nascosto per paura dei giudei -- pregò Pilato per avere il corpo di Gesù; e Pilato gli permise di prenderlo. Arrivò dunque e prese il corpo di Gesù. Giunse pure Nicodemo — quell'individuo che era andato la prima volta da Gesù di notte -- e portò una mistura di mirra e di aloe, quasi un cento libbre. Presero dunque il corpo di Gesù e lo avvolsero in lenzuoli con gli aromi, come s'usa dai giudei nelle sepolture. In quella località poi, dove [Gesù] era stato crocifisso, si trovava un orto, e nell'orto un sepolcro nuovo, dove non era stato messo nessuno. Ivi appunto, giacché quella tomba era vicina, essendo la Parasceve dei giudei, deposero Gesù.

domenica 10 aprile 2022

Domenica delle Palme a Padova


Santa Messa letta con cantici alla ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano (vulgo Santa Rita) a Padova, nelle vicinanze di piazza delle Erbe.
Celebrante don Juan Tomas FSSP.
E' intervenuta la Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria.

(photo and video by Alessandro Franzoni)




Antifona Pueri Hebraeorum:





Passione di NSGC secondo Matteo

Tunc venit Iesus cum illis in villam, quæ dícitur Gethsémani, et dixit discípulis suis: I. Sedéte hic, donec vadam illuc et orem. C. Et assúmpto Petro et duóbus fíliis Zebedæi, cœpit contristári et mæstus esse. Tunc ait illis: I. Tristis est ánima mea usque ad mortem: sustinéte hic, et vigilate mecum. C. Et progréssus pusíllum, prócidit in fáciem suam, orans et dicens: I. Pater mi, si possíbile est, tránseat a me calix iste: Verúmtamen non sicut ego volo, sed sicut tu. C. Et venit ad discípulos suos, et invénit eos dormiéntes: et dicit Petro: I. Sic non potuístis una hora vigiláre mecum? Vigiláte et oráte, ut non intrétis in tentatiónem. Spíritus quidem promptus est, caro autem infírma. C. Iterum secúndo ábiit et orávit, dicens: I. Pater mi, si non potest hic calix transíre, nisi bibam illum, fiat volúntas tua. C. Et venit íterum, et invenit eos dormiéntes: erant enim óculi eórum graváti. Et relíctis illis, íterum ábiit et orávit tértio, eúndem sermónem dicens. Tunc venit ad discípulos suos, et dicit illis: I. Dormíte iam et requiéscite: ecce, appropinquávit hora, et Fílius hóminis tradétur in manus peccatórum. Súrgite, eámus: ecce, appropinquávit, qui me tradet. C. Adhuc eo loquénte, ecce, Iudas, unus de duódecim, venit, et cum eo turba multa cum gládiis et fústibus, missi a princípibus sacerdótum et senióribus pópuli. Qui autem trádidit eum, dedit illis signum, dicens: S. Quemcúmque osculátus fúero, ipse est, tenéte eum. C. Et conféstim accédens ad Iesum, dixit: S. Ave, Rabbi. C. Et osculátus est eum. Dixítque illi Iesus: I. Amíce, ad quid venísti? C. Tunc accessérunt, et manus iniecérunt in Iesum et tenuérunt eum. Et ecce, unus ex his, qui erant cum Iesu, exténdens manum, exémit gládium suum, et percútiens servum príncipis sacerdótum, amputávit aurículam eius. Tunc ait illi Iesus: I. Convérte gládium tuum in locum suum. Omnes enim, qui accéperint gládium, gládio períbunt. An putas, quia non possum rogáre Patrem meum, et exhibébit mihi modo plus quam duódecim legiónes Angelórum? Quómodo ergo implebúntur Scripturæ, quia sic oportet fíeri? C. In illa hora dixit Iesus turbis: I. Tamquam ad latrónem exístis cum gládiis et fústibus comprehéndere me: cotídie apud vos sedébam docens in templo, et non me tenuístis. C. Hoc autem totum factum est, ut adimpleréntur Scripturæ Prophetárum. Tunc discípuli omnes, relícto eo, fugérunt. At illi tenéntes Iesum, duxérunt ad Cáipham, príncipem sacerdótum, ubi scribæ et senióres convénerant. Petrus autem sequebátur eum a longe, usque in átrium príncipis sacerdótum. Et ingréssus intro, sedébat cum minístris, ut vidéret finem. Príncipes autem sacerdótum et omne concílium quærébant falsum testimónium contra Iesum, ut eum morti tráderent: et non invenérunt, cum multi falsi testes accessíssent. Novíssime autem venérunt duo falsi testes et dixérunt: S. Hic dixit: Possum destrúere templum Dei, et post tríduum reædificáre illud. C. Et surgens princeps sacerdótum, ait illi: S. Nihil respóndes ad ea, quæ isti advérsum te testificántur? C. Iesus autem tacébat. Et princeps sacerdótum ait illi: S. Adiúro te per Deum vivum, ut dicas nobis, si tu es Christus, Fílius Dei. C. Dicit illi Iesus: I. Tu dixísti. Verúmtamen dico vobis, ámodo vidébitis Fílium hóminis sedéntem a dextris virtútis Dei, et veniéntem in núbibus cœli. C. Tunc princeps sacerdótum scidit vestiménta sua, dicens: S. Blasphemávit: quid adhuc egémus téstibus? Ecce, nunc audístis blasphémiam: quid vobis vidétur? C. At illi respondéntes dixérunt: S. Reus est mortis. C. Tunc exspuérunt in fáciem eius, et cólaphis eum cecidérunt, álii autem palmas in fáciem eius dedérunt, dicéntes: S. Prophetíza nobis, Christe, quis est, qui te percússit? C. Petrus vero sedébat foris in átrio: et accéssit ad eum una ancílla, dicens: S. Et tu cum Iesu Galilæo eras. C. At ille negávit coram ómnibus, dicens: S. Néscio, quid dicis. C. Exeúnte autem illo iánuam, vidit eum ália ancílla, et ait his, qui erant ibi: S. Et hic erat cum Iesu Nazaréno. C. Et íterum negávit cum iuraménto: Quia non novi hóminem. Et post pusíllum accessérunt, qui stabant, et dixérunt Petro: S. Vere et tu ex illis es: nam et loquéla tua maniféstum te facit. C. Tunc cœpit detestári et iuráre, quia non novísset hóminem. Et contínuo gallus cantávit. Et recordátus est Petrus verbi Iesu, quod díxerat: Priúsquam gallus cantet, ter me negábis. Et egréssus foras, flevit amáre. Mane autem facto, consílium iniérunt omnes príncipes sacerdótum et senióres pópuli advérsus Iesum, ut eum morti tráderent. Et vinctum adduxérunt eum, et tradidérunt Póntio Piláto præsidi. Tunc videns Iudas, qui eum trádidit, quod damnátus esset, pæniténtia ductus, réttulit trigínta argénteos princípibus sacerdótum et senióribus, dicens: S. Peccávi, tradens sánguinem iustum. C. At illi dixérunt: S. Quid ad nos? Tu vidéris. C. Et proiéctis argénteis in templo, recéssit: et ábiens, láqueo se suspéndit. Príncipes autem sacerdótum, accéptis argénteis, dixérunt: S. Non licet eos míttere in córbonam: quia prétium sánguinis est. C. Consílio autem ínito, emérunt ex illis agrum fíguli, in sepultúram peregrinórum. Propter hoc vocátus est ager ille, Hacéldama, hoc est, ager sánguinis, usque in hodiérnum diem. Tunc implétum est, quod dictum est per Ieremíam Prophétam, dicéntem: Et accepérunt trigínta argénteos prétium appretiáti, quem appretiavérunt a fíliis Israël: et dedérunt eos in agrum fíguli, sicut constítuit mihi Dóminus. Iesus autem stetit ante præsidem, et interrogávit eum præses, dicens: S. Tu es Rex Iudæórum? C. Dicit illi Iesus: I. Tu dicis. C. Et cum accusarétur a princípibus sacerdótum et senióribus, nihil respóndit. Tunc dicit illi Pilátus: S. Non audis, quanta advérsum te dicunt testimónia? C. Et non respóndit ei ad ullum verbum, ita ut mirarétur præses veheménter. Per diem autem sollémnem consuéverat præses pópulo dimíttere unum vinctum, quem voluíssent. Habébat autem tunc vinctum insígnem, qui dicebátur Barábbas. Congregátis ergo illis, dixit Pilátus: S. Quem vultis dimíttam vobis: Barábbam, an Iesum, qui dícitur Christus? C. Sciébat enim, quod per invídiam tradidíssent eum. Sedénte autem illo pro tribunáli, misit ad eum uxor eius, dicens: S. Nihil tibi et iusto illi: multa enim passa sum hódie per visum propter eum. C. Príncipes autem sacerdótum et senióres persuasérunt populis, ut péterent Barábbam, Iesum vero pérderent. Respóndens autem præses, ait illis: S. Quem vultis vobis de duóbus dimítti? C. At illi dixérunt: S. Barábbam. C. Dicit illis Pilátus: S. Quid ígitur fáciam de Iesu, qui dícitur Christus? C. Dicunt omnes: S. Crucifigátur. C. Ait illis præses: S. Quid enim mali fecit? C. At illi magis clamábant,dicéntes: S. Crucifigátur. C. Videns autem Pilátus, quia nihil profíceret, sed magis tumúltus fíeret: accépta aqua, lavit manus coram pópulo, dicens: S. Innocens ego sum a sánguine iusti huius: vos vidéritis. C. Et respóndens univérsus pópulus, dixit: S. Sanguis eius super nos et super fílios nostros. C. Tunc dimísit illis Barábbam: Iesum autem flagellátum trádidit eis, ut crucifigerétur. Tunc mílites præsidis suscipiéntes Iesum in prætórium, congregavérunt ad eum univérsam cohórtem: et exuéntes eum, chlámydem coccíneam circumdedérunt ei: et plecténtes corónam de spinis, posuérunt super caput eius, et arúndinem in déxtera eius. Et genu flexo ante eum, illudébant ei, dicéntes: S. Ave, Rex Iudæórum. C. Et exspuéntes in eum, accepérunt arúndinem, et percutiébant caput eius. Et postquam illusérunt ei, exuérunt eum chlámyde et induérunt eum vestiméntis eius, et duxérunt eum, ut crucifígerent. Exeúntes autem, invenérunt hóminem Cyrenæum, nómine Simónem: hunc angariavérunt, ut tólleret crucem eius. Et venérunt in locum, qui dícitur Gólgotha, quod est Calváriæ locus. Et dedérunt ei vinum bíbere cum felle mixtum. Et cum gustásset, nóluit bibere. Postquam autem crucifixérunt eum, divisérunt vestiménta eius, sortem mitténtes: ut implerétur, quod dictum est per Prophétam dicentem: Divisérunt sibi vestiménta mea, et super vestem meam misérunt sortem. Et sedéntes, servábant eum. Et imposuérunt super caput eius causam ipsíus scriptam: Hic est Iesus, Rex Iudæórum. Tunc crucifíxi sunt cum eo duo latrónes: unus a dextris et unus a sinístris. Prætereúntes autem blasphemábant eum, movéntes cápita sua et dicéntes: S. Vah, qui déstruis templum Dei et in tríduo illud reædíficas: salva temetípsum. Si Fílius Dei es, descénde de cruce. C. Simíliter et príncipes sacerdótum illudéntes cum scribis et senióribus, dicébant: S. Alios salvos fecit, seípsum non potest salvum fácere: si Rex Israël est, descéndat nunc de cruce, et crédimus ei: confídit in Deo: líberet nunc, si vult eum: dixit enim: Quia Fílius Dei sum. C. Idípsum autem et latrónes, qui crucifíxi erant cum eo, improperábant ei. A sexta autem hora ténebræ factæ sunt super univérsam terram usque ad horam nonam. Et circa horam nonam clamávit Iesus voce magna, dicens: I. Eli, Eli, lamma sabactháni? C. Hoc est: I. Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquísti me? C. Quidam autem illic stantes et audiéntes dicébant: S. Elíam vocat iste. C. Et contínuo currens unus ex eis, accéptam spóngiam implévit acéto et impósuit arúndini, et dabat ei bíbere. Céteri vero dicébant: S. Sine, videámus, an véniat Elías líberans eum. C. Iesus autem íterum clamans voce magna, emísit spíritum.
Et ecce, velum templi scissum est in duas partes a summo usque deórsum: et terra mota est, et petræ scissæ sunt, et monuménta apérta sunt: et multa córpora sanctórum, qui dormíerant, surrexérunt. Et exeúntes de monuméntis post resurrectiónem eius, venérunt in sanctam civitátem, et apparuérunt multis. Centúrio autem et qui cum eo erant, custodiéntes Iesum, viso terræmótu et his, quæ fiébant, timuérunt valde, dicéntes: S. Vere Fílius Dei erat iste. C. Erant autem ibi mulíeres multæ a longe, quæ secútæ erant Iesum a Galilæa, ministrántes ei: inter quas erat María Magdaléne, et María Iacóbi, et Ioseph mater, et mater filiórum Zebedæi. Cum autem sero factum esset, venit quidam homo dives ab Arimathæa, nómine Ioseph, qui et ipse discípulus erat Iesu. Hic accéssit ad Pilátum, et pétiit corpus Iesu. Tunc Pilátus iussit reddi corpus. Et accépto córpore, Ioseph invólvit illud in síndone munda. Et pósuit illud in monuménto suo novo, quod excíderat in petra. Et advólvit saxum magnum ad óstium monuménti, et ábiit.


Antifona mariana finale: