giovedì 29 giugno 2023

29 giugno: SS Pietro e Paolo


(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Venit Iesus in partes Cæsaréæ Philippi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Ioánnem Baptístam, alii autem Elíam, álii vero Ieremíam aut unum ex Prophétis. Dicit illis Iesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Iesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Iona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in cœlis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni cœlórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in cœlis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in cœlis.

Vangelo di Matteo 16, 13 - 19

Traduzione:

In quel tempo: Gesú, venuto nei dintorni di Cesarea di Filippo, cosí interrogò i suoi discepoli: Gli uomini chi dicono che sia il Figlio dell’uomo? Essi risposero: Alcuni dicono che è Giovanni Battista, altri Elia, altri ancora Geremia o qualche altro profeta. Disse loro Gesú: E voi, chi dite che io sia? Simone Pietro rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente. E Gesú: Beato sei tu, Simone figlio di Giona, perché non la carne o il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. Io darò a te le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra, sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto anche nei cieli.


Tu es Petrus (G.L. da Palestrina)



Tu es Petrus (A.Porfiri)



Dal pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum ad Petri Sedem, edizione 2019. 
Per gentile concessione del m. A.Porfiri.

martedì 27 giugno 2023

27 giugno: BVM del Perpetuo Soccorso


(photo by Marlene Valera)



In breve

Nostra Madre del Perpetuo Soccorso è una icona di scuola cretese oggi presente nella chiesa di Sant’Alfonso all’Esquilino a Roma. Il quadro venne donato ai redentoristi da papa Pio IX nel 1866.
La tradizione popolare narra che l’icona venne rubata in una chiesa dell’isola di Creta da un mercante, che tenta di trafugarla a Roma, durante il viaggio la nave fece naufragio, ma tutti gli occupanti si salvarono, questo venne interpretato come un gesto miracoloso. Il mercante custodì in casa l’immagine a in punto di morte chiese ad un amico di riportala in una chiesa, egli non esegui le volontà del morente e si tenne in casa l’immagine.
Alla morte di quest’ultimo, Maria apparve in sogno alla figlia e gli chiese di essere portata in una chiesa, tra le basiliche di Santa Maria Maggiore e di San Giovanni in Laterano, dopo molte insistenze della figlioletta la madre la consegnò alla chiesa di San Matteo il 27 marzo del 1499 e li restò per trecento anni oggetto di molta venerazione. Questa chiesa venne distrutta dalle truppe napoleoniche nel 1798, ma l’immagine venne salvata e trasferita nella chiesa di Santa Maria in Posterula, sempre a Roma e lì posta in un angolo della stessa.
La congregazione dei redentoristi acquistò a metà dell’Ottocento un sedime per edificarvi la sua casa madre a Roma, nell’area di questo sedime vi erano le rovine della chiesa di San Matteo, che era rimasta famosa per la sua icona. Fu un giovane seminarista che seppe indicare ai superiori dove si trovava la Madonna, egli infatti quando era chierichetto da padre Michele Marchi venne informato che quella immagine, in quel momento quasi abbandonata, era stata molto venerata in passato. I redentoristi chiesero al Pontefice di poter rientrare in possesso dell’icona che un tempo era venerata in quel luogo, cosa che avvenne nel 1866.
Da allora migliaia di copie dell’immagine sono state riprodotte su iniziativa della congregazione missionaria ad uso dei credenti di varie parti del mondo.
L’icona della Madonna del Perpetuo Soccorso è dipinta su una tavola di legno di 54 x 41.5 cm, di scuola cretese. Lo stile è quello delle icone dette della “Madonna della Passione”. L’immagine, oltre ai due personaggi principali Maria e Gesù Bambino, vede ai lati due arcangeli, Gabriele a destra e Michele a sinistra, che hanno nelle mani gli strumenti della passione. Il bambino guarda la croce e con le mani si aggrappa a quelle della madre, indicando un gesto quasi di paura, sottolineato pure dal calzare del piede che slacciatosi ne mostra la pianta. La mano di Maria invece indica il figlio come il soggetto principale del quadro: questo semplice gesto è spesso presente in icone mariane e conferisce alla Vergine il soprannome di Odigitria, ossia dal greco “Colei che indica il cammino” verso il Redentore, o Nostra Signora dell’Itria cioè dell’indicazione appunto.




VANGELO

In illo témpore: Loquénte Iesu ad turbas, extóllens vocem quædam múlier de turba, dixit illi: Beátus venter, qui te portávit, et úbera, quæ suxísti. At ille dixit: Quinímmo beáti, qui áudiunt verbum Dei, et custódiunt illud.

Vangelo di Luca 11, 27 - 28

Traduzione:

In quel tempo, mentre Gesù parlava alla folla, avvenne che una donna, tra la folla, alzò la voce e disse: «Beato il seno che ti ha portato e il petto che ti ha nutrito». Ma egli disse: «Beati, piuttosto, coloro che ascoltano la parola di Dio, e la custodiscono».

lunedì 26 giugno 2023

26 giugno: SS Giovanni e Paolo martiri


Dalla sagrestia della Basilica dei SS Giovanni e Paolo, a Venezia, due quadri olio su tela opera di Pietro Mera raffiguranti i Santi martiri.

(photo da Wikipedia)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Atténdite a ferménto pharisæórum, quod est hypócrisis. Nihil autem opértum est, quod non revelétur: neque abscónditum, quod non sciátur. Quóniam, quæ in ténebris dixístis, in lúmine dicántur: et quod in aurem locúti estis in cubículis, prædicábitur in tectis. Dico autem vobis amicis meis: Ne terreámini ab his, qui occídunt corpus, et post hæc non habent ámplius quid fáciant. Osténdam autem vobis, quem timeátis: timéte eum, qui, postquam cecíderit, habet potestátem míttere in gehénnam. Ita dico vobis: hunc timéte. Nonne quinque pásseres véneunt dipóndio, et unus ex illis non est in oblivióne coram Deo? Sed et capílli cápitis vestri omnes numeráti sunt. Nolíte ergo timére: multis passéribus pluris estis vos. Dico autem vobis: Omnis, quicúmque conféssus fúerit me coram homínibus, et Fílius hóminis confitébitur illum coram Angelis Dei.

Vangelo di Luca 12, 1 - 8

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dal lievito dei Farisei che è l'ipocrisia. Ma non c'è niente di nascosto che non abbia ad essere scoperto, e niente di occulto che non abbia a venir conosciuto. Perciò quanto avrete detto all'oscuro, sarà detto nella luce, e quel che avrete detto all'orecchio nel segreto della camera, sarà strombazzato sui tetti. A voi poi, amici miei, io dico: Non abbiate paura di coloro che uccidono il corpo, e dopo ciò non possono far altro; ma vi mostrerò io chi dovete temere: temete colui che dopo avervi fatto morire ha potere di mandarvi all'inferno: temete questo, vi ripeto. Si vendono cinque passeri per due soldi, non è vero? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato dinanzi a Dio; anzi perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete adunque, voi valete ben più di molti passeri. Or vi dico: chi avrà riconosciuto Me davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli Angeli di Dio».

sabato 24 giugno 2023

24 giugno: Natività di san Giovanni Battista


Tintoretto, Natività di san Giovanni Battista, dalla chiesa di San Zaccaria, Venezia.

(photo by Francesco Bianco)




VANGELO

Elísabeth implétum est tempus pariéndi, et péperit fílium. Et audiérunt vicíni et cognáti eius, quia magnificávit Dóminus misericórdiam suam cum illa, et congratulabántur ei. Et factum est in die octávo, venérunt circumcídere púerum, et vocábant eum nómine patris sui Zacharíam. Et respóndens mater eius, dixit: Nequáquam, sed vocábitur Ioánnes. Et dixérunt ad illam: Quia nemo est in cognatióne tua, qui vocátur hoc nómine. Innuébant autem patri eius, quem vellet vocári eum. Et póstulans pugillárem, scripsit, dicens: Ioánnes est nomen eius. Et miráti sunt univérsi. Apértum est autem illico os eius et lingua eius, et loquebátur benedícens Deum. Et factus est timor super omnes vicínos eórum: et super ómnia montána Iudææ divulgabántur ómnia verba hæc: et posuérunt omnes, qui audíerant in corde suo, dicéntes: Quis, putas, puer iste erit? Etenim manus Dómini erat cum illo. Et Zacharías, pater eius, repletus est Spíritu Sancto, et prophetávit, dicens: Benedíctus Dóminus, Deus Israël, quia visitávit et fecit redemptiónem plebis suæ.

Vangelo di Luca 1, 57 - 68

Traduzione:

Si compí il tempo in cui Elisabetta doveva partorire, ed ella partorí un figlio. I vicini e i parenti, avendo udito che il Signore aveva mostrata la sua misericordia verso di lei, se ne congratulavano. Dopo otto giorni, vennero a circoncidere il bambino, e volevano chiamarlo Zaccaria, come suo padre. Ma sua madre intervenne, dicendo: No, invece avrà nome Giovanni. Le replicarono: Non c’è nessuno nel tuo parentado che abbia questo nome. E facevano dei cenni al padre, per sapere come voleva che fosse chiamato. Ed egli chiesta una tavoletta, vi scrisse: il suo nome è Giovanni. E tutti restarono stupefatti. In quel momento la sua bocca si aprí e la sua lingua si sciolse, ed egli parlava benedicendo il Signore. Il timore invase l’intero vicinato, e la fama dell’accaduto si diffuse per tutte le montagne della Giudea. Quanti udivano queste cose, vi riflettevano e andavano dicendo: Che bambino sarà mai questo? Perché la mano del Signore era con lui. E Zaccaria, suo padre, fu ripieno di Spirito Santo, e profetò dicendo: Benedetto sia il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redendo il suo popolo.

mercoledì 21 giugno 2023

21 giugno: san Luigi Gonzaga


Urna col corpo di san Luigi Gonzaga presso la chiesa di Sant'Ignazio a Roma.

(photo by Giuliano Zoroddu)




VANGELO

In illo témpore: Respóndens Iesus, ait sadducæis: Errátis, nesciéntes Scriptúras neque virtútem Dei. In resurrectióne enim neque nubent neque nubéntur: sed erunt sicut Angeli Dei in coelo. De resurrectióne autem mortuórum non legístis, quod dictum est a Deo dicénte vobis: Ego sum Deus Abraham et Deus Isaac et Deus Iacob? Non est Deus mortuórum, sed vivéntium. Et audiéntes turbæ, mirabántur in doctrína eius. Pharisæi autem audiéntes, quod siléntium imposuísset sadducæis, convenérunt in unum: et interrogávit eum unus ex eis legis doctor, tentans eum: Magíster, quod est mandátum magnum in lege? Ait illi Iesus: Díliges Dóminum, Deum tuum, ex toto corde tuo, et in tota ánima tua, et in tota mente tua. Hoc est máximum et primum mandátum. Secúndum autem símile est huic: Díliges próximum tuum, sicut teípsum. In his duóbus mandátis univérsa lex pendet et Prophétæ.

(Vangelo secondo Matteo 22, 29 - 40)

Traduzione:

In quel tempo Gesù, rispondendo ai Sadduci, disse: «Voi sbagliate perché non comprendete né le Scritture, né la potenza di Dio. Dopo risuscitati, infatti, né s'ammogliano, né si maritano; ma vivono come Angeli di Dio in Cielo. In quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quel che vi fu detto da Dio: "lo sono il Dio d'Abramo, il Dio d'Isacco, il Dio di Giacobbe?”. Non è dunque il Dio dei morti, ma dei vivi». E le turbe che ascoltavano, stupivano della sua dottrina. Ma i farisei, saputo come aveva ridotto al silenzio i Sadducei, si unirono insieme; e lo interrogò uno di loro, dottore della Legge, per tentarlo: «Maestro, qual è il maggiore comandamento della Legge?». E Gesù gli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la tua mente. Questo è il massimo e primo comandamento; il secondo poi gli somiglia: Ama il prossimo tuo come te stesso. A questi due comandamenti si riduce tutta la Legge e i Profeti».

domenica 18 giugno 2023

Terza domenica dopo Pentecoste a Venezia


Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di san Simon Piccolo a Venezia (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Erant appropinquántes ad Iesum publicáni et peccatóres, ut audírent illum. Et murmurábant pharisǽi et scribæ, dicéntes: Quia hic peccatóres recipit et mandúcat cum illis. Et ait ad illos parábolam istam, dicens: Quis ex vobis homo, qui habet centum oves: et si perdíderit unam ex illis, nonne dimíttit nonagínta novem in desérto, et vadit ad illam, quæ períerat, donec invéniat eam? Et cum invénerit eam, impónit in húmeros suos gaudens: et véniens domum, cónvocat amícos et vicínos, dicens illis: Congratulámini mihi, quia invéni ovem meam, quæ períerat? Dico vobis, quod ita gáudium erit in cœlo super uno peccatóre pœniténtiam agénte, quam super nonagínta novem iustis, qui non índigent pœniténtia. Aut quæ múlier habens drachmas decem, si perdíderit drachmam unam, nonne accéndit lucérnam, et evérrit domum, et quærit diligénter, donec invéniat? Et cum invénerit, cónvocat amícas et vicínas, dicens: Congratulámini mihi, quia invéni drachmam, quam perdíderam? Ita dico vobis: gáudium erit coram Angelis Dei super uno peccatóre pœniténtiam agénte.

Vangelo di Luca 15, 1 - 10

Traduzione:

In quel tempo: Si erano accostati a Gesú pubblicani e peccatori per ascoltarlo. E scribi e farisei mormoravano, dicendo: Riceve i peccatori e mangia con essi. Allora egli disse questa parabola: Chi di voi, avendo cento pecore, perdutane una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella smarrita finché la ritrova? E ritrovatala, non la pone contento sulle spalle e, tornato a casa, raduna amici e vicini, dicendo loro: Congratulatevi con me, perché ho ritrovata la pecora che si era smarrita? Io vi dico che in cielo vi sarà piú gioia per un peccatore che fa penitenza, che non per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza. E qual è quella donna che, avendo dieci dracme, se ne avrà perduta una, non accende la lucerna e non spazza tutta la casa e non cerca diligentemente finché non la ritrova? E appena l’avrà ritrovata non chiama le amiche e le vicine, dicendo loro: Congratulatevi con me, perché ho ritrovata la dracma che avevo perduta? Io vi dico che vi sarà un grande gàudio tra gli Angeli di Dio per un peccatore che fa penitenza.


Omelia:

sabato 17 giugno 2023

17 giugno: san Gregorio Barbarigo


Cappella laterale di San Gregorio Barbarigo con le spoglie del Santo vescovo, presso il Duomo di Padova.

(photo by Nicolò Calore)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis parábolam hanc: Homo péregre proficíscens vocávit servos suos, et trádidit illis bona sua. Et uni dedit quinque talénta, álii autem duo, álii vero unum, unicuíque secúndum própriam virtútem, et proféctus est statim. Abiit autem, qui quinque talénta accéperat, et operátus est in eis, et lucrátus est ália quinque. Simíliter et, qui duo accéperat, lucrátus est ália duo. Qui autem unum accéperat, ábiens fodit in terram, et abscóndit pecúniam dómini sui. Post multum vero témporis venit dóminus servórum illórum, et pósuit ratiónem cum eis. Et accédens qui quinque talénta accéperat, óbtulit ália quinque talénta,dicens: Dómine, quinque talénta tradidísti mihi, ecce, ália quinque superlucrátus sum. Ait illi dóminus eius: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui. Accéssit autem et qui duo talénta accéperat, et ait: Dómine, duo talénta tradidísti mihi, ecce, ália duo lucrátus sum. Ait illi dóminus eius: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui.

Vangelo di Matteo 25, 14 - 23

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Un uomo, in procinto di partire, chiamati i servi consegnò loro i suoi beni: a chi diede cinque talenti, a chi due, a chi uno: a ciascuno secondo la sua capacità, e subito partì. Tosto colui, che aveva ricevuto cinque talenti, andò a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Similmente quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno andò a fare una buca nella terra e vi nascose il danaro del suo padrone. Or molto tempo dopo ritornò il padrone di quei servi, e li chiamò a render conto. E venuto quello che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque dicendo: “Signore, me ne desti cinque, ecco ne ho guadagnati altri cinque”. E il padrone a lui: “Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; entra nella gioia del tuo Signore". E presentatosi l'altro che aveva ricevuto due talenti, disse: “Signore, me ne hai affidati due; eccone guadagnati altri due". E il padrone a lui: “Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele, nel poco, ti darò potere su molto: entra nella gioia del tuo Signore"».

venerdì 16 giugno 2023

Sacro Cuore di NSGC





VANGELO

In illo témpore: Iudǽi - quóniam Parascéve erat, - ut non remanérent in cruce córpora sábbato - erat enim magnus dies ille sábbati, - rogavérunt Pilátum, ut frangeréntur eórum crura, et tolleréntur. Venérunt ergo mílites: et primi quidem fregérunt crura et alteríus, qui crucifíxus est cum eo. Ad Iesum autem cum veníssent, ut vidérunt eum iam mórtuum, non fregérunt eius crura, sed unus mílitum láncea latus eius apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua. Et qui vidit, testimónium perhíbuit: et verum est testimónium eius. Et ille scit quia vera dicit, ut et vos credátis. Facta sunt enim hæc ut Scriptúra implerétur: Os non comminuétis ex eo. Et íterum alia Scriptúra dicit: Vidébunt in quem transfixérunt.

(Vangelo secondo Giovanni 19, 31 - 37)

Traduzione:

In quel tempo: I Giudei, siccome era la Parasceve, affinché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era un gran giorno quel sabato - pregarono Pilato che fossero rotte loro le gambe e fossero deposti. Andarono dunque i soldati e ruppero le gambe ad entrambi i crocifissi al fianco di Gesù. Giunti a Gesù, e visto che era morto, non gli ruppero le gambe: ma uno dei soldati gli aprì il fianco con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua. E chi vide lo attesta: testimonianza verace di chi sa di dire il vero: affinché voi pure crediate. Tali cose sono avvenute affinché si adempisse la Scrittura: Non romperete alcuna delle sue ossa. E si avverasse l’altra Scrittura che dice: Volgeranno gli sguardi a colui che hanno trafitto.


La festa del Sacratissimo Cuore di Gesù ci riporta al racconto dell’ora della Croce così come ce la descrive l’evangelista Giovanni nella pagina del Vangelo di oggi. Gesù è già morto, ha già consegnato il suo testamento al discepolo amato, un testamento che consiste nella consegna di sua Madre. Ha già gridato la sua solitudine. Ha già fatto consegna del suo spirito nelle braccia del Padre. Gesù è morto, e i versetti del Vangelo di oggi sembrano voler descrivere semplicemente i gesti di sgombero della scena. I soldati romani vogliono velocizzare l’operazione e così spezzano le gambe ai crocifissi per avvantaggiarne la morte. “Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua”. Accade così che quella che doveva essere semplicemente una verifica della sua morte, diventi una finestra sul Suo Mistero. Quella trafittura ci fa affacciare sullo stesso Cuore di Cristo da cui scaturiscono “il sangue e l’acqua” simbolo dei sacramenti. Sappiamo così che il gesto più alto dell’amore di Cristo, che è il donare la vita per ciascuno di noi, continua ad essere visibile, presente ed efficace in quel “sangue e in quell’acqua” che i sacramenti rendono costantemente presenti. Soprattutto nell’Eucarestia quella ferita, quel Cuore, quell’amore vivo, continua ad essere presente e in mezzo a noi. Noi siamo costantemente amati di un Amore che non è un amore qualunque, ma che è un Amore che dà la vita. Tutte le volte che ci accostiamo all’Eucarestia ci accostiamo a un Amore così, un Amore che salva perché riempie la vita di significato. Infatti sentirsi amati fino al punto di sapere che chi ti ama è disposto a morire per te, riempie la tua vita di un significato che ti salva ma non solo in senso simbolico ma in maniera reale. Per questo Giovanni ci tiene ad aggiungere: “Chi ha visto ne dà testimonianza”. Perché su questa roba non si scherza: o è vero o non lo è. O è un fatto o è fuffa.

(don Luigi Maria Epicoco)



Dalle Litanie del Sacro Cuore:

mercoledì 14 giugno 2023

Ecco l’uomo: un desiderio di vita, di amore, di felicità. (mons M.Delpini)



Testo dell'omelia pronunciata dall'Arcivescovo di Milano Mario Delpini al funerale del Presidente Silvio Berlusconi.

Vivere. Vivere è amare la vita. Vivere è desiderare una vita piena. Vivere è desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere è intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere è accettare le sfide della vita. Vivere è attraversare i momenti difficili della vita.
Vivere è resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che ci sia sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere è desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura.
Vivere è non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere è sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora. Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
Amare è desiderare di essere amato. E' cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato è temere che l’amore possa essere solo una concessione, un’accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare è desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande.
Amare è percorrere le vie della dedizione. Amare è sperare. Amare è affidarsi, amare ed arrendersi. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
Essere contento è amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti.
Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria.
Essere contento è sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento è sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri, forse si dimentica dei criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari.
Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico, nei nostri tempi, è sempre un uomo di parte. Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta.
Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà.
Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento. Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio.

14/VI/2023

lunedì 5 giugno 2023

5 giugno: san Bonifacio


(foto dal web)




VANGELO

In illo témpore: Videns Iesus turbas, ascéndit in montem, et cum sedísset, accessérunt ad eum discípuli eius, et apériens os suum, docébat eos, dicens: Beáti páuperes spíritu: quóniam ipsórum est regnum cœlórum. Beáti mites: quóniam ipsi possidébunt terram. Beáti, qui lugent: quóniam ipsi consolabúntur. Beáti, qui esúriunt et sítiunt iustítiam: quóniam ipsi saturabúntur. Beáti misericórdes: quóniam ipsi misericórdiam consequántur. Beáti mundo corde: quóniam ipsi Deum vidébunt. Beáti pacífici: quóniam fílii Dei vocabúntur. Beáti, qui persecutiónem patiúntur propter iustítiam: quóniam ipsórum est regnum cœlórum. Beáti estis, cum maledíxerint vobis et persecúti vos fúerint, et díxerint omne malum advérsum vos, mentiéntes, propter me: gaudete et exsultáte, quóniam merces vestra copiósa est in cœlis.

Vangelo di Matteo 5, 1 - 12

Traduzione:

In quel tempo, Gesù, vedendo la folla , salì sulla montagna; si sedette e i suoi discepoli si disposero accanto a lui ed egli, aprendo la bocca, li istruiva dicendo: «Beati i poveri in ispirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i miti , perché possederanno la terra. Beati coloro che piangono, perché saranno consolati. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno, e diranno ogni male contro di voi, mentendo, a causa di me. Godete ed esultate, perché la vostra ricompensa è grande nei cieli».

domenica 4 giugno 2023

Domenica della Santissima Trinità a Venezia


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo a Venezia (Fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Data est mihi omnis potéstas in cœlo et in terra. Eúntes ergo docéte omnes gentes, baptizántes eos in nómine Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti: docéntes eos serváre ómnia, quæcúmque mandávi vobis. Et ecce, ego vobíscum sum ómnibus diébus usque ad consummatiónem sǽculi.

Vangelo di Matteo 28, 18 - 20

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Mi è dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, e istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, e insegnando loro ad osservare tutto quello che vi ho comandato. Ed ecco che io sarò con voi tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli.



Jacopo Robusti detto il Tintoretto, Trinità (particolare).
Musei Reali, Gallerie sabaude a Torino.

(photo by Francesco Bianco)

sabato 3 giugno 2023

Sabato delle Quattro Tempora di Pentecoste


John Bridges, Guarigione della suocera di Simon Pietro.

(foto da Wikipedia)




VANGELO

In illo témpore: Surgens Iesus de synagóga, introívit in domum Simónis. Socrus autem Simónis tenebátur magnis fébribus: et rogavérunt illum pro ea. Et stans super illam, imperávit febri: et dimísit illam. Et contínuo surgens, ministrábat illis. Cum autem sol occidísset, omnes qui habébant infírmos váriis languóribus, ducébant illos ad eum. At ille síngulis manus impónens, curábat eos. Exíbant autem dæmónia a multis clamántia et dicéntia: Quia tu es Fílius Dei: et íncrepans non sinébat ea loqui, quia sciébant ipsum esse Christum. Facta autem die egréssus ibat in desértum locum, et turbæ requirébant eum, et venérunt usque ad ipsum: et detinébant illum, ne discéderet ab eis. Quibus ille ait: Quia et áliis civitátibus opórtet me evangelizáre regnum Dei: quia ídeo missus sum. Et erat prǽdicans in synagógis Galilǽæ.

Vangelo di Luca 4, 38 - 44

Traduzione:

In quel tempo Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò in casa di Simone. Or la suocera di Simone era presa da violenta febbre; e gliela raccomandarono. Egli chinatosi verso di lei, comandò alla febbre e ne fu liberata; e alzatasi sull'istante, si mise a servirli. Sul tramontar del sole, quanti avevan infermi di varie malattie li portavano a lui. Ed egli, imposte a ciascuno le mani, li risanava. Uscivano anche i demoni da molti, gridando e dicendo: «Tu sei il Figlio di Dio». Ma egli li sgridava e non lasciava dire loro di sapere che lui era il Cristo. Fattosi poi giorno, usci per andare in luogo deserto ma le turbe, andate a cercarlo, giunsero fino a lui e lo volevano trattenere, perché non partisse da loro. Ma egli disse: «Bisogna che annunzi anche alle altre città la buona novella del regno di Dio; ché per questo sono stato mandato». E predicava per le sinagoghe di Galilea.


Cosa sono le Quattro Tempora?

Quattro serie di tre giorni di digiuno e di astinenza, istituite dalla Chiesa al principio delle quattro stagioni dell'anno. Secondo S. Leone Magno questo digiuno è di origine ebraica; altri autori vi scorgono la continuazione delle ferie romane di carattere agricolo (feriae messis, vindemiae, sementiciae). Il Liber Pontificalis ne attribuisce l'istituzione al papa Callisto I (222). Da principio si avevano solamente tre tempora (ieiunium mensis IV, VII, X); nel sec. VI S. Gregorio Magno le fissò definitivamente al mercoledì, venerdì e sabato che precedono le domeniche 2ª di quaresima, 1ª dopo la pentecoste, 3ª di settembre e 3ª dell'avvento. Nel sabato delle tempora fu stabilito il tempo normale delle sacre ordinazioni.

Bibl.: L. Fischer Die kirchlichen Quatember. Ihre Entstehung, Entwicklung, ecc., Monaco 1914.

(da Enciclopedia Treccani online)

venerdì 2 giugno 2023

Venerdì delle Quattro Tempora di Pentecoste


Gesù guarisce il paralitico, mosaici a Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna.

(foto dal web)




VANGELO

In illo témpore: Factum est in una diérum, et Iesus sedébat docens. Et erant pharisǽi sedéntes, et legis doctóres, qui vénerant ex omni castéllo Galilǽæ et Iudǽæ et Ierúsalem: et virtus Dómini erat ad sanándum eos. Et ecce, viri portántes in lecto hóminem, qui erat paralýticus: et quærébant eum inférre, et pónere ante eum. Et non inveniéntes, qua parte illum inférrent præ turba, ascendérunt supra tectum, et per tégulas summisérunt eum cum lecto in médium ante Iesum. Quorum fidem ut vidit, dixit: Homo, remittúntur tibi peccáta tua. Et cœpérunt cogitáre scribæ et pharisǽi, dicéntes: Quis est hic, qui lóquitur blasphémias ? Quis potest dimíttere peccáta nisi solus Deus? Ut cognóvit autem Iesus cogitatiónes eórum, respóndens dixit ad illos: Quid cogitátis in córdibus vestris? Quid est facílius dícere: Dimittúntur tibi peccáta, an dícere: Surge et ámbula? Ut autem sciátis, quia Fílius hóminis habet potestátem in terra dimitténdi peccáta: Tibi dico, surge, tolle lectum tuum et vade in domum tuam. Et conféstim consúrgens coram illis, tulit lectum, in quo iacébat: et ábiit in domum suam, magníficans Deum. Et stupor apprehéndit omnes et magnificábant Deum. Et repléti sunt timóre, dicéntes: Quia vídimus mirabília hódie.

Vangelo di Luca 5, 17 - 26

Traduzione:

In quel tempo: Gesù stava un giorno insegnando; e là attorno c’erano dei Farisei e dottori della legge, venuti da ogni paese della Galilea e della Giudea e da Gerusalemme; e la potenza del Signore lo guidava ad operare guarigioni. Ed ecco degli uomini portar sopra un letticciuolo un paralitico, e cercavano di introdurlo per posarglielo davanti. Ma non avendo trovato come introdurlo a motivo della calca, salirono sul tetto, e, di fra i tegoli, lo calarono giù col letticciuolo, in mezzo, davanti a Gesù. Egli, veduta la loro fede , disse: «Uomo, ti son rimessi i tuoi peccati». Allora gli Scribi e i Farisei cominciarono a pensare e dire: «hi è costui che dice bestemmie? Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri disse loro: «Che andate pensando nei vostri cuori? Cos'è più facile dire: “Ti son rimessi i peccati"”, o dire: "Levati. su e cammina?". Ebbene, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra il potere di rimettere i peccati, rivolgendosi al paralitico: "A te lo dico: levati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua!". E quello, subito rizzatosi in presenza di essi, prese il suo giaciglio e se ne andò a casa, glorificando Dio. E tutti, colmi di meraviglia, lodavano Iddio e, invasi da spavento, dicevano: «Oggi abbiamo visto delle cose meravigliose».


Cosa sono le Quattro Tempora?

Quattro serie di tre giorni di digiuno e di astinenza, istituite dalla Chiesa al principio delle quattro stagioni dell'anno. Secondo S. Leone Magno questo digiuno è di origine ebraica; altri autori vi scorgono la continuazione delle ferie romane di carattere agricolo (feriae messis, vindemiae, sementiciae). Il Liber Pontificalis ne attribuisce l'istituzione al papa Callisto I (222). Da principio si avevano solamente tre tempora (ieiunium mensis IV, VII, X); nel sec. VI S. Gregorio Magno le fissò definitivamente al mercoledì, venerdì e sabato che precedono le domeniche 2ª di quaresima, 1ª dopo la pentecoste, 3ª di settembre e 3ª dell'avvento. Nel sabato delle tempora fu stabilito il tempo normale delle sacre ordinazioni.

Bibl.: L. Fischer Die kirchlichen Quatember. Ihre Entstehung, Entwicklung, ecc., Monaco 1914.

(da Enciclopedia Treccani online)