(Vangelo secondo Luca 3, 1 - 6)
Traduzione:
Omelia:
Ave significa pace e gioia, pace non solo per infondere la pace nell'anima della Madonna, ma innanzi tutto perché l'Annunciazione è una ambasciata di pace mediante cui Dio e l'uomo saranno riconciliati, una ambasciata di pace mediante cui Dio si unirà all'uomo per vincere il suo nemico, per riparare i danni fatti dall'uomo e per soggiogare il mondo intero al Regno pacifico ed eterno di Colui che è il Principe della Pace.
Pace e gioia, la gioia che viene dai beni elargiti da Dio sulla Santissima Madre di Dio, nelle parole di san Bernardo: l'estinzione della concupiscenza, il dominio e il primato di tutto l'Universo, la pienezza di tutte le grazie, di tutte le virtù, di tutti i doni, di tutte le beatitudini, di tutti i frutti dello Spirito, di tutte le scienze, della interpretazione dei sermoni, degli spiriti della profezia, dei discernimenti degli spiriti, delle operazioni delle virtù, la fecondità della verginità, la maternità del Figlio di Dio, l'essere Stella del mare, la Porta del Cielo e soprattutto la Regina della Misericordia.
Se era grande la gioia della Madonna che derivò dal possesso di tutti questi beni, infinitamente più grande era la gioia che derivò dal possesso di quel bene che è il Suo Bene, Dio stesso, perché con l'Incarnazione la Santissima Vergine Maria ha preso possesso in modo perfetto, in quanto era possibile ad un essere umano, di Dio stesso, la Seconda Persona della Santissima Trinità fatta Uomo, ha preso possesso di Lui in modo perfetto sia fisicamente, sia spiritualmente. Fisicamente in quanto l'ha contenuto nel Suo corpo stesso, nel paradiso terrestre del Suo grembo immacolato, secondo la parola di Geremia: "la donna cingerà l'uomo", e l'ha posseduto in modo perfetto spiritualmente in quanto la Sua anima, per questo scopo, fu fornita di tutte le grazie, le virtù e di tutti i doni di cui abbiamo già parlato.
Ma siccome l'Arcangelo san Gabriele annuncia la pace non solo alla Madonna, ma anche a tutto il genere umano, così anche la gioia, perché con la nascita del Suo Figlio, come recitiamo nel Prefazio della Madonna: "versò sul mondo la luce eterna" sul mondo e in cielo, quella Luce eterna che è Gesù, che nelle parole dell'inno "è l'allegria dei cuori, la gioia delle valli, e il dolce premio della vita", e questa gioia celeste siamo capaci di possederla anche noi come un oggetto, non come un oggetto qualsiasi, ma come la Madonna stessa, anche se in grado inferiore, possederla in noi, perché il Signore stesso ha detto: "affinché la mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena", la possediamo in noi nella inabitazione sostanziale della Santissima Trinità, quando siamo nello stato di grazia, e nella Santa Comunione.
Ma c'è un altro significato della parola Ave che è "viva", che si riferisce ad Eva madre dei viventi. Chiamando la Madonna "viva" l'Arcangelo dunque, la dichiara "vera Madre dei viventi", vera madre dei viventi perché vera Madre della vera Vita che è Dio stesso, e perché vera Madre della Vita, la vera vita degli uomini che è la vita della Grazia, la Vita Eterna. E se la Madonna è la vera Madre della Vita, Eva non è la vera madre della vita, bensì la madre della Morte, perché la vita terrestre è la Morte in confronto alla Vita di Grazia e perché lei è la causa della nostra morte fisica, di tutti i suoi discendenti, tranne la Madonna, e della morte spirituale, dell'Inferno.
Questo contrasto tra la Madonna ed Eva la Chiesa lo vede espresso nel fatto che la parola Ave è l'inversione della parola Eva, come cantiamo nell'Inno Ave Maris Stella:
Sumens illud ave (...) Mutans Evae nomen/ Accogliendo quell'"Ave" (...) il nome mutante di Eva...
e la Chiesa considera che come Ave è l'inversione di Eva, la Madonna converte in benedizione tutte le maledizioni di Eva.
Questo contrasto tra la Madonna ed Eva, la Patristica lo espone come contrasto tra una vergine sciocca ed una vergine prudente, una donna superba ed una donna umile, la prima che fa assaporare dell'albero della morte, la seconda che fa assaporare dell'albero della vita, la prima l'amarezza di un cibo velenoso, la seconda la dolcezza di un Frutto Eterno.
Ora, la dolcezza di questo Frutto Eterno è il Frutto del Seno della Santissima Vergine Maria, e che desideriamo gustare a Natale, che desideriamo gustare e guardare con i propri occhi dopo questo nostro esilio, mostratoCi dalla Sua tenerissima Madre, Lui che è l'allegria dei cuori, il gaudio delle lacrime, il dolce premio della vita. Amen.