venerdì 25 dicembre 2020

Santo Natale (Messa del Giorno) a Padova


Santa Messa cantata "In die" del Santo Natale di NSGC alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano a Padova (nelle vicinanze di piazza delle Erbe).
Celebrante mons S.Zorzi.
Cantore A.Franzoni.

(photo and video by Alessandro Franzoni)





All'ingresso:




VANGELO

In princípio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Hoc erat in princípio apud Deum. Omnia per ipsum facta sunt: et sine ipso factum est nihil, quod factum est: in ipso vita erat, et vita erat lux hóminum: et lux in ténebris lucet, et ténebræ eam non comprehendérunt. Fuit homo missus a Deo, cui nomen erat Ioánnes. Hic venit in testimónium, ut testimónium perhibéret de lúmine, ut omnes créderent per illum. Non erat ille lux, sed ut testimónium perhibéret de lúmine. Erat lux vera, quæ illúminat omnem hóminem veniéntem in hunc mundum. In mundo erat, et mundus per ipsum factus est, et mundus eum non cognóvit. In própria venit, et sui eum non recepérunt. Quotquot autem recepérunt eum, dedit eis potestátem fílios Dei fíeri, his, qui credunt in nómine eius: qui non ex sanguínibus, neque ex voluntáte carnis, neque ex voluntáte viri, sed ex Deo nati sunt. Et Verbum caro factum est, et habitávit in nobis: et vídimus glóriam eius, glóriam quasi Unigéniti a Patre, plenum grátiæ et veritátis.

(Vangelo secondo Giovanni 1, 1 - 14)

Traduzione:

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui nulla è stato fatto di ciò che è fatto. In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini. E la luce splende tra le tenebre e le tenebre non l’hanno accolta. Ci fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. Questi venne come testimonio, per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma era per rendere testimonianza alla luce. Era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, e il mondo non lo conobbe. Venne nella sua casa, e i suoi non lo accolsero. Ma a quanti lo accolsero diede il potere di diventare figli di Dio: a loro che credono nel suo nome: i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono nati. E il Verbo si fece carne, e abitò tra noi: e noi abbiamo visto la sua gloria, gloria come di Unigénito dal Padre, pieno di grazia e di verità.


Omelia:



All'Offertorio:



Al Reditus:





domenica 20 dicembre 2020

Quarta domenica di Avvento a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano a Padova (nelle vicinanze di piazza delle Erbe).
Celebrante mons S.Zorzi.
Cantore A.Franzoni.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






VANGELO

Anno quintodécimo impérii Tibérii Cǽsaris, procuránte Póntio Piláto Iudǽam, tetrárcha autem Galilǽæ Heróde, Philíppo autem fratre eius tetrárcha Iturǽæ et Trachonítidis regionis, et Lysánia Abilínæ tetrárcha, sub princípibus sacerdotum Anna et Cáipha: factum est verbum Domini super Ioannem, Zacharíæ filium, in deserto. Et venit in omnem regiónem Iordánis, prǽdicans baptísmum pæniténtiæ in remissiónem peccatórum, sicut scriptum est in libro sermónum Isaíæ Prophétæ: Vox clamántis in desérto: Paráte viam Dómini: rectas fácite sémitas eius: omnis vallis implébitur: et omnis mons et collis humiliábitur: et erunt prava in dirécta, et áspera in vias planas: et vidébit omnis caro salutáre Dei.

(Vangelo secondo Luca 3, 1 - 6)

Traduzione:

Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, essendo governatore della Giudea Ponzio Pilato, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della regione Traconítide, e Lisània tetrarca di Abilene, essendo sommi sacerdoti Anna e Càifa: la parola del Signore venne nel deserto su Giovanni, figlio di Zaccaria. E costui andò nelle terre intorno al Giordano, predicando il battesimo di penitenza in remissione dei peccati, come sta scritto nel libro del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore: appianate i suoi sentieri: saranno colmate tutte le valli, e i monti e i colli saranno abbassati: i sentieri tortuosi saranno rettificati e quelli scabrosi appianati: e ogni uomo vedrà la salvezza di Dio.


Omelia:





Antifona finale alla Beata Vergine (Alma Redemptoris Mater):



mercoledì 16 dicembre 2020

Con Maria verso il Natale


Luca Giordano, 1680, Immacolata Concezione, Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli.

(photo by Francesco Bianco)


Immergiamoci nel mistero mariano dell'Avvento con l’omelia di Mons. Marco Agostini, Cerimoniere pontificio, per la festa dell’Immacolata dello scorso 8 dicembre 2020 presso la chiesa di Sant'Anna in Latrerano in via Merulana a Roma.


Sia lodato Gesù Cristo! La festa odierna era già arcanamente racchiusa nelle antiche parole, appena udite, dell’arcangelo Gabriele “Ave Maria gratia plena”, però tutto è divenuto più chiaro quando il Beato Pio IX proclamò il Dogma dell’Immacolata Concezione: “La Beatissima Vergine, nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio concessole da Dio onnipotente in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale” (Pio IX, “Ineffabilis Deus”). Maria, dunque, è la piena di grazia fin dal suo affacciarsi al mondo. Il dogma fu proclamato in giorni non facili per il pontificato romano e per la Chiesa, dove gravi preoccupazioni umane avrebbero potuto avere il sopravvento: ma Papa, cardinali e vescovi, con sguardo soprannaturale, attesero al loro compito principale di confermare e pascere i fratelli nella fede (cfr. Lc 22,31-34). Dopo una gestazione e meditazione di quasi due millenni, il papa nel 1848 ritenne che fosse giunto il momento della proclamazione dogmatica: nominò una commissione di cardinali e teologi per esaminare a fondo la questione della definibilità del privilegio mariano. La commissione, stabilito che per la definibilità di una nuova dottrina era necessario che essa fosse contenuta almeno implicitamente in una delle due fonti della Rivelazione, la Scrittura e la Tradizione, accertò che l’immacolato concepimento di Maria ben documentato nella Tradizione aveva solide testimonianze anche nella S. Scrittura. Allora, col parere favorevole di vescovi e teologi, forte del “sensus fidei” dei fedeli, Pio IX procedette nella Basilica Vaticana alla solenne definizione del dogma. 
Se nei primi tre secoli del I millennio la dottrina era implicita esprimendosi soprattutto nel parallelismo Eva-Maria, dal IV secolo essa divenne più chiara. Nella lotta contro il pelagianesimo la questione dell’Immacolata Concezione fu posta a S. Agostino, per la prima volta, in termini precisi. Nel VII secolo, poi, S. Sofronio accennò direttamente al tema della preservazione dalla colpa originale. Per tutta la prima metà del II millennio, la professione di fede nel singolare privilegio crebbe nella Chiesa greca, mentre in quella latina s’instaurò un dibattito che durò per secoli. Scuola di Parigi, Francescani, Domenicani discutevano talvolta aspramente: e più si dibatteva più la festa della Concezione si diffondeva tra i fedeli. Allora il papa Sisto IV con la costituzione “Cum praecelsa” (27 febbraio del 1477) approvò solennemente la Festa dell’Immacolata Concezione celebrandola con Messa e Ufficiatura composti dal veronese Leonardo de Nogarolis. Le controversie continuarono costringendo il papa a intervenire nuovamente con la bolla “Grave nimis”.
La seconda metà del II millennio è, in Occidente, sotto il segno del trionfo della sentenza immacolatista, mentre l’Oriente, dopo 15 secoli di concordia nell’asserzione del privilegio, entrava in un’epoca di discordie originate dal crescente favore che ad esso si accordava nella Chiesa Cattolica. L’elaborazione teologica fece progressi: ci si chiese se l’Immacolata Concezione fosse verità di fede o almeno potesse diventarlo. Nella VI sessione del Concilio di Trento (1546) la corrente favorevole alla definizione dogmatica dell’insigne privilegio, ottenne che nel decreto sull’universalità del peccato originale fossero aggiunte parole importanti “sull’Immacolata Vergine Maria”. Sempre nel contesto della polemica tra macolisti e immacolisti, papa Alessandro VII, con la costituzione “Sollicitudo omnium Ecclesiarum” (8 dicembre 1661) precisò l’oggetto della festa dichiarando che si trattava della preservazione dell’anima della Vergine dalla colpa originale, nel primo istante della sua creazione e infusione al corpo, per speciale grazia e privilegio di Dio, in vista dei meriti di Cristo suo Figlio, Redentore del Genere Umano.
La conseguenza fu che diocesi, re, popoli e città si misero sotto la protezione dell’Immacolata e si fondarono Congregazioni religiose in suo onore. Anche l’impegno di difendere il privilegio e appianare la via alla definizione dogmatica crebbe tra i teologi; molti s’impegnarono con voto a versare il proprio sangue, se necessario, per la sua difesa. Questo atto filiale di amore, denominato “voto sanguinario”, fu emesso anche da S. Alfonso Maria de Liguori. Il 6 dicembre 1708 con la bolla “Commissi nobis”, Clemente XI estese “de jure” la festa dell’Immacolata Concezione all’intera Chiesa. L’opposizione dei Lumi, che ha il suo campione nell’opera di Ludovico Muratori, per il singolare privilegio poco poté contro l’entusiasmo dei fedeli e dei dotti. Alle crescenti richieste di vescovi, re e Ordini religiosi il Papa ripose con la proclamazione del dogma l’8 dicembre del 1854.
Ogni dogma, definito o “in fieri”, ha generato lungo i secoli immagini adatte per il culto. Fino alla “Cum praecelsa” di Sisto IV le immagini riferentisi alla Concezione di Maria Vergine mostravano l’incontro di Gioachino e Anna alla porta Aurea del tempio di Gerusalemme (Giotto, Cappella degli Scrovegni a Padova, 1303-1305). Dopo la costituzione l’iconografia si fece più articolata, addirittura, caso più unico che raro nell’arte sacra, rispecchiando anche le posizioni contrastanti dei dottori della Chiesa. A Città di Castello ci sono due dipinti che riguardano l’Immacolata Concezione: uno nella Pinacoteca Comunale, l’altro sull’altar maggiore della chiesa delle Murate, ambedue riconducibili alla cerchia di Nicolò Circignani detto il Pomarancio (anni ‘60-70 del Cinquecento). Complessa e didascalica quella del Museo, più scarna ed essenziale quella delle Murate, ma lo schema iconografico è lo stesso. Vi è rappresentato l’albero che stava nel mezzo del giardino di Eden quello della vita e della conoscenza del bene e del male (cfr. Gn 2,8-10). Ai piedi dell’albero giacciono sconfitti Adamo ed Eva incatenati. Avvinghiato all’albero l’antico serpente, il Tentatore, in sembianze femminili quello delle Murate e più demoniache quello del Museo, mentre tiene le catene dei Progenitori. Sopra il tronco, dove s’allarga la chioma dell’albero, splende nel sole dorato, tra le nubi, circondata dagli angeli, l’Immacolata con le dodici stelle e la luna sotto i piedi mentre l’Eterno s’affaccia dall’alto nell’atto di donarla come Nuova Eva e di riceverla come Assunta. Il Dogma è ben rappresentato: discendendo da Adamo ed Eva per via di naturale generazione, anche Maria, come tutti gli uomini, nell’atto in cui l’anima veniva unita al corpo, avrebbe dovuto contrarre la colpa originale. Ma per lei, affinché fosse una “degna abitazione di Dio” fu fatta eccezione: pertanto se gli altri vennero da Cristo Redentore liberati dal peccato originale, dopo averlo contratto, la Vergine fu preservata dal contrarlo. Oggi celebriamo quest’unica eccezione alla legge comune: un’indicibile speranza! Benedetto XVI nell’Omelia dell’8 dicembre 2005 scrive: “Dobbiamo dire che in questo racconto è descritta non solo la storia dell’inizio, ma la storia di tutti i tempi, e che tutti portiamo dentro di noi una goccia del veleno di quel modo di pensare illustrato dalle immagini della Genesi. Questa goccia di veleno la chiamiamo peccato originale”. Oggi si fatica a parlare di peccato, di peccato originale, persino tra gli uomini di Chiesa si arriva a “pensare che in fondo il male sia buono, pensiamo che patteggiare un po’ col male, riservarsi un po’ di libertà contro Dio sia, in fondo un bene, addirittura necessario. Guardando però il mondo intorno a noi vediamo che non è così, che il male avvelena sempre, non innalza l’uomo, ma lo abbassa e umilia, non lo rende più grande, più puro e più ricco, ma lo danneggia e lo fa diventare più piccolo…
Questo dobbiamo imparare il giorno dell’Immacolata: l’uomo che si affida totalmente a Dio trova la vera libertà, la vastità grande e creativa della libertà nel bene. L’uomo che si volge verso Dio non diventa più piccolo, ma più grande, perché grazie a Dio e con Lui diventa grande, diventa divino, diventa veramente sé stesso. E più l’uomo è vicino a Dio, più è vicino agli uomini”. Questi pensieri sembrano materializzarsi allorquando, in questo giorno, omaggiamo l’Immacolata anche con una visita in Piazza di Spagna, come ha fatto il Papa questa mattina all’alba. L’Immacolata nel suo giorno ci regala Grazie e sorprese.
Sia lodato Gesù Cristo!


FONTE: Coetus Fidelium San Remigio Vescovo (Verona)

domenica 13 dicembre 2020

Terza domenica di Avvento a Padova

 

Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano a Padova (nelle vicinanze di piazza delle Erbe).
Celebrante mons S.Zorzi.
Interviene la neo costituita Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria di San Canziano.
All'harmonium il m. M.Canale.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






Introito (Gaudete in Domino):



VANGELO

In illo tempore: Misérunt Iudǽi ab Ierosólymis sacerdótes et levítas ad Ioánnem, ut interrogárent eum: Tu quis es? Et conféssus est, et non negávit: et conféssus est: Quia non sum ego Christus. Et interrogavérunt eum: Quid ergo? Elías es tu? Et dixit: Non sum. Prophéta es tu? Et respondit: Non. Dixérunt ergo ei: Quis es, ut respónsum demus his, qui misérunt nos? Quid dicis de te ipso? Ait: Ego vox clamántis in desérto: Dirígite viam Dómini, sicut dixit Isaías Prophéta. Et qui missi fúerant, erant ex pharisǽis. Et interrogavérunt eum, et dixérunt ei: Quid ergo baptízas, si tu non es Christus, neque Elías, neque Prophéta? Respóndit eis Ioánnes, dicens: Ego baptízo in aqua: médius autem vestrum stetit, quem vos nescítis. Ipse est, qui post me ventúrus est, qui ante me factus est: cuius ego non sum dignus ut solvam eius corrígiam calceaménti. Hæc in Bethánia facta sunt trans Iordánem, ubi erat Ioánnes baptízans.

(Vangelo secondo Giovanni 1, 19 - 28)

Traduzione:

In quel tempo: Da Gerusalemme mandarono a Giovanni sacerdoti e leviti per domandargli: Chi sei? Ed egli riconobbe, e non negò, e confessò: Non sono il Cristo. Allora gli chiesero: Chi sei dunque? Elia? E disse: Non lo sono. Sei il profeta? E rispose: No. E allora gli dissero: Chi sei, così che possiamo riferire a chi ci ha mandati? Cosa dici di te stesso? Disse: Sono una voce che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia. E quelli che erano stati inviati erano dei Farisei, e lo interrogarono dicendo: Come dunque battezzi se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro dicendo: Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che non conoscete, che verrà dopo di me, ma che esisteva già prima di me, cui non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari. Ciò avvenne in Betània oltre il Giordano, dove Giovanni stava a battezzare.


Omelia:





Toccata per l'Elevazione (G.Frescobaldi):



Communio (Dicite pusillanimes):



Al Reditus (Pastorale, P.Fumagalli):



sabato 12 dicembre 2020

Nuovo sito internet DelMar Atelier

 

Nuovo sito internet DelMar Atelier: un'occasione per conoscere e diffondere la conoscenza di questa bella realtà, che fonde Arte, No-profit e Fede, a partire dal 2015.
Dalla cattolica Indonesia sino ai confini del mondo.


Qui il link a sito internet:


Il link alla pagina Facebook:

martedì 8 dicembre 2020

Immacolata Concezione della BVM a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano a Padova (vicinanze di piazza delle Erbe) nella ricorrenza liturgica dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
Celebrante mons S.Zorzi.
E' intervenuta la Schola cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria di San Canziano.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Missus est Angelus Gábriël a Deo in civitátem Galilææ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Ioseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus.

(Vangelo di Luca 1, 26 - 28)

Traduzione:

In quel tempo: Fu mandato da Dio l’Àngelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nàzaret, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei, l’Àngelo disse: Ave, piena di grazia: il Signore è con te: Benedetta tu fra le donne. 


Omelia:





Offertorio (Ave Maria, gregoriano):



Communio (Gloriosa dicta - O Sanctissima, o piissima):



(photo by @valerio.cal)

domenica 6 dicembre 2020

Seconda domenica di Avvento a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano in centro a Padova, nelle vicinanze di piazza delle Erbe.
Celebrante mons S.Zorzi.
Interviene la neo costituita Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria di San Canziano.
All'harmonium PM.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






Prima dell'inizio della Santa Messa (J.S.Bach):



VANGELO

In illo tempore: Cum audísset Ioánnes in vínculis ópera Christi, mittens duos de discípulis suis, ait illi: Tu es, qui ventúrus es, an alium exspectámus? Et respóndens Iesus, ait illis: Eúntes renuntiáte Ioánni, quæ audístis et vidístis. Cæci vident, claudi ámbulant, leprósi mundántur, surdi áudiunt, mórtui resúrgunt, páuperes evangelizántur: et beátus est, qui non fúerit scandalizátus in me. Illis autem abeúntibus, cœpit Iesus dícere ad turbas de Ioánne: Quid exístis in desértum vidére? arúndinem vento agitátam? Sed quid exístis videre? hóminem móllibus vestitum? Ecce, qui móllibus vestiúntur, in dómibus regum sunt. Sed quid exístis vidére? Prophétam? Etiam dico vobis, et plus quam Prophétam. Hic est enim, de quo scriptum est: Ecce, ego mitto Angelum meum ante fáciem tuam, qui præparábit viam tuam ante te.

(Vangelo secondo Matteo 11, 2 - 10)

Traduzione:

In quel tempo: Non appena Giovanni, nel carcere, sentí delle opere del Cristo, mandò due suoi discepoli a chiedergli: Sei tu quello che deve venire o attenderemo un altro? E Gesú rispose loro: Andate e riferite a Giovanni ciò che avete udito e visto. I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti resuscitano, i poveri sono evangelizzati: ed è beato chi non si scandalizzerà di me. Andati via quelli, Gesú incominciò a parlare di Giovanni alla folla: Cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Ma cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito mollemente? Ecco, quelli che vestono mollemente abitano nelle case dei re. Ma cosa siete andati a vedere? Un profeta? Vi dico anzi: piú che un profeta. Questi in vero è colui del quale è scritto: Ecco mando il mio angelo avanti a te, affinché ti prepari la via.


Omelia:



Durante l'Offertorio (J.S.Bach):




(photo by @valerio.cal)


Canto dell'Antifona mariana dopo il Prologo di Giovanni (Alma Redemptoris Mater):





All'Exitus:

domenica 29 novembre 2020

Prima domenica di Avvento a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano a Padova (nelle vicinanze di piazza delle Erbe).
Celebrante mons S.Zorzi.
E' intervenuta la Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria di San Canziano.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






Introito (Ad te levavi):



VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Erunt signa in sole et luna et stellis, et in terris pressúra géntium præ confusióne sónitus maris et flúctuum: arescéntibus homínibus præ timóre et exspectatióne, quæ supervénient univérso orbi: nam virtútes cœlórum movebúntur. Et tunc vidébunt Fílium hóminis veniéntem in nube cum potestáte magna et maiestáte. His autem fíeri incipiéntibus, respícite et leváte cápita vestra: quóniam appropínquat redémptio vestra. Et dixit illis similitúdinem: Vidéte ficúlneam et omnes árbores: cum prodúcunt iam ex se fructum, scitis, quóniam prope est æstas. Ita et vos, cum vidéritis hæc fíeri, scitóte, quóniam prope est regnum Dei. Amen, dico vobis, quia non præteríbit generátio hæc, donec ómnia fiant. Cœlum et terra transíbunt: verba autem mea non transíbunt.

(Vangelo di Luca 21, 25 - 33)

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Ci saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e nella terra costernazioni di genti sbigottite dal rimbombo delle onde e dall'agitazione del mare, mentre gli uomini tramortiranno dalla paura e dall'attesa di quello che starà per accadere alla terra: perché anche le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nubi in gran potenza e maestà. Quando ciò incomincerà ad accadere, sorgete ed alzate il capo, perché s'avvicina la vostra redenzione. E disse loro una similitudine: Osservate il fico e tutti gli alberi: quando germogliano, sapete che l'estate è vicina. Cosí quando vedrete accadere tali cose, sappiate che il regno di Dio è prossimo. In verità vi dico non passerà questa generazione prima che tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Omelia:



Offertorio (Ad te Domine):



Sanctus XVII:







Agnus Dei XVII:



Communio (Benignitatem fecit Dominus):

domenica 22 novembre 2020

Ventiquattresima (ed ultima) domenica dopo Pentecoste a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano a Padova (vicinanze di piazza delle Erbe).
Celebrante mons S.Zorzi.
Cantore A.Franzoni.

(photo and video by Alessandro Frazoni)






Kyrie VIII



VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Cum vidéritis abominatiónem desolatiónis, quæ dicta est a Daniéle Prophéta, stantem in loco sancto: qui legit, intélligat: tunc qui in Iudǽa sunt, fúgiant ad montes: et qui in tecto, non descéndat tóllere áliquid de domo sua: et qui in agro, non revertátur tóllere túnicam suam. Væ autem prægnántibus et nutriéntibus in illis diébus. Oráte autem, ut non fiat fuga vestra in híeme vel sábbato. Erit enim tunc tribulátio magna, qualis non fuit ab inítio mundi usque modo, neque fiet. Et nisi breviáti fuíssent dies illi, non fíeret salva omnis caro: sed propter eléctos breviabúntur dies illi. Tunc si quis vobis díxerit: Ecce, hic est Christus, aut illic: nolíte crédere. Surgent enim pseudochrísti et pseudoprophétæ, et dabunt signa magna et prodígia, ita ut in errórem inducántur - si fíeri potest - étiam elécti. Ecce, prædíxi vobis. Si ergo díxerint vobis: Ecce, in desérto est, nolíte exíre: ecce, in penetrálibus, nolíte crédere. Sicut enim fulgur exit ab Oriénte et paret usque in Occidéntem: ita erit et advéntus Fílii hóminis. Ubicúmque fúerit corpus, illic congregabúntur et áquilæ. Statim autem post tribulatiónem diérum illórum sol obscurábitur, et luna non dabit lumen suum, et stellæ cadent de cælo, et virtútes cœlórum commovebúntur: et tunc parébit signum Fílii hóminis in cœlo: et tunc plangent omnes tribus terræ: et vidébunt Fílium hóminis veniéntem in núbibus cæli cum virtúte multa et maiestáte. Et mittet Angelos suos cum tuba et voce magna: et congregábunt eléctos eius a quátuor ventis, a summis cœlórum usque ad términos eórum. Ab árbore autem fici díscite parábolam: Cum iam ramus eius tener fúerit et fólia nata, scitis, quia prope est æstas: ita et vos cum vidéritis hæc ómnia, scitóte, quia prope est in iánuis. Amen, dico vobis, quia non præteríbit generátio hæc, donec ómnia hæc fiant. Cœlum et terra transíbunt, verba autem mea non præteríbunt.

(Vangelo secondo Matteo 24, 15 - 35)

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Quando vedrete l’abominazione della desolazione, predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo: chi legge comprenda, allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, e chi si trova sulla terrazza non scenda per prendere qualcosa in casa sua, e chi sta al campo non torni a pigliare la sua veste. Guai poi alle donne gravide e a quelle che in quei giorni allattano. Pregate che non abbiate a fuggire d’inverno, o in giorno di sabato, poiché allora sarà grande la tribolazione, quale non fu dal principio del mondo sino ad oggi, né sarà mai. E se quei giorni non fossero accorciati, nessun uomo si salverebbe, ma quei giorni saranno accorciati in grazia degli eletti. Allora, se alcuno vi dirà: Ecco qui o ecco là il Cristo: non credete. Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti: e faranno grandi miracoli e prodigi, da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto. Se quindi vi diranno: Ecco è nel deserto, non uscite; ecco è nella parte piú riposta della casa, non credete. Infatti, come il lampo parte da Oriente e brilla fino ad Occidente: cosí sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sarà il corpo, lí si aduneranno gli avvoltoi. Ma subito dopo quei giorni di tribolazione si oscurerà il sole, e la luna non darà piú la sua luce, e le stelle cadranno dal cielo, e le potestà dei cieli saranno sconvolte. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo: piangeranno tutte le tribú della terra e vedranno il Figlio dell’uomo scendere sulle nubi del cielo con grande potestà e maestà. Egli manderà i suoi Ángeli con la tromba e con voce magna a radunare i suoi eletti dai quattro venti, da un’estremità all’altra dei cieli. Imparate questa similitudine dall’albero del fico: quando il suo ramo intenerisce e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina: cosí, quando vedrete tutte queste cose sappiate che Egli è alle porte. In verità vi dico, non passerà questa generazione che non siano adempiute tutte queste cose. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole no.


Omelia:



Dopo le Elevazioni:



giovedì 19 novembre 2020

Sant'Elisabetta d'Ungheria a Venezia


Santa Messa letta presso la chiesa di San Simon Piccolo (Venezia).
Celebrante don Juan Tomas FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis parábolam hanc: Símile est regnum cœlórum thesáuro abscóndito in agro: quem qui invénit homo, abscóndit, et præ gáudio illíus vadit, et vendit univérsa, quæ habet, et emit agrum illum. Iterum símile est regnum cœlórum homini negotiatóri, quærénti bonas margarítas. Invénta autem una pretiósa margaríta, ábiit, et véndidit ómnia, quæ hábuit, et emit eam. Iterum símile est regnum cœlórum sagénæ, missæ in mare et ex omni génere píscium cóngreganti. Quam, cum impléta esset educéntes, et secus litus sedéntes, elegérunt bonos in vasa, malos autem foras misérunt. Sic erit in consummatióne sǽculi: exíbunt Angeli, et separábunt malos de médio iustórum, et mittent eos in camínum ignis: ibi erit fletus et stridor déntium. Intellexístis hæc ómnia? Dicunt ei: Etiam. Ait illis: Ideo omnis scriba doctus in regno cœlórum símilis est hómini patrifamílias, qui profert de thesáuro suo nova et vétera.

(Vangelo secondo Matteo 13, 44 - 52)

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «È simile il regno dei cieli ad un tesoro nascosto in un campo, che un uomo trovatolo, tiene celato, e, tutto giulivo dell'accaduto, va a vendere quel che ha e compra quel campo. Ancora: Il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di belle perle; trovatane una di gran pregio, va a vendere quanto ha e la compra. Il regno dei cieli inoltre è simile ad una rete gettata in mare, che ha preso ogni sorta di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, e sedutisi, ripongono in ceste i buoni, e buttan via i cattivi. Così avverrà alla fine del mondo: Verranno gli Angeli e toglieranno i cattivi di mezzo ai giusti e li getteranno nella fornace ardente: ivi sarà pianto e stridor di denti. Avete intese tutte queste cose?». Gli dicono: «Sì ». Ed Egli a loro: «Per questo ogni scriba istruito nel regno dei cieli, è simile ad un padre di famiglia che trae fuori dalla sua dispensa cose nuove e cose vecchie».

domenica 15 novembre 2020

Quarta domenica di novembre a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano a Padova (vicinanze di piazza delle Erbe).
Celebrante mons S.Zorzi.
Cantore A.Franzoni.

(photo by Alessandro Franzoni)






Introito (Dicit Dominus):



VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus turbis parábolam hanc: Símile est regnum cœlórum grano sinápis, quod accípiens homo seminávit in agro suo: quod mínimum quidem est ómnibus semínibus: cum autem créverit, maius est ómnibus oléribus, et fit arbor, ita ut vólucres cœli véniant et hábitent in ramis eius. Aliam parábolam locútus est eis: Símile est regnum cœlórum ferménto, quod accéptum múlier abscóndit in farínæ satis tribus, donec fermentátum est totum. Hæc ómnia locútus est Iesus in parábolis ad turbas: et sine parábolis non loquebátur eis: ut implerétur quod dictum erat per Prophétam dicéntem: Apériam in parábolis os meum, eructábo abscóndita a constitutióne mundi.

(Vangelo secondo Matteo 13, 31 - 35)

Traduzione:

In quel tempo: Gesù disse alle turbe questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un grano di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo: e questo grano è la più piccola di tutte le sementi, ma, cresciuta che sia, è più grande di tutti gli erbaggi e diventa un albero: così che gli uccelli dell’aria vanno e si riposano sui suoi rami. E disse loro un’altra parabola: Il regno dei cieli è simile a un po’ di lievito, che una donna mescola a tre staia di farina, così che tutto sia fermentato. Gesù disse tutte queste parabole alle turbe: e mai parlava loro se non in parabole: affinché si adempisse il detto del Profeta: aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose nascoste dalla fondazione del mondo.


Omelia: