(photo by Alessandro Franzoni)
VANGELO
In illo témpore: Respóndens Iesus discípulis suis, ait illis: Habéte fidem Dei. Amen, dico vobis, quia, quicúmque díxerit huic monti: Tóllere et míttere in mare, et non hæsitáverit in corde suo, sed credíderit, quia, quodcúmque díxerit, fiat, fiet ei. Proptérea dico vobis: Omnia quæcúmque orántes pétitis, crédite quia accipiétis, et evénient vobis.
(Vangelo secondo Marco 11, 22 - 24)
Traduzione:
In quel tempo, Gesù prese a dire ai suoi discepoli: «Abbiate fede in Dio. In verità vi dico, se uno dirà a questo monte: “Levati e gettati in mare", e non esiterà in cuor suo, ma crederà che quanto ha detto si compirà, gli verrà fatto. Per questo vi dico: Qualunque cosa domandate nell'orazione, abbiate fede di attenerla, e la otterrete».
Paolo de Matteis (1662-1728), San Gregorio Taumaturgo, presso la cappella del Seminario di Lecce, in Puglia.
Agiografia:
San Gregorio, soprannominato
Taumaturgo, nacque al principio del secolo III in Neocesarea del
Ponto. I suoi genitori, illustri per nobiltà e ricchezze, ma
idolatri, lo allevarono, assieme al fratello Atenodoro, nelle pagane
superstizioni. Ma la Provvidenza Divina che aveva prestabilito di
farne due grandi luminari della Chiesa, dispose che ancora fanciulli
trovassero la verità e la vera religione.
Dotato di grande
penetrativa e di una sete inestinguibile di sapere, Gregorio fu messo
a frequentare la scuola di filosofia del celebre Origene.
Alla
luce di quelle lezioni tanto eloquenti, la sua mente logica fu
rischiarata e ben presto volle essere battezzato. Approfonditosi in
modo particolare nello studio della Sacra Scrittura, deliberò di
consacrarsi interamente al divino servizio e di rinunziare a ogni
vantaggio terreno. Infatti, mentre era ancora a Cesarea, la morte gli
rapì i genitori, ed egli trovandosi padrone di molte ricchezze, ne
fece parte alle vedove e agli orfani e si ritirò in una
solitudine.
La penitenza, la preghiera e la studio della Sacra
Bibbia furono i suoi grandi mezzi per salire alla contemplazione e
alla perfezione. Non potè tuttavia rimanere ignoto, poichè la fama
dei suoi consigli e delle sue virtù giunse agli orecchi del santo
vescovo Fotino, che per speciale rivelazione dello Spirito Santo, lo
volle far risplendere sul candelabro della Chiesa, creandolo vescovo
di Neocesarea.
Invano tentò ripetutamente di sottrarsi al grave
peso; ma conosciuta essere quella la volontà di Dio, dopo una
conveniente preparazione, fece l’ingresso nella sua popolatissima
città, che non contava però più di 17 cristiani.
Nondimeno la
sua fama di uomo straordinario aveva incoscientemente preparato quel
popolo idolatra al culto del vero Dio; e da parte sua il Santo non
risparmiò sforzi, preghiere e specialmente miracoli per affrettarne
la conversione.
Ne riportiamo qualcuno. Si trattava di costruire
il primo tempio cristiano; ma il fiume da un lato e la montagna
dall’altro rendevano angusto il luogo. Il Santo comanda al monte di
scostarsi, e il monte docilmente si sposta quanto è necessario.
Il
popolo si lagnava che una palude, già causa di discordie tra
fratelli, rendeva insalubre il clima. Gregorio con il segno di croce
la fa divenire fertile campagna.
In una piena, il torrente di
Casalmacco ruppe gli argini e minacciava l’abitato: vi accorre il
Santo, pianta in terra il suo bastone, le acque si ritirano nel loro
alveo e il bastone diviene robustissima pianta.
I tanti prodigi
del taumaturgo vescovo non valsero a salvarlo dalla persecuzione di
Decio, nè dall’esilio. Di là vigilava e pregava per la
perseveranza del suo gregge nella fede.
Conosciuta poi, per divina
rivelazione, l’ora della sua morte, comandó di fare diligente
ricerca di quanti pagani rimanessero ancora nella sua diocesi, e
saputo ch’erano 17 esclamò: “Deo gratias, alla mia venuta trovai
appunto 17 cristiani!”.
Dopo 25 anni di episcopato chiuse
placidamente gli occhi nel Signore. Era l’anno 270.
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