domenica 28 ottobre 2012

Domenica di Cristo Re a Venezia


Bartolomeo Vivarini, 1430-1491, Cristo Benedicente.

(photo by Francesco Bianco)

Santa Messa cantata presso la chiesa di San Simeon Piccolo a Venezia (fronte stazione), seguita da un'Ora Santa di Adorazione Eucaristica.
Celebrante don Konrad Zu Loewenstein FSSP.


VANGELO:

In illo témpore: Dixit Pilátus ad Iesum: Tu es Rex Iudæórum? Respóndit Iesus: A temetípso hoc dicis, an álii dixérunt tibi de me? Respóndit Pilátus: Numquid ego Iudǽus sum? Gens tua et pontífices tradidérunt te mihi: quid fecísti? Respóndit Iesus: Regnum meum non est de hoc mundo. Si ex hoc mundo esset regnum meum, minístri mei útique decertárent, ut non tráderer Iudǽis: nunc autem regnum meum non est hinc. Dixit ítaque ei Pilátus: Ergo Rex es tu? Respóndit Iesus: Tu dicis, quia Rex sum ego. Ego in hoc natus sum et ad hoc veni in mundum, ut testimónium perhíbeam veritáti: omnis, qui est ex veritáte, audit vocem meam. 

(Vangelo secondo Giovanni 18, 33 - 37)

Traduzione:

In quel tempo: Pilato disse a Gesú: Sei tu il Re dei Giudei? Gesú gli rispose: Lo dici da te, o altri te l’hanno detto di me? Rispose Pilato: Sono forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani. Che cosa hai fatto? Rispose Gesú: Il mio regno non è di questo mondo; se fosse di questo mondo, i miei ministri certo si adopererebbero perché non fossi dato in potere ai Giudei: dunque il mio regno non è di quaggiú. Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei Re? Rispose Gesú: È come dici, io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. Chiunque sta per la verità, ascolta la mia voce. 


Omelia:

Essendo anche oggi la Festa patronale di questa chiesa, comincio con una parola su San Simone e San Giuda Taddeo. Sono gli apostoli e discepoli del Signore: il primo è San Simone Zelotes, il secondo è il cugino del Signore e che ha scritto l'Epistola cattolica di San Giuda. San Simone è l'apostolo di Mesopotamia, San Giuda Taddeo è l'apostolo dell'Egitto. Dopo i duri lavori in questi Paesi si sono incontrati in Persia dove hanno convertito innumerevoli pagani alla fede cattolica e hanno illustrato il Santissimo Nome di Gesù Cristo + con la loro dottrina, con i loro miracoli, e poi con il loro glorioso martirio.
Ora ci soffermiamo sulla Festa di Cristo Re.
Talvolta, qualcuno chiamerà la Chiesa "trionfalista", come se fosse una società mediocre, puramente umana, centrata su un mero uomo, una società che non abbia niente su cui gloriarsi: come se dovesse prendere un posto modesto vicino alle altre religioni e modestamente tacere.
La realtà, però, carissimi amici, è ben diversa. La Chiesa è una società perfetta, animata dallo stesso Spirito Santo, il Santificatore; infallibile, tutta pura, l'immacolata Sposa di Cristo; e Cristo è Dio, l'unico Dio, il Figlio dell'uomo, come dice San Giovanni evangelista nell'Apocalisse: "... con occhi fiammeggianti come fuoco, la voce simile al fragore di grandi acque che nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio, il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. Egli mi disse: - Non temere, io sono l'Alfa e l'Omega e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi" (Ap.1, 11-18).
Nostro Signore Gesù Cristo + è Re dell'Universo, Pantocrator, sia da Dio sia da uomo in virtù dell'unione ipostatica tra la Sua divinità e la Sua umanità; è anche Re di tutti gli uomini in virtù della Sua passione e morte in Croce, tramite la quale ci ha redenti.
La Santa Chiesa Cattolica non si vergogna, dunque, di Lui, Ché altrimenti si vergognerà di lei davanti a Suo Padre e ai Suoi Angeli (cfr Mc.8, 38); bensì esulta, soprattutto oggi sulla Festa di Cristo Re quando ricorda il Suo trionfo su Satana, sul peccato e sulla morte. Esulta per Lui ed esulta per se stessa perché sa con certezza assoluta che seguendo il Suo Re sul campo di battaglia di questo mondo, trionferà anche lei.
Quaggiù facciamo parte della Chiesa militante, militante "contro i Principati e le Potestà come abbiamo visto la settimana scorsa, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti", e "ci gloriamo di combattere sotto il Vessillo di Cristo", nelle parole dell'ultima Preghiera di questa Santa Messa, per poter regnare con Lui dopo, come Chiesa trionfante in Cielo, per sempre.
La parola "trionfalista" è una parola, carissimi amici, moderna, inventata da menti moderne per presentare come falso e male ciò che è vero e bene. La Chiesa ha sempre visto la nostra vita terrena come una lotta dura contro i nemici della nostra salvezza: il mondo, la carne, il diavolo, in collaborazione con Nostro Signore Gesù Cristo + il cui Nome sia sempre adorato, per poi partecipare con Lui alla Sua gloriosa vittoria. Questa è la visione della Chiesa, la visione che è da accettare da noi come pienamente cattolica.
Gloriamoci dunque di combattere sotto i Vessilli di questo Re vestito di una Corona e di una Porpora ancor più gloriosa di quella di tutti i re che hanno mai vissuto su questa terra, essendo gli strumenti dell'opera del Suo divino amore.
Gloriamoci del Nostro Re per cui saremo onorati di versare la nostra vita, come Lui ha versato la Sua per noi fino all'ultima goccia, e come l'hanno fatto i Suoi gloriosi Martiri San Simone e San Giuda Taddeo. Gloriamoci di seguirLo in questa vita non con l'arroganza e la superbia, bensì nella profondissima umiltà, portando la nostra croce dietro a Lui, consapevoli solo della Sua infinita Maestà e della nostra iniquità che l'ha messo in Croce. E seguendoLo così nell'umiltà, rinnegandoci e portando la nostra croce, vinceremo nella battaglia contro i nostri nemici, e trionferemo e regneremo poi con Lui per sempre nella gloria della Patria Celeste. Amen.

domenica 14 ottobre 2012

Ventesima domenica dopo Pentecoste a Venezia


Santa Messa cantata presso la chiesa di San Simon Piccolo a Venezia (fronte stazione) seguita da un'Ora Santa di Adorazione Eucaristica.
Celebrante don Konrad Zu Loewenstein FSSP.

(photo by Selina Zampedri)




VANGELO

In illo témpore: Erat quidam régulus, cuius fílius infirmabátur Caphárnaum. Hic cum audísset, quia Iesus adveníret a Iudǽa in Galilǽam, ábiit ad eum, et rogábat eum, ut descénderet et sanáret fílium eius: incipiébat enim mori. Dixit ergo Iesus ad eum: Nisi signa et prodígia vidéritis, non créditis. Dicit ad eum régulus: Dómine, descénde, priúsquam moriátur fílius meus. Dicit ei Iesus: Vade, fílius tuus vivit. Crédidit homo sermóni, quem dixit ei Iesus, et ibat. Iam autem eo descendénte, servi occurrérunt ei et nuntiavérunt, dicéntes, quia fílius eius víveret. Interrogábat ergo horam ab eis, in qua mélius habúerit. Et dixérunt ei: Quia heri hora séptima relíquit eum febris. Cognóvit ergo pater, quia illa hora erat, in qua dixit ei Iesus: Fílius tuus vivit: et crédidit ipse et domus eius tota.

Vangelo secondo Giovanni 4, 46 - 53

Traduzione:

In quel tempo: Vi era a Cafàrnao un certo regolo, il cui figlio era malato. Avendo udito che Gesú dalla Giudea veniva in Galilea, andò da lui e lo pregò perché andasse a sanare suo figlio, che stava per morire. Gesú gli disse: Se non vedete miracoli e prodigi non credete. Gli rispose il regolo: Vieni, Signore, prima che mio figlio muoia. Gesú gli disse: Va, tuo figlio vive. Quell’uomo prestò fede alle parole di Gesú e partí. E mentre era già per strada, gli corsero incontro i servi e gli annunziarono che suo figlio viveva. Allora domandò loro in che ora avesse incominciato a star meglio, e quelli risposero: Ieri, all’ora settima, lo lasciò la febbre. Il padre allora riconobbe che quella era l’ora stessa in cui Gesú gli aveva detto: Tuo figlio vive. E credette lui e tutta la sua casa.




Predica:

Il Santo Padre ha dichiarato l'anno cominciato giovedì scorso “Anno della Fede”. In vista dell'ignoranza e confusione quasi generali in materia di fede bisogna ammettere che questa è un'iniziativa ben lodevole.
Tornando al brano di San Paolo agli Efesini (5, 15-21) “ un solo Signore, una sola fede...” vogliono meditare brevemente sull'unicità della Fede. C'è una tendenza oggi di mettere la Fede cattolica sullo stesso livello delle altre “fedi” o “religioni”. Dietro a questa tendenza si può nascondere l'idea che tutte le fedi o religioni siano vere in un modo o in un altro.
Bisogna rispondere che c'è un'unica realtà e che ogni fede o religione ne presenta una visione diversa ed esclusiva. Così che l'aderente convinto di qualsiasi fede o religione pretende che la sua visione sia giusta e le visioni degli aderenti delle altre sia falsa: pretende, in una parola, che la sua fede o religione sia l'unica fede o religione.
La Santa Chiesa Romana Cattolica può andare ancora più lontano e dire non solo che la sua è la vera fede e religione, bensì l'unica fede e religione in assoluto. Perché la Chiesa insegna infallibilmente che la Fede è un tipo di conoscenza, ossia conoscenza della realtà, cioè di Dio; e come c'è solo una realtà e un solo Dio, non ci può essere più di una conoscenza di questa unica realtà, cioè di questo unico Dio. La Chiesa ci insegna inoltre che solo la Fede cattolica (insieme al battesimo) ci unisce a questo Dio, e che dunque la Fede cattolica è anche l'unica religione, poiché “religione” non significa altro che il sistema spirituale che lega l'uomo a Dio.
A questo punto qualcuno potrebbe dire che non sappiamo se la nostra fede sia vera, e dunque non siamo giustificati a imporla agli altri. Come sappiamo che la nostra religione è vero? Non possiamo dimostrarla. Ma questo non è un difetto della nostra religione, ma piuttosto conseguenza del fatto che consiste di verità sovrannaturali e di misteri che trascendono la ragione. La crediamo non perché la possiamo dimostrare, ma piuttosto sulla base della sua credibilità che è l'autorità di Dio stesso, e non c'è autorità più grande, né fondamento del credere più solido o più sicuro. In altre parole facciamo un atto di fiducia in Dio per credere: ciò che si chiama il “salto della fede”.
Ciò che ci aiuta in questo "salto della fede" e tutto ciò che sappiamo della rivelazione cristiana: le profezie, la vita e la morte di Nostro Signore Gesù Cristo +, e i miracoli che ha operato, assieme alla propagazione miracolosa della Chiesa. Un esempio di questo salto della fede lo abbiamo visto nel Vangelo di oggi quando, tutti gli abitanti della casa, hanno creduto a Nostro Signore Gesù Cristo + alla vista del miracolo di guarigione operata da Lui.
C'è un altra ragione per cui sappiamo che la nostra religione è vera e questo è che, come abbiamo già detto, è un tipo di conoscenza. Se i rappresentanti di altre religioni fossero presenti oggi e un ebreo dicesse: questa è una sinagoga - un musulmano dicesse: - questa è una moschea - un buddista dicesse: - questo è un tempio - e finalmente uno di noi dicesse: - questa è una chiesa - e poi un critico ci chiedesse: - come sapete questo? - noi risponderemmo che "è così!", "è evidente!".
Così è anche nel caso della nostra fede: le verità della nostra fede sono evidenti, appunto, perché la fede è conoscenza. Anzi la Chiesa insegna che il tipo di conoscenza che è la fede è molto più sicuro e certo della evidenza dei sensi stessi. La ragione ne è che Dio stesso è l'oggetto della fede, così che chi crede viene in contatto con la Verità Stessa e dunque non ne può dubitare.
Forse il nostro critico farà un altra obiezione dicendo: "anche se la fede cattolica è vera, non la si deve imporre agli altri: si deve rispettare la libertà dell'altro che deve scegliere la religione che gli sembra giusta". Rispondiamo che la libertà non è affatto un bene assoluto, piuttosto è un bene in quanto ci permette di scegliere il Vero e il Bene. Noi che siamo in possesso del Vero e del Bene dobbiamo renderli accessibili agli altri ed aiutarli ad accettarli. Questa è l'autentica base dell'evangelizzazione e di tutta l'attività missionaria della santa Madre Chiesa.
Dunque, se qualcuno di noi viene tentato di pensare che tutte le religioni possono essere vere in un senso o in un altro, o di esitare sulla verità della nostra fede, o sull'evangelizzazione, l'ora è suonata e il dubbioso è chiamato a rinforzare la sua fede vivendola in modo più coerente, partecipando alla Santa Messa con più fervore, e pregando con maggior assiduità: Perché la fede è davvero un estimabile tesoro che bisogna condividere con tutti: ci da la conoscenza di Dio stesso; ci unisce a Lui già in questa vita; ci conduce al Cielo dove possiamo poi adorare per sempre Lui per cui siamo stati creati: la Verità assoluta e la somma di ogni perfezione. Amen.


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domenica 7 ottobre 2012

Madonna del Rosario a Venezia


Santa Messa cantata presso la chiesa di san Simon Piccolo, Venezia.
Celebrante don Konrad Zu Loewenstein FSSP.


Foto dal defunto blog Sacris Solemniis.


https://www.instagram.com/p/CUieziAD7Jg/




Omelia:

Oggi è la solennità del Santo Rosario in cui si celebra la gloriosa vittoria di Lepanto sull'Islam: una vittoria guadagnata soprattutto per la recita del Santo Rosario.
   Siccome la vittoria di Lepanto, così anche la preghiera stessa del Rosario, ci mostra chiaramente il ruolo di Mediatrice della Madonna.
    Nell'Ave Maria ci rivolgiamo a Lei a causa della sua vicinanza a Dio: Lei che è piena di grazia perché il Signore è con Lei; benedetta fra le donne perché è benedetto il frutto del suo seno Gesù; e Santa perché è Madre di Dio. E preghiamo a Lei che Lei preghi per noi adesso e nell'ora della nostra morte: cioè, in tutte le nostre necessità. Lei è la Mediatrice dunque: sta tra noi e Dio e raggiungiamo Dio per mezzo di Lei.
   La stessa verità viene espressa nei Misteri del Santo Rosario: nel primo Mistero Gaudioso contempliamo prima Lei e poi il Signore concepito nel suo santo seno, in un crescendo che è proprio della Rivelazione. Nel secondo Mistero contempliamo prima Lei di nuovo da sola, andando alla casa di Santa Elisabetta, e poi Nostro Signore nel Suo primo atto pubblico: quello della santificazione di San Giovanni Battista. Nel terzo Mistero la meditiamo con il suo Figlio Divino che possiamo adorare ormai con gli occhi dello spirito. Nel quarto e nel quinto Mistero Gaudioso la vediamo sempre inchinata e protesa verso il suo Figlio Divino: offrendoLo e poi trovandoLo nel tempio.
   Lei è la Mediatrice, andiamo per mezzo di Lei al Signore: per Mariam ad Jesum. Questo è vero della Preghiera Ave Maria e dei Misteri Gaudiosi, ma anche dei Misteri Dolorosi, perché i Misteri dove il Signore viene offerto e trovato nel tempio sono allo stesso tempo Dolori della Vergine Maria (il primo e il terzo) che anticipano e preparano ai dolori del Suo Figlio.
   Nei Misteri Dolorosi la Madonna si ritira per mettere in luce il Signore, anche se le Rivelazioni di Santa Brigida, per esempio, attestano la sua presenza alla flagellazione; e la Tradizione della Chiesa La presenta vedendo il Suo Figlio incoronato e portando la Croce; e il Vangelo ci parla della Sua presenza sotto la Croce.
   La Madonna dunque ci conduce al Suo Figlio nei Misteri Gaudiosi e Dolorosi, che poi contempliamo Risorto e asceso al Cielo. I Misteri si concludono con la visione della Madonna glorificata per il suo ruolo nella Redenzione.
   Il principio "per Mariam ad Jesum" si manifesta di nuovo con la Preghiera che conclude il Santo Rosario, "Salve Regina". Dopo aver invocato la Regina del Cielo e della Terra in questa Preghiera con grande devozione nel fervore, Le chiediamo di mostrarci nel Cielo il frutto del suo seno Gesù.
   Se questa Preghiera conclude tutto il Rosario, conclude anche in un certo senso la Preghiera dell'Ave Maria stessa. Perché mentre nell'Ave Maria chiamiamo "benedetto" il frutto del suo seno Gesù e chiediamo alla Madonna di pregare per noi; nellaSalve Regina chiediamo che Lei ci mostri il frutto del suo seno Gesù. Chiediamo esplicitamente, dunque, ciò che non avevamo ancora osato chiedere che cioè, in ultima analisi, il fine ultimo e il culmine di ogni Preghiera: la visione beatifica di Dio in Cielo.
  La Santa Chiesa Cattolica insegna che la Madonna è Mediatrice di tutte le grazie e questo in due sensi. Il primo senso è che ha donato al mondo il Redentore Che è la fonte di tutte le grazie; il secondo senso è che tutte le grazie che vengono elargite sugli uomini, vengono concesse per la Sua intercessione.
    Leone XIII dichiara nella sua Enciclica sul Rosario Octobri mense: " Per questo, è lecito affermare, a piena ragione, che dell’immenso tesoro di ogni grazia che il Signore ci ha procacciato, poiché "la grazia e la verità provengono da Cristo" (Gv. 1,17), nulla ci viene dato direttamente se non attraverso Maria, per volere di Dio. Dato che nessuno può andare al Sommo Padre se non per mezzo del Figlio, così, di regola, nessuno può avvicinarsi a Cristo se non attraverso la Madre". 
Come possiamo caratterizzare la mediazione della Madonna?
   Innanzitutto come collaborazione, perché occorre distinguere la mediazione del Figlio da quella della Madre. La mediazione del Figlio è perfetta, perché Lui solo ha riconciliato l'uomo con Dio tramite la Sua morte in Croce, mentre la mediazione della Madre è piuttosto una collaborazione. E' una collaborazione dove opera in modo preparatorio o ministeriale ed in modo indiretto e remoto quando disse, ad esempio, all'Incarnazione "Ecce ancilla Domini", e quando stava sotto la Croce ad offrire tutta la sua vita e sofferenza a servizio del Divin Redentore.
   La mediazione della Madonna è anche una mediazione materna, e questo in un doppio senso. Perché ha donato il Redentore agli uomini sia come Madre del Redentore sia come Madre degli uomini; ed anche perché intercede presso Dio a favore degli uomini sia come Madre di Dio sia come Madre degli uomini.
   Poiché la Madonna è la Mediatrice di tutte le grazie, conviene che affidiamo sempre più fervorosamente, ed intensamente noi stessi a questa nostra Madre tenerissima e potentissima per poter vincere i nostri nemici: il Mondo, la Carne e il Diavolo o, in una parola, per vincere noi stessi: per adorare poi con Lei, in Cielo, il frutto benedetto del suo seno, Gesù.