mercoledì 5 febbraio 2025

5 febbraio: sant'Agata


(photo by Gianni Dell'Utri)




VANGELO

In illo témpore: Accessérunt ad Iesum pharisaei, tentántes eum et dicéntes: Si licet hómini dimíttere uxórem suam quacúmque ex causa? Qui respóndens, ait eis: Non legístis, quia, qui fecit hóminem ab inítio, másculum et féminam fecit eos? et dixit: Propter hoc dimíttet homo patrem, et matrem, et adhærébit uxóri suæ, et erunt duo in carne una. Itaque iam non sunt duo, sed una caro. Quod ergo Deus coniúnxit, homo non séparet. Dicunt illi: Quid ergo Móyses mandávit dare libéllum repúdii, et dimíttere? Ait illis: Quóniam Móyses ad durítiam cordis vestri permísit vobis dimíttere uxóres vestras: ab inítio autem non fuit sic. Dico autem vobis, quia, quicúmque dimíserit uxórem suam, nisi ob fornicatiónem, et áliam dúxerit, moechátur: et qui dimíssam duxerit, moechátur. Dicunt ei discípuli eius: Si ita est causa hóminis cum uxore, non expedit nubere. Qui dixit illis: Non omnes cápiunt verbum istud, sed quibus datum est. Sunt enim eunúchi, qui de matris útero sic nati sunt; et sunt eunúchi, qui facti sunt ab homínibus; et sunt eunúchi, qui seípsos castravérunt propter regnum coelórum. Qui potest cápere, cápiat.

Vangelo di Matteo 19, 3  12

Traduzione:

In quel tempo si accostarono a Gesù dei Farisei per tentarlo, e gli dissero: «È lecito all'uomo ripudiare, per un motivo qualsiasi, la propria moglie?». Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina; e disse: “Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con la moglie e i due saranno una sola carne"? Dunque, non son più due, ma una sola carne. Ciò che Dio ha congiunto l'uomo dunque non lo divida». Allora gli replicarono : «Ma perché Mosè comandò di dare il libello di divorzio e di mandarla via?». E Gesù: «Per la durezza del vostro cuore, Mosè vi permise di ripudiare le vostre mogli; ma da principio non fu così. Io poi vi dico: chi rimanda la propria donna, se non è concubinato, e ne prende un'altra, è adultero; e chi sposa la ripudiata è adultero». Gli dicono i suoi discepoli: «Se tale è la condizione dell'uomo rispetto alla moglie, non conviene ammogliarsi». Ed egli disse loro: «Non tutti capiscono questo, ma soltanto quelli a cui è stato concesso. Ci sono infatti degli eunuchi, usciti tali dal seno della madre, e ci sono degli eunuchi fatti tali dagli uomini, e ci sono di quelli che si san fatti eunuchi da sé in vista del regno dei cieli. Comprenda chi può».


La nota del Liturgo 

"Oggi, nell'epistola, san Paolo (I Cor. I, 26-31) fa rilevare il mistero profondo della grazia, che eleva gli strumenti più deboli e disadatti a compiere i prodigi più meravigliosi. Che cosa infatti vi può essere di più debole d'una giovanetta? Eppure, sotto l'azione dello Spirito Santo, Agata santa affronta impavida la crudeltà e l'oscena malizia dei persecutori, e, cinta della duplice corona di verginità e di martirio, vola allo Sposo celeste, per divenire la protettrice della sua città natale, anzi di tutta la Chiesa! E' noto infatti che sant'Agata, non solo viene invocala a Catania contro le eruzioni dell'Etna, ma che l'antichità Cristiana le ha attribuito una singolare efficacia d'intercessione contro i terremoti. Per questo in tutte le parti d'Italia, nelle città e nelle campagne, si vedono ancor oggi numerose cappelle intitolate alla Martire Catanese.
(...) Nella lezione evangelica, (Matt. XIX, 3-12) per quanto ora sembri che male si accordi colla riservatezza cristiana, - Gesù parlava a dei grossolani Semiti - si fanno gli elogi della verginità. Questa però non è una legge universale, ma una vocazione speciale, a cui Dio chiama solo alcune anime prescelte. Come vi sono degli evirati a motivo di malattia o di mutilazione, cosi vi sono delle anime generose, che colla spada spirituale della mortificazione s'impongono volontariamente la castità perfetta, onde esser sacre a Dio e col corpo e col cuore.

(...) Non sono già le forze del Martire, ma è la grazia che lo rende superiore ai tormenti; onde gli Angeli ne esultano, non già precisamente per i soli patimenti, ma perché per mezzo di essi Dio viene glorificato, e l'innocente vittima, posta al bando quaggiù, acquista diritto di cittadinanza nella Gerusalemme superna."

(S.E.R. Cardinale A. I. Schuster OSB, Liber Sacramentorum, vol. VI, pp. 221-223)



Il martirio di Sant'Agata, affresco del XV secolo, 
chiesa di Saint-Croix a Ris, Puy de Dome.

(foto dal web)


INNO A SANT'AGATA

Martyris ecce dies Agathae,
Virginis emicat eximiae,
Christus eam sibi qua sociat,
Et diadema duplex decorat.

Stirpe decens, elegans specie,
Sed magis actibus atque fide,
Terrea prospera nil reputans,
Iussa Dei sibi corde ligans.

Fortior haec trucibusque viris,
Exposuit sua membra flagris,
Pectore quam fuerit valida
Torta mamilla docet patulo.

Deliciae cui carcer erat,
Pastor ovem Petrus hanc recreat ;
Inde gavisa magisque flagrans,
Cuncta flagella cucurrit ovans.

Ethnica turba rogum fugiens,
Huius et ipsa meretur opem ;
Quos fidei titulus decorat
His Venerem magis ipsa premat.



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martedì 4 febbraio 2025

4 febbraio: sant'Andrea Corsini


Guido Reni, Sant'Andrea Corsini in preghiera, Galleria degli Uffizi, Firenze.

(foto dal web)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis parábolam hanc: Homo péregre proficíscens vocávit servos suos, et trádidit illis bona sua. Et uni dedit quinque talénta, álii autem duo, álii vero unum, unicuíque secúndum própriam virtútem, et proféctus est statim. Abiit autem, qui quinque talénta accéperat, et operátus est in eis, et lucrátus est ália quinque. Simíliter et, qui duo accéperat, lucrátus est ália duo. Qui autem unum accéperat, ábiens fodit in terram, et abscóndit pecúniam dómini sui. Post multum vero témporis venit dóminus servórum illórum, et pósuit ratiónem cum eis. Et accédens qui quinque talénta accéperat, óbtulit ália quinque talénta,dicens: Dómine, quinque talénta tradidísti mihi, ecce, ália quinque superlucrátus sum. Ait illi dóminus eius: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui. Accéssit autem et qui duo talénta accéperat, et ait: Dómine, duo talénta tradidísti mihi, ecce, ália duo lucrátus sum. Ait illi dóminus eius: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui.

Vangelo di Matteo 25, 12 - 23

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Un uomo, in procinto di partire, chiamati i servi consegnò loro i suoi beni: a chi diede cinque talenti, a chi due, a chi uno: a ciascuno secondo la sua capacità, e subito partì. Tosto colui, che aveva ricevuto cinque talenti, andò a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Similmente quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno andò a fare una buca nella terra e vi nascose il danaro del suo padrone. Or molto tempo dopo ritornò il padrone di quei servi, e li chiamò a render conto. E venuto quello che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque dicendo: “Signore, me ne desti cinque, ecco ne ho guadagnati altri cinque”. E il padrone a lui: “Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; entra nella gioia del tuo Signore". E presentatosi l'altro che aveva ricevuto due talenti, disse: “Signore, me ne hai affidati due; eccone guadagnati altri due". E il padrone a lui: “Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele, nel poco, ti darò potere su molto: entra nella gioia del tuo Signore"».


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lunedì 3 febbraio 2025

3 febbraio: san Biagio


Raffigurazione musiva del Santo, dalla Cappella Palatina a Palermo; al di sopra del capitello, scena del Sacrificio d Isacco.

(photo by Francesco Bianco)




Agiografia

San Biagio nacque a Sebaste nell'Armenia. Passò la giovinezza fra gli studi, dedicandosi in modo particolare alla medicina. Al letto dei sofferenti curava le infermità del corpo, e con la buona parola e l'esempio cristiano cercava pure di risanare le infermità spirituali. Geloso della sua purezza ed amantissimo della vita religiosa, pensava di entrare in un monastero, quando, morto il vescovo di Sebaste, venne eletto a succedergli. Da quell'istante la sua vita fu tutta spesa pel bene dei suoi fedeli. In quel tempo la persecuzione scatenata da Diocleziano e continuata da Licinio infuriava nell'Armenia per opera dei presidi Lisia ed Agricola. Quest'ultimo, appena prese possesso della sua sede, Sebaste, si pose con febbrile attività in cerca di Biagio, il vescovo di cui sentiva continuamente magnificare lo zelo. Ma il sagace pastore, per non lasciare i fedeli senza guida, ai primordi della procella, si era eclissato in una caverna del monte Argeo. 
Per moltissimo tempo rimase celato in quella solitudine, vivendo in continua preghiera e continuando sempre il governo della Chiesa con messaggi segreti. Un giorno però un drappello di soldati mandati alla caccia delle belve per i giochi dell'anfiteatro, seguendo le orme delle fiere, giunsero alla sua grotta. Saputo che egli era precisamente il vescovo Biagio, lo arrestarono subito e lo condussero al preside. 
Il tragitto dal monte alla città fu un vero trionfo, perchè il popolo, nonostante il pericolo che correva, venne in folla a salutare colui che aveva in somma venerazione. Fra tanta gente corse anche una povera donna che, tenendo il suo povero bambino moribondo sulle sue braccia, scongiurava con molte lacrime il Santo a chiedere a Dio la guarigione del figlio. Una spina di pesce gli si era fermata in gola e pareva lo volesse soffocare da un momento all'altro. Biagio, mosso a compassione di quel bambino, sollevò gli occhi al cielo e fece sul sofferente il segno della croce.



Affresco medievale raffigurante il Santo dalla chiesa omonima a Zugliano (Vicenza).




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domenica 2 febbraio 2025

Purificazione della BVM (Candelora) a Ferrara


Santa Messa letta alle ore 18:00 preceduta dall’Adorazione Eucaristica alle ore 17:00.
Presso la chiesa di Santa Chiara in Corso Giovecca 179, Ferrara.
Celebrante don Davide Benini.

(photo by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Postquam impleti sunt dies purgatiónis Maríæ, secúndum legem Moysi, tulérunt Iesum in Ierúsalem, ut sísterent eum Dómino, sicut scriptum est in lege Dómini: Quia omne masculínum adapériens vulvam sanctum Dómino vocábitur. Et ut darent hóstiam, secúndum quod dictum est in lege Dómini, par túrturum aut duos pullos columbárum. Et ecce, homo erat in Ierúsalem, cui nomen Símeon, et homo iste iustus et timorátus, exspéctans consolatiónem Israël, et Spíritus Sanctus erat in eo. Et respónsum accéperat a Spíritu Sancto, non visúrum se mortem, nisi prius vidéret Christum Dómini. Et venit in spíritu in templum. Et cum indúcerent púerum Iesum parentes eius, ut fácerent secúndum consuetúdinem legis pro eo: et ipse accépit eum in ulnas suas, et benedíxit Deum, et dixit: Nunc dimíttis servum tuum, Dómine, secúndum verbum tuum in pace: Quia vidérunt óculi mei salutáre tuum: Quod parásti ante fáciem ómnium populórum: Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

Vangelo di Luca 2, 22 - 32

Traduzione:

In quel tempo: Compiutisi i giorni della purificazione di Maria, secondo la legge di Mosè, portarono Gesú a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge di Dio: Ogni maschio primogénito sarà consacrato al Signore; e per fare l’offerta, come è scritto nella legge di Dio: un paio di tortore o due piccoli colombi. Vi era allora in Gerusalemme un uomo chiamato Simone, e quest’uomo giusto e timorato aspettava la consolazione di Israele, e lo Spirito Santo era in lui. E lo Spirito Santo gli aveva rivelato che non sarebbe morto prima di vedere l’Unto del Signore. Condotto dallo Spirito andò al tempio. E quando i parenti vi recarono il bambino Gesú per adempiere per lui alla consuetudine della legge: questi lo prese in braccio e benedisse Dio, dicendo: Adesso lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola: Perché gli occhi miei hanno veduta la salvezza che hai preparato per tutti i popoli: Luce per illuminare le nazioni e gloria del popolo tuo Israele.





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sabato 1 febbraio 2025

1 febbraio: sant'Ignazio vescovo


Francesco Solimena, sant'Ignazio vescovo, XVIII secolo.

(photo by Giuliano Zoroddu)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Amen, amen, dico vobis, nisi granum fruménti cadens in terram, mórtuum fúerit, ipsum solum manet: si autem mórtuum fúerit, multum fructum affért. Qui amat ánimam suam, perdet eam: et qui odit ánimam suam in hoc mundo, in vitam ætérnam custódit eam. Si quis mihi mínistrat, me sequátur: et ubi sum ego, illic et miníster meus erit. Si quis mihi ministráverit, honorificábit eum Pater meus.

Vangelo di Giovanni 12, 24 - 25

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: se il chicco di frumento gettato in terra non muore, rimane infecondo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la salverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua; e dove sono io, ci sarà pure il mio Servo. Se uno mi serve lo onorerà il Padre mio».


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