domenica 25 marzo 2012

Domenica della Passione di NSGC a Venezia


Santa Messa cantata presso la chiesa di San Simon Piccolo a Venezia (fronte stazione).
Celebrante don Konrad Zu Loewenstein FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Dicébat Iesus turbis Iudæórum: Quis ex vobis árguet me de peccáto? Si veritátem dico vobis, quare non créditis mihi? Qui ex Deo est, verba Dei audit. Proptérea vos non audítis, quia ex Deo non estis. Respondérunt ergo Iudaei et dixérunt ei: Nonne bene dícimus nos, quia Samaritánus es tu, et dæmónium habes? Respóndit Iesus: Ego dæmónium non hábeo, sed honorífico Patrem meum, et vos inhonorástis me. Ego autem non quæro glóriam meam: est, qui quærat et iúdicet. Amen, amen, dico vobis: si quis sermónem meum serváverit, mortem non vidébit in ætérnum. Dixérunt ergo Iudaei: Nunc cognóvimus, quia dæmónium habes. Abraham mórtuus est et Prophétæ; et tu dicis: Si quis sermónem meum serváverit, non gustábit mortem in ætérnum. Numquid tu maior es patre nostro Abraham, qui mórtuus est? et Prophétæ mórtui sunt. Quem teípsum facis? Respóndit Iesus: Si ego glorífico meípsum, glória mea nihil est: est Pater meus, qui gloríficat me, quem vos dícitis, quia Deus vester est, et non cognovístis eum: ego autem novi eum: et si díxero, quia non scio eum, ero símilis vobis, mendax. Sed scio eum et sermónem eius servo. Abraham pater vester exsultávit, ut vidéret diem meum: vidit, et gavísus est. Dixérunt ergo Iudaei ad eum: Quinquagínta annos nondum habes, et Abraham vidísti? Dixit eis Iesus: Amen, amen, dico vobis, antequam Abraham fíeret, ego sum. Tulérunt ergo lápides, ut iácerent in eum: Iesus autem abscóndit se, et exívit de templo. 

Vangelo secondo Giovanni 8, 46 - 59

Traduzione:

In quel tempo: Gesù disse alla folla dei Giudei: Chi di voi può accusarmi di peccato? Se vi dico la verità perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta la parola di Dio. Per questo voi non l’ascoltate: perché non siete da Dio. Ma i Giudei gli rispòsero: Non abbiamo forse ragione di dire che sei un Samaritano e un posseduto dal demònio? Gesù rispose: Non sono posseduto dal demònio, bensí onoro il Padre mio e voi mi insultate. Io non cerco la gloria per me, c’è chi la cerca e giúdica. In verità, in verità vi dico: chi osserverà la mia parola non vedrà la morte in eterno. I Giudei gli díssero: Ora sappiamo per certo che sei posseduto dal demònio. Abramo è morto e pure i profeti, e tu dici: Chi osserverà la mia parola non vedrà la morte in eterno. Sei forse più grande del nostro padre Abramo, che è morto, o dei profeti, che sono pure morti? Chi pretendi di essere? Gesù rispose: Se mi glorífico da me stesso, la mia gloria è nulla; chi mi glorífica è il Padre mio che voi dite essere vostro Dio. Voi non lo conoscete, ma io lo conosco, e se dicessi di non conòscerlo sarei un bugiardo, come voi. Ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, agognò di vedere il mio giorno: lo vide e ne gioí. I Giudei gli díssero: Non hai ancora cinquantanni e hai visto Abramo? Gesù rispose: In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, io sono. Allora raccòlsero delle pietre per scagliarle contro di lui, ma Gesù si nascose ed uscí dal tempio.


Omelia:

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.Dalla Domenica della Passione in poi, le Statue e le Croci della Chiesa sono coperte, affinché possiamo meditare dentro di noi, in modo più intimo, la Passione del Signore. Per aiutarci in questo lavoro in modo salutare voglio meditare oggi, brevemente, l'Agonia del Signore nell'orto del Getzemani.Là Egli soffriva la Passione, che era davanti ai Suoi occhi dal momento del Suo Concepimento e lo sarebbe stato sino alla Sua morte, nel modo più forte e più intenso. Getzemani, allora, significa etimologicamente "frantoio di olive" get-shemen, e spiritualmente significa il luogo dove, il Suo Preziosissimo Sangue esce da Lui mediante la Sua mortale agonia, come olio con cui siamo rifatti, unti e nutriti come accenna la Parola nel Cantico dei Cantici " oleum effussum nomen tuum " (1,1)."Coepit contristari et maestus esse / cominciò a provare tristezza e angoscia" (XXVI, 37), scrive San Matteo, la tristezza ora è l'emozione che si sente davanti ad un male che non si può fuggire, questo male era quintuplice:

1. La visione della Sua Passione e della Sua morte, i singoli tormenti, le flagellazioni, gli obbrobri, schiaffi, derisioni, blasfemie, la Croce e la morte in tutta la sua estensione, profondità ed acerbità che Lo fece gemere, tremare, languire, impallidire, indebolire, gettarsi per terra e sudare sangue. E questo per espiare il compiacimento del peccato di Adamo in quell'altro orto di Eden, e di tutti gli altri peccatori.
2. La visione di tutti i peccati e di ogni peccato di tutti gli uomini e di ogni uomo, da Adamo e fino alla fine del mondo; tutti i sacrilegi soprattutto verso il Santissimo Sacramento dell'Altare, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le calunnie, le blasfemie e tutti i crimini, i più enormi e i più orrendi mai commessi assieme a tutto il dolore, tutta la vergogna e la compunzione che a loro appartenevano, come se Egli stesso li avesse tutti commessi. Vedendo con perfetta chiarezza il grande grado infinito della loro offesa all'infinita Maestà di Dio e suscitando in Se un dolore che ci corrispondesse, e questo per espiare pienamente tutte quelle offese al Padre Celeste.
3. La visione di tutte le sofferenze dei Martiri, dei Confessori, Pastori e Santi che accoglieva in Se per guadagnare ai Suoi Servi fedeli la grazia, la forza e la consolazione per poter subirle per Dio.
4. La visione della dannazione di molti uomini che malgrado tutte le Sue sofferenze si sarebbero persi l'anima, in gran numero, a causa della loro negligenza, indifferenza ed ingratitudine verso di Lui.
5. La visione della afflizione della Sua Beatissima Madre, soprattutto quando stava ai piedi della Croce poiché il dolore del Figlio trafiggerà come una spada l'Anima della Madre, e tornarono poi ad affliggere la propria anima con ancor maggior intensità, Egli soffrendo nel sommo grado di vedere affliggersi la Sua Madre a causa di Lui.
San Leone Magno afferma che "la Passione del Signore si prolunga sino alla fine dei secoli". Gli fa eco il filosofo Pascal nella sua meditazione sull'agonia del Signore: "Cristo - scrive - sarà in agonia fino alla fine del mondo. Durante questo tempo non bisogna dormire: Io pensavo a te nella Mia Agonia, quelle gocce di Sangue le ho versate per te. Vuoi costarmi sempre Sangue della mia umanità senza che tu versi neanche una lacrima? Io ti sono più amico del tale e di tal altro, perché ho fatto per te più di loro, ed essi non soffrirebbero mai quel che ho sofferto da te, non morirebbero mai per te nel tempo della tua infedeltà e delle tue crudeltà come ho fatto Io, e sono pronto a fare nei miei eletti e nel Santissimo Sacramento dell'Altare".