domenica 29 ottobre 2023

Domenica di Cristo Re a Roma


Santa Messa letta con accompagnamento musicale alle ore 16:00 presso la chiesa di sant'Anna in Laterano in via Merulana a Roma, preceduta dalla recita del Santo Rosario alle ore 15:30.
Celebrante mons M.Agostini.

(photo by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Dixit Pilátus ad Iesum: Tu es Rex Iudæórum? Respóndit Iesus: A temetípso hoc dicis, an álii dixérunt tibi de me? Respóndit Pilátus: Numquid ego Iudǽus sum? Gens tua et pontífices tradidérunt te mihi: quid fecísti? Respóndit Iesus: Regnum meum non est de hoc mundo. Si ex hoc mundo esset regnum meum, minístri mei útique decertárent, ut non tráderer Iudǽis: nunc autem regnum meum non est hinc. Dixit ítaque ei Pilátus: Ergo Rex es tu? Respóndit Iesus: Tu dicis, quia Rex sum ego. Ego in hoc natus sum et ad hoc veni in mundum, ut testimónium perhíbeam veritáti: omnis, qui est ex veritáte, audit vocem meam.

Vangelo di Giovanni 18, 33 - 37

Traduzione:

In quel tempo: Pilato disse a Gesú: Sei tu il Re dei Giudei? Gesú gli rispose: Lo dici da te, o altri te l’hanno detto di me? Rispose Pilato: Sono forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani. Che cosa hai fatto? Rispose Gesú: Il mio regno non è di questo mondo; se fosse di questo mondo, i miei ministri certo si adopererebbero perché non fossi dato in potere ai Giudei: dunque il mio regno non è di quaggiú. Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei Re? Rispose Gesú: È come dici, io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. Chiunque sta per la verità, ascolta la mia voce.


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sabato 28 ottobre 2023

SS Simone e Giuda a Roma


Santa Messa cantata alle ore 18:30 presso la chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, Roma.
All'organo positivo e al canto il m. Christian Cattani.

(photo and video by Alessandro Franzni)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Hæc mando vobis, ut diligátis ínvicem. Si mundus vos odit: scitóte, quia me priórem vobis odio hábuit. Si de mundo fuissétis, mundus quod suum erat dilígeret; quia vero de mundo non estis, sed ego elegi vos de mundo, proptérea odit vos mundus. Mementóte sermónis mei, quem ego dixi vobis: Non est servus maior dómino suo. Si me persecúti sunt, et vos persequántur: si sermónem meum servavérunt, et vestrum servábunt. Sed hæc ómnia fácient vobis propter nomen meum: quia nésciunt eum, qui misit me. Si non veníssent et locútus fuíssem eis, peccátum non háberent: nunc autem excusatiónem non habent de peccáto suo. Qui me odit: et Patrem meum odit. Si ópera non fecíssem in eis, quæ nemo álius fecit, peccátum non háberent: nunc autem et vidérunt et odérunt et me et Patrem meum. Sed ut adimpleátur sermo, qui in lege eórum scriptus est: Quia ódio habuérunt me gratis.

Vangelo di Giovanni 15, 17 - 25

Traduzione:

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Questo io vi ordino: di amarvi scambievolmente. Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se voi foste del mondo, esso amerebbe ciò che è suo; invece, perché non gli appartenete, avendovi io tratti di mezzo al mondo. per questo esso vi odia. Ricordatevi di quella parola che vi dissi: non si dà servo più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi, se hanno osservata la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno per causa del mio nome; perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ora poi non hanno scusa del loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi compiuto tra loro opere tali che nessun altro mai fece, sarebbero senza colpa; ora però hanno veduto e hanno odiato me e il Padre mio. Ma deve adempiersi la parola scritta nella loro legge: “Mi odiarono senza motivo"».


Sanctus dall'Editio Medicea:



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XIImo Pellegrinaggio "Populus Summorum Pontificum ad Petri Sedem": Seconda Giornata


Pellegrinaggio alla Tomba di San Pietro e Canto dell'Ufficio di Sesta dei SS Apostoli Simone e Giuda all'Altare della Cattedra di San Pietro.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






Lorenzo Perosi, Tu es Petrus;



Salve Regina (tonus sollemnis) al termine del Canto dell'Ora Sesta:



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venerdì 27 ottobre 2023

XIImo Pellegrinaggio "Populus Summorum Pontificum ad Petri Sedem": Prima Giornata


Vespri Pontificali presieduti da Sua Ecc.za Rev.ma mons Athanasius Schneider ORC.

(photo and video by Alessandro Franzoni)




CAPITOLO

Fratress: Iam non estis hóspites et ádvenæ: sed estis cives Sanctórum et doméstici Dei: superædificáti super fundaméntum Apostolórum, et Prophetárum, ipso summo angulári lápide Christo Iesu.

Lettera agli Efesini 2, 19

Traduzione:

Fratelli: Voi non siete più ospiti e pellegrini, ma siete concittadini dei santi e della famiglia di Dio, edificati sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti, essendo Gesù Cristo la pietra maestra e angolare.


Incensazioni durante il Magnificat:



Preghiera ai SS Simone e Giuda:

O Dio, che per mezzo dei tuoi beati Apostoli Simone e Giuda ci hai concesso di giungere alla conoscenza del tuo nome, concedici di celebrare con frutto la loro gloria eterna e di trarne profitto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unita dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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mercoledì 25 ottobre 2023

lunedì 23 ottobre 2023

domenica 22 ottobre 2023

Ventunesima domenica dopo Pentecoste a Venezia


Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di san Simon Piccolo a Venezia (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzpni)






VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis parábolam hanc: Assimilátum est regnum cœlórum hómini regi, qui vóluit ratiónem pónere cum servis suis. Et cum cœpísset ratiónem pónere, oblátus est ei unus, qui debébat ei decem mília talénta. Cum autem non habéret, unde rédderet, iussit eum dóminus eius venúmdari et uxórem eius et fílios et ómnia, quæ habébat, et reddi. Prócidens autem servus ille, orábat eum, dicens: Patiéntiam habe in me, et ómnia reddam tibi. Misértus autem dóminus servi illíus, dimísit eum et débitum dimísit ei. Egréssus autem servus ille, invénit unum de consérvis suis, qui debébat ei centum denários: et tenens suffocábat eum, dicens: Redde, quod debes. Et prócidens consérvus eius, rogábat eum, dicens: Patiéntiam habe in me, et ómnia reddam tibi. Ille autem nóluit: sed ábiit, et misit eum in cárcerem, donec rédderet débitum. Vidéntes autem consérvi eius, quæ fiébant, contristáti sunt valde: et venérunt et narravérunt dómino suo ómnia, quæ facta fúerant. Tunc vocávit illum dóminus suus: et ait illi: Serve nequam, omne débitum dimísi tibi, quóniam rogásti me: nonne ergo opórtuit et te miseréri consérvi tui, sicut et ego tui misértus sum? Et irátus dóminus eius, trádidit eum tortóribus, quoadúsque rédderet univérsum débitum. Sic et Pater meus cœléstis fáciet vobis, si non remiséritis unusquísque fratri suo de córdibus vestris.

Vangelo di Matteo 18, 23 - 3

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. E avendo iniziato a fare i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Ma non avendo costui modo di pagare, il padrone comandò che fosse venduto lui, sua moglie, i figli e quanto aveva, e cosí fosse saldato il debito. Il servo, però, gettatosi ai suoi piedi, lo supplicava: Abbi pazienza con me, e ti renderò tutto. Mosso a pietà, il padrone lo liberò, condonandogli il debito. Ma il servo, partito da lí, trovò uno dei suoi compagni che gli doveva cento denari: e, presolo per la gola, lo strozzava dicendo: Pagami quello che devi. E il compagno, prostratosi ai suoi piedi, lo supplicava: Abbi pazienza con me, e ti renderò tutto. Ma quegli non volle, e lo fece mettere in prigione fino a quanto lo avesse soddisfatto. Ora, avendo gli altri compagni veduto tal fatto, se ne attristarono grandemente e andarono a riferire al padrone tutto quello che era avvenuto. Questi allora lo chiamò a sé e gli disse: Servo iniquo, io ti ho condonato tutto quel debito, perché mi hai pregato: non dovevi dunque anche tu aver pietà di un tuo compagno, come io ho avuto pietà di te? E sdegnato, il padrone lo diede in mano ai carnefici fino a quando non avesse pagato tutto il debito. Lo stesso farà con voi il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello.


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Perchè amo il Rito Tradizionale? di Francesco Righini


(photo by Alessandro Franzoni)


"Perchè amo il Rito tradizionale?" In risposta ad un sacerdote che mi rivolgeva tale domanda, ho scritto una risposta piuttosto articolata, che oso credere meritevole di lettura e che presento qui arricchita da alcune note.

«Innanzitutto, padre, la ringrazio per la serena curiosità priva di pregiudizi: ciò le rende veramente onore dal punto di vista e umano e pastorale.
Per parte mia vorrei fugare l’idea che il rito antico sia un rifugio dalla cattiva celebrazione del rito nuovo. La scelta dell’antica liturgia avviene per ragioni che ritengo fondate sull’oggettività del rito, che lo portano quanto a corrispondere o meno a delle preferenze personali di base che sono innate o sviluppate lungo la crescita della persona, e lo scelgo a parità di correttezza e solennità della celebrazione: ad una messa solenne in latino e canto gregoriano celebrata secondo il messale di Paolo VI dall’abate di Solesmes preferisco la stessa messa celebrata secondo il messale antico dall’abate del Barroux o di Norcia, alla messa bassa (recitata) celebrata devotamente in una intima cappella da un bravo sacerdote preferisco quella tridentina celebrata allo stesso modo dallo stesso bravo sacerdote.
Rinvengo nel rito antico due ordini di aspetti che lo rendono migliore: quelli dal punto di vista del contenuto del rito (trovo quindi che il rito antico – messa, ufficio divino, sacramenti, sacramentali – permetta una più ricca e completa esposizione dei misteri divini e dei tesori della spiritualità occidentale: ciò non significa che il rito nuovo ne sia del tutto privo, ma solo che ne sia meno ricco), e quelli dal punto di vista della sua adequazione all’intima natura umana. Il rito antico (di nuovo, dalla messa ai sacramentali) ha una perfetta organicità che, essendosi sviluppata lungo almeno quindici secoli, è capace di parlare a quegli aspetti costanti e profondi della natura, che non cambiano lungo il corso della storia (per questo, credo, la liturgia tradizionale attrae molti giovani che, come me quando lo conobbi la prima volta, non ne avevano mai sentito parlare prima, e magari non sono nemmeno cattolici o cristiani tout court).
Un esempio di questi aspetti è il reiterarsi in breve tempo (un anno in luogo dei tre della liturgia riformata da Paolo VI) di una liturgia ricca e varia, ma sempre uguale in una danza cosmica attorno al sole che è Cristo[1]: tutti gli anni so ormai in anticipo quali testi verranno cantati in chiesa a Pasqua, a Natale, quella tale domenica della quaresima o dell’avvento, conosco ormai a memoria – gli anglofoni direbbero, con più suggestiva espressione, a cuore: by heart – le antifone della messa, la loro musica gregoriana, ed il loro rapporto con la pericope scritturale[2], conosco quali salmi sono cantati o recitati nell’ufficio in quella data ora e in quel dato giorno della settimana – il salterio essendo ripartito sue sette invece che su ventuno giorni – quali sono le lezioni dei mattutini ed i loro responsori. Questo non per dire che conosco a memoria i libri liturgici (non è vero, anche se molte antifone effettivamente le ricordo), ma che questa costante ripetizione mi permette di vivere ed essere immerso in una liturgia che diventa presto parte dello stesso respiro della mia anima, che si fa carne e sangue, che è veramente parte della mia vita ed una parte famigliare, riconosciuta, amata: vivo attraverso l’anno liturgico nello stesso modo in cui, percorrendo una strada che mi sia abituale fin dalla nascita, riconosco ogni cantone, ogni campanile, ogni albero, stagno o roggia che incontro.
Un altro esempio è quello che nel bel libro del 1990 scritto dal musicista cattolico americano Thomas Day, Why Catholics can’t sing[3] l’autore chiama “l’accadere del rito”[4]: esso è oggettivo ed impersonale nel suo avere luogo, presente davanti ai miei occhi nel presbiterio illuminato, non dipende dalla mia volontà, dalle mie preferenze, dalla mia partecipazione (è ovvio, come ha appena letto, che vi partecipo eccome, ma esso avverrebbe lo stesso, anche se io non ci fossi, anche se radicalmente io non fossi: una sensazione simile non mi è mai capitata col rito nuovo, pur sapendo che anch’esso è liturgia e, metafisicamente, ha gli stessi caratteri di oggettività di quello antico). In questa liturgia indipendente e libera dalle nostre umane miserie intuisco la partecipazione della Chiesa trionfante, degli angeli e dei santi, e la comunione con tutta la Chiesa militante diffusa nel mondo[5]».

(di F.Righini)


Versione in inglese dell'articolo: QUI


NOTE

[1] Questo è messo in risalto dall’incentrare l’intero procedere della liturgia in una rivoluzione della terra attorno all’astro lucente, in un solo anno solare, invece che in tre, una modifica resa necessaria dalla pretesa di una maggiore ricchezza scritturale, ma che rende difficile la ruminatio, per dirla con gli antichi monaci benedettini, dei testi sacri i quali rischiano di affollarsi troppo numerosi nella mente del fedele e finanche del chierico, e scardina in modo arbitrario quel principio simbolico per il quale microcosmo e macrocosmo si corrispondono riassunti nell’alfa e omega che è Cristo glorioso: il corso del cosmo non corrisponde più a quello della celebrazione, il disporsi dei corpi e delle anime nel rito non trova più la propria rispondenza e risonanza nel procedere delle stagioni, l’opus Dei-liturgia viene separato dall’opus Dei-creazione. Cfr su questi temi le tre Note sopra la liturgia – in particolare la seconda - di Cristina Campo (edizione recente: Cristina Campo, Sotto falso nome, Milano, Adelphi, 1998, pp. 129-135), ed il breve ma suggestivo libretto del grande musicologo svizzero Marius Schneider, Singende Steine (edizione italiana recente: Marius Schneider, Pietre che cantano, Milano, SE, 2005).

[2] Cfr. Fulvio Rampi, Del canto gregoriano, Dialoghi sul canto proprio della Chiesa, a cura di Maurizio Cariani e Fabrizio Lonardi, Milano, Rugginenti, 2006, pp. 46-59.

[3] Thomas Day, Why Catholics can’t sing, The Culture of Catholicism and the Triumph of Bad Taste, New York, Crossroad, 1990.

[4] Mi sia consentita un’ampia citazione del testo stesso: «Roman Catholicism used to know all about the idea of letting liturgy be liturgy. (Like the Orthodox, it knew how to make “the people” feel that they were actors on a cosmic theater set.) But the church is rapidly moving away from this way of doing things to a system which tries to appease each constituency and subconstituency within “the people.” In other words, it is moving away from a ritual which simply takes place (the historic method) to something that is presented to a constituency. The tehologians may say otherwise, but members of the laity have the impression that, in the “new” Mass, the priest, musicians, and assistants seem to be presenting a show at the congregation. Let me give the reader two “pictures” which clarify this important distinction between the event which “takes place” and the one which is “presented to” a congregation. In the 1950s I attended the somber Tenebrae service during Holy Week in Philadelphia0s Catholic cathedral. A choir of seminarians, seated in the front of the church, elegantly chanted one Latin psalm after another, without accompaniment. Now and then, a priest would appear, beautifully chant one of the readings (again, in Latin), and then disappear into the sacristy. Aside from seminarians, there was a total of about six members of the laity in the congregation. The time of day was inconvenient for most people; the cathedral had made almost no effort to publicize Tenebrae or explain it. But nobody worried about the small “turnout.” Nobody was embarrassed. Liturgy of all sorts just “was,” whether two people were there or two hundred. My second picture takes us to a large urban unviersity. I was strolling past the university’s large chapel and heard some impressive music coming from it. I decided to follow the sounds to their origin. There, inside the chapel, I beheld a robed and paid choir of about twenty, under the direction of the finest organist within a radius of a hundred miles. As I stood there at the entrance of the edifice, I froze in a mild form o terror, because the five ro so clergymen who were conducting this interdenominational service were all intensely staring at me with a mixture of rage and hope. I was the third member of a congregation of three and my toes were curling. Tenebrae “took place.” The interdenominational service was “presented to” a congregation. In the first event, everybody, including the six laypeople in the cavernous church, was part of an action which moved forward, in one direction. In the second event, the service moved toward the congregation, which was not there.» (op. cit., pp. 80-81).

[5] Non ho citato il collegamento evidente a tutti – proprio a tutti, persino agli atei, da quelli che firmarono i famosi appelli di Una Voce e della Latin Mass Society negli anni sessanta del secolo scorso al noto autore francese Michel Onfray, che ha recentemente pubblicato sul Figaro una apologia del rito tradizionale dal suo punto di vista di non credente – fra liturgia latina e civilizzazione occidentale: nella musica, nella poesia, nelle arti figurative. Anch’esso mi collega, seppure in maniera meno mistica, alle innumerevoli generazioni cristiane che mi hanno preceduto, e più specificamente al meglio della loro cultura. Saper di avere a disposizione “nei propri forzieri” i più alti pinnacoli della civiltà occidentale, e tuttavia non poterli offrire all’altare di Dio: questo sarebbe orribile ma esula dall’essenza della liturgia in sé e per sé.


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mercoledì 18 ottobre 2023

San Luca a Roma


Santa Messa letta alle 7:15 presso la chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini a Roma.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Designávit Dóminus et álios septuagínta duos: et misit illos binos ante faciem suam in omnem civitátem et locum, quo erat ipse ventúrus. Et dicebat illis: Messis quidem multa, operárii autem pauci. Rogáte ergo Dóminum messis, ut mittat operários in messem suam. Ite: ecce, ego mitto vos sicut agnos inter lupos. Nolite portáre sácculum neque peram neque calceaménta; et néminem per viam salutavéritis. In quamcúmque domum intravéritis, primum dícite: Pax huic dómui: et si ibi fúerit fílius pacis, requiéscet super illum pax vestra: sin autem, ad vos revertétur. In eádem autem domo manéte, edentes et bibéntes quæ apud illos sunt: dignus est enim operárius mercéde sua. Nolíte transíre de domo in domum. Et in quamcúmque civitátem intravéritis, et suscéperint vos, manducáte quæ apponúntur vobis: et curáte infírmos, qui in illa sunt, et dícite illis: Appropinquávit in vos regnum Dei.

Vangelo di Luca 10, 1 - 9

Traduzione:

In quel tempo: Il Signore scelse anche altri settantadue discepoli e li mandò a due a due innanzi a sé in, ogni città e luogo dove egli era per andare. E diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai per la sua mietitura. Andate! Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo a lupi. Non portate né borsa, né sacca, né sandali; e per la strada non salutate nessuno. In qualunque casa entrerete, dite prima di tutto: “Pace a questa casa”. E se ci sarà un figlio di pace riposerà su di lui la pace vostra, altrimenti ritornerà a voi. E nella stessa casa restate, mangiando e bevendo di quel che vi dànno; perché l'operaio è degno della sua mercede. Non girate di casa in casa. E in qualunque città entrerete, se vi accolgono, mangiate di quel che vi sarà messo davanti e guarite gli infermi che ci sono, e dite loro: “Sta per venire a voi il Regno di Dio"».


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domenica 8 ottobre 2023

Diciannovesima domenica dopo Pentecoste a Roma


Santa Messa dialogata alle ore 16:00 presso la chiesa di Sant'Anna in via Merulana a Roma.
Celebrante odierno mons M.Agostini.

(photo Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Loquebátur Iesus princípibus sacerdótum et pharisǽis in parábolis, dicens: Símile factum est regnum cœlórum hómini regi, qui fecit núptias fílio suo. Et misit servos suos vocáre invitátos ad nuptias, et nolébant veníre. Iterum misit álios servos, dicens: Dícite invitátis: Ecce, prándium meum parávi, tauri mei et altília occísa sunt, et ómnia paráta: veníte ad núptias. Illi autem neglexérunt: et abiérunt, álius in villam suam, álius vero ad negotiatiónem suam: réliqui vero tenuérunt servos eius, et contuméliis afféctos occidérunt. Rex autem cum audísset, iratus est: et, missis exercítibus suis, pérdidit homicídas illos et civitátem illórum succéndit. Tunc ait servis suis: Núptiæ quidem parátæ sunt, sed, qui invitáti erant, non fuérunt digni. Ite ergo ad exitus viárum et, quoscúmque invenéritis, vocáte ad núptias. Et egréssi servi eius in vias, congregavérunt omnes, quos invenérunt, malos et bonos: et implétæ sunt núptiæ discumbéntium. Intrávit autem rex, ut vidéret discumbéntes, et vidit ibi hóminem non vestítum veste nuptiáli. Et ait illi: Amíce, quómodo huc intrásti non habens vestem nuptiálem? At ille obmútuit. Tunc dixit rex minístris: Ligátis mánibus et pédibus eius, míttite eum in ténebras exterióres: ibi erit fletus et stridor déntium. Multi enim sunt vocáti, pauci vero elécti.

Vangelo di Matteo 22, 1 - 14

Traduzione:

In quel tempo: Gesú parlava ai príncipi dei sacerdoti e ai Farisei con parabole, dicendo: Il regno dei cieli è simile a un re, il quale celebrò le nozze del suo figlio: egli mandò i suoi servitori a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non volevano andare. Mandò di nuovo altri servitori a dire agli invitati: Il mio pranzo è già pronto: sono stati uccisi i miei tori e gli animali grassi, e tutto è pronto: venite alle nozze. Ma quelli non se ne curarono, e se ne andarono chi alla sua villa, chi al suo negozio. Altri poi, presi i servi di lui, li trattarono a contumelie e li uccisero. Udito ciò, il re si sdegnò: e mandate le sue milizie sterminò quegli omicidi e dette alle fiamme la loro città. Allora disse ai suoi servi: Le nozze sono pronte, ma quelli che erano stati invitati non furono degni. Andate, dunque agli angoli delle strade e quanti incontrerete chiamateli alle nozze. E andati i servi di lui per le strade, radunarono quanti trovarono, buoni e cattivi, sí che la sala del banchetto fu piena di convitati. Entrato il re per vedere i convitati, vide un uomo che non era in abito da nozze. E gli disse: Amico, come sei entrato qua, non avendo la veste nuziale? Ma quegli ammutolí. Allora il re disse ai suoi ministri: Legatelo mani e piedi, e gettatelo nelle tenebre esteriori: ivi sarà pianto e stridore di denti. Poiché molti sono i chiamati, e pochi gli eletti.


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domenica 1 ottobre 2023

Diciottesima domenica dopo Pentecoste a Venezia


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo a Venezia (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni




VANGELO

In illo témpore: Ascéndens Iesus in navículam, transfretávit et venit in civitátem suam. Et ecce, offerébant ei paralýticum iacéntem in lecto. Et videns Iesus fidem illórum, dixit paralýtico: Confíde, fili, remittúntur tibi peccáta tua. Et ecce, quidam de scribis dixérunt intra se: Hic blasphémat. Et cum vidísset Iesus cogitatiónes eórum, dixit: Ut quid cogitátis mala in córdibus vestris? Quid est facílius dícere: Dimittúntur tibi peccáta tua; an dícere: Surge et ámbula? Ut autem sciátis, quia Fílius hóminis habet potestátem in terra dimitténdi peccáta, tunc ait paralýtico: Surge, tolle lectum tuum, et vade in domum tuam. Et surréxit et ábiit in domum suam. Vidéntes autem turbæ timuérunt, et glorificavérunt Deum, qui dedit potestátem talem homínibus.

Vangelo di Matteo 9, 1 - 8

Traduzione:

In quel tempo: Gesú, salito su una barca, ripassò il lago, e andò nella sua città. Quand’ecco gli presentarono un paralitico giacente nel letto. Veduta la loro fede, Gesú disse al paralitico: Figlio, confida: ti sono perdonati i tuoi peccati. Súbito alcuni scribi dissero in cuor loro: Costui bestemmia. E Gesú, avendo visto i loro pensieri, rispose: Perché pensate male in cuor vostro? Cos’è piú facile dire: Ti sono perdonati i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, onde sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sopra la terra di rimettere i peccati: Sorgi, disse al paralitico, piglia il tuo letto e vattene a casa tua. E quegli si alzò e se ne andò a casa sua. Vedendo ciò le turbe si intimorirono e glorificarono Iddio che diede agli uomini tanto potere.



Lucio Massari, Gesù guarisce il paralitico, olio su tela, 1600 ca, Musei Capitolini, Roma.

(foto dal web)


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