In queste ultime domeniche dopo
l'Epifania, la santa Messa, come ho menzionato l'altra volta,
comincia con le parole: " Adoráte Deum, omnes Angeli eius ".
La
settimana scorsa, ne ho colto l'occasione per parlare dell'
Adorazione, in genere, oggi ne coglierò l'occasione per parlare
dell'Adorazione propria alla santa Messa.
Come anche l'altra
volta ho detto: l'atto principale dell'adorazione è il sacrificio, e
il sacrificio per eccellenza è il Sacrificio della Croce, lo stesso
Sacrificio della santa Messa. Questo Sacrificio, come ogni
sacrificio, consiste in tre elementi:
- l'offerta della Vittima;
-
la distruzione della Vittima;
- e la comunicazione della
grazia.
Nella santa Messa l'offerta della Vittima e
l'Offertorio, quando nostro Signore Gesù Cristo + tramite il
celebrante offre se stesso a Dio Padre nei simboli del pane e del
vino, non offre pane e vino a Dio Padre, non avrebbe senso, ma offre
se stesso al Padre in modo simbolico, in un modo che anticipa
l'offerta di se stesso più tardi nel corso della santa Messa.
La
distruzione della Vittima secondo l'opinione comune dei teologi,
compreso il Dottor angelico san Tommaso d'Aquino, avviene alla
Consacrazione, quando il Signore si immola sull'Altare con la spada
spirituale delle parole di consacrazione, nell'immagine di san
Gregorio Nazianzeno.
La comunicazione della grazia avviene
soprattutto nella santa Comunione quando nostro Signore Gesù Cristo
+ si comunica se stesso ai fedeli, come la grazia increata.
La
differenza tra i sacrifici dell'Antico Testamento e quell'unico
Sacrificio del Nuovo Testamento è che, nell'Antico Testamento, un
animale viene offerto ed immolato a Dio che poi elargisce la sua
grazia sull'uomo, nel Nuovo Testamento Dio stesso si offre e si
immola a Dio che poi elargisce se stesso sull'uomo. Vediamo
chiaramente come il sacrificio dell'Antico Testamento non è che
un'ombra e un segno di quel Sacrificio per eccellenza del Nuovo
Testamento.
Noi che assistiamo alla santa Messa siamo chiamati ad
unirci al Sacrificio del Figlio divino, al Suo Padre divino, col dono
completo di noi stessi. All'Offertorio offriamo a Dio tutte le nostre
azioni, le nostre gioie, le nostre sofferenze, la nostra persona e
persino la nostra vita intera. Alla Consacrazione ci immoliamo
completamente a Lui nello spirito, come i santi Martiri si sono
immolati completamente a Lui nel corpo. Alla santa Comunione come
riscambio per il Suo dono intero di se a noi, ci diamo interamente a
Lui, e nel ringraziamento che raccomando a tutti, almeno per qualche
minuto dopo la santa Messa, prolunghiamo questo dono di noi stessi a
Lui per la gloria del Suo santissimo Nome. Così partecipiamo al
santo Sacrificio della Messa, sacrificandoci con l'Ostia Divina
all'Offertorio, alla Consacrazione, dandoci a Lui nella santa
Comunione.
Questo sacrificio che facciamo di noi alla santa
Messa in modo diretto ed esplicito, lo dobbiamo fare anche in ogni
momento della nostra vita, cioè, in modo indiretto ed implicito:
tutte le nostre azioni, tutte le nostre gioie e pene vengono offerte,
quando sono compiute o sentite a Dio, così la nostra persona e la
nostra vita viene trasformata in un olocausto alla Maestà Divina,
viene santificata e divinizzata. Le pene e le difficoltà non ci
conducono più all'impazienza, al risentimento, alle lamentele in
pensiero o parola, ad un atteggiamento nichilista che la vita non
abbia senso, che Dio non esista, che non si occupi di me, ad un
atteggiamento in una parola di sfiducia in Dio, ma nella luce della
fede divengono occasioni per un atto di offerta, un atto di amore
verso Dio, per guadagnare meriti per l'eternità, questo Sacrificio.
Questo atto principale dell'adorazione che compiamo con tutta la
nostra vita e in particolar modo alla santa Messa è un sacrificio,
totale, di noi stessi.
Il Signore disse: se uno non avrà
rinunciato a tutto, non potrà essere il mio discepolo.
Voglio
concludere in questo riguardo con un passo di Tommaso da Kempis nel
suo libro L'Imitazione di Cristo.
"Parola del
diletto.
domenica 13 febbraio 2011
Sesta domenica dopo l'Epifania a Venezia
Santa Messa cantata presso la chiesa di San Simeon Piccolo (fronte stazione).
Celebrante don Konrad Zu Loewenstein FSSP.
(photo by Shawn Tribe)
VANGELO
In illo témpore: Dixit Iesus turbis parábolam hanc: Símile est regnum cœlórum grano sinápis, quod accípiens homo seminávit in agro suo: quod mínimum quidem est ómnibus semínibus: cum autem créverit, maius est ómnibus oléribus, et fit arbor, ita ut vólucres cœli véniant et hábitent in ramis eius. Aliam parábolam locútus est eis: Símile est regnum cœlórum ferménto, quod accéptum múlier abscóndit in farínæ satis tribus, donec fermentátum est totum. Hæc ómnia locútus est Iesus in parábolis ad turbas: et sine parábolis non loquebátur eis: ut implerétur quod dictum erat per Prophétam dicéntem: Apériam in parábolis os meum, eructábo abscóndita a constitutióne mundi.
Vangelo di Matteo 13, 31 - 35
Traduzione:
In quel tempo: Gesù disse alle turbe questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un grano di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo: e questo grano è la più piccola di tutte le sementi, ma, cresciuta che sia, è più grande di tutti gli erbaggi e diventa un albero: così che gli uccelli dell’aria vanno e si riposano sui suoi rami. E disse loro un’altra parabola: Il regno dei cieli è simile a un po’ di lievito, che una donna mescola a tre staia di farina, così che tutto sia fermentato. Gesù disse tutte queste parabole alle turbe: e mai parlava loro se non in parabole: affinché si adempisse il detto del Profeta: aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose nascoste dalla fondazione del mondo.
Omelia:
Con le braccia stese sulla Croce, tutto nudo il corpo, io
offersi liberamente me stesso a Dio Padre, per i tuoi peccati,
cosicché nulla fosse in me che non si trasformasse in sacrificio,
per placare Iddio. Allo stesso modo anche tu devi offrire a me
volontariamente te stesso, con tutte le tue forze e con tutto il tuo
slancio, dal più profondo del cuore, in oblazione pura e santa. Che
cosa posso io desiderare da te più di questo, che tu cerchi di
offrirti a me interamente? Qualunque cosa tu mi dia, fuor che te
stesso, l'ho per un nulla, perché io non cerco il tuo dono, ma te.
Come non ti basterebbe avere tutto, all'infuori di me, così neppure
a me potrebbe piacere qualunque cosa tu mi dessi, senza l'offerta di
te. Offriti a me; da te stesso totalmente a Dio: così l'oblazione
sarà gradita. Ecco, io mi offersi tutto al Padre, per te; diedi
persino tutto il mio corpo e il mio sangue in cibo, perché io
potessi essere tutto tuo e perché tu fossi sempre con me. Se tu,
invece, resterai chiuso in te, senza offrire volontariamente te
stesso secondo la mia volontà, l'offerta non sarebbe piena e la
nostra unione non sarebbe perfetta" (Imitazione di Cristo
Libro IV cap.VIII).
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