domenica 18 luglio 2021

Domenica del SSmo Redentore a Venezia

 

Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo a Venezia (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore : Dixit Jesus Nicodémo : sic Deus diléxit mundum, ut Fílium suum unigénitum daret : ut omnis qui credit in eum, non péreat, sed hábeat vitam ætérnam. Non enim misit Deus Fílium suum in mundum, ut júdicet mundum, sed ut salvétur mundus per ipsum. Qui credit in eum, non judicátur; qui autem non credit jam judicátus est quia non credidit in nomine unigeniti Filii Dei
  
Vangelo di Giovanni 3, 14-18

Traduzione:

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.




Venezia e il Redentore

Nel 1575 Venezia fu colpita dall'ennesima epidemia di peste che si rivelò presto una delle più virulente di tutti i tempi. Nonostante i provvedimenti severi adottati per limitarne la diffusione, nella primavera del 1576 la violenza del morbo fu tale che si contavano anche 400 morti al giorno; alla fine dell'epidemia le vittime saranno circa 50.000.

Dato che gli sforzi fatti per debellare la malattia erano risultati vani, il Doge, le autorità e i veneziani tutti decisero di appellarsi alla Pietà Divina con un voto attraverso il quale si impegnavano ad edificare una chiesa dedicata al Redentore. Ogni anno, per ricordare l'intervento divino, i veneziani avrebbero fatto una solenne visita al tempio nell'anniversario della liberazione dal contagio.

L'isola della Giudecca offriva il luogo adatto per ospitare un tempio grandioso, ad alta visibilità e sufficentemente distante dal centro di Venezia, in quanto era prassi comune, in questi casi, edificare le chiese votive fuori dalle mura della città. La chiesa, per le sue dimensioni eccezionali, avrebbe quindi dominato tutta l'isola, evidenziando il significato religioso del trionfo del Redentore sulla peste, cioè quello di Gesù Cristo sulla morte e sul peccato; a questo messaggio si sommava quello politico-militare della vittoria di Venezia sui Turchi ottenuta nella trionfante battaglia di Lepanto del 1571.
Il tempio sarebbe stato affidato alla custodia dei padri cappuccini, amati dai veneziani, presenti alla Giudecca sin dal 1539 dove avevano il loro convento e una piccola chiesa; essi avrebbero assicurato un'adeguata custodia e garantito la preghiera continua.

L'incarico fu affidato al più celebre architetto del tempo, proto (cioè consulente ufficiale) della Repubblica: Andrea Palladio. Presto iniziarono i lavori: il 3 maggio 1577 veniva posta la prima pietra e questa cerimonia sembrò propiziatrice in quanto si ebbe subito una diminuzione del contagio che portò poi, nel mese di luglio, a dichiarare la città libera dalla peste. La terza domenica di luglio avveniva quindi la prima processione solenne al tempio in costruzione. Palladio diresse personalmente i lavori fino alla sua morte, nel 1580; consclusa l'opera, essa verrà consacrata nel 1592.

I padri cappuccini avevano accettato volentieri la custodia del tempio, ma quando si resero conto della grandiosità che stava assumendo l'edificio in costruzione, furono presi da scrupoli perchè ritenevano che ciò contrastasse con le regole di umiltà e semplicità a cui si ispiravano. Posero quindi delle precise condizioni per preservare il loro voto di povertà: chiesero ed ottennero dal Senato un decreto che vietava le sepolture privilegiate all'interno della chiesa ed evitare così anche il ricavato delle Messe di suffragio.
Questo ha permesso la salvaguardia della chiesa stessa che è giunta fino a noi integra, priva di aggiunte successive, pura nelle forme come l'aveva progettata Palladio.

La festa del Redentore è ancora oggi uno degli avvenimenti più attesi dai veneziani. Per consentire il pellegrinaggio al tempio viene costruito, oggi come allora, un ponte votivo, che collega la chiesa alla fondamenta delle Zattere. Alla vigilia della terza domenica di luglio i veneziani trascorrono la serata sulle barche ornate da festoni e palloncini nel canale della Giudecca e nel bacino di San Marco. La festa culmina nello spettacolo pirotecnico che fa da cornice alla chiesa del Redentore tutta illuminata e parata a festa. Durante la giornata di domenica vengono celebrate le Messe di Ringraziamento alla presenza delle autorità cittadine e religiose.


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