domenica 19 maggio 2024

Pentecoste


Benedetto Nucci, Pentecoste, Palazzo dei Consoli, Gubbio (Perugia).

(photo by Francesco Bianco)


VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Si quis díligit me, sermónem meum servábit, et Pater meus díliget eum, et ad eum veniémus et mansiónem apud eum faciémus: qui non díligit me, sermónes meos non servat. Et sermónem quem audístis, non est meus: sed eius, qui misit me, Patris. Hæc locútus sum vobis, apud vos manens. Paráclitus autem Spíritus Sanctus, quem mittet Pater in nómine meo, ille vos docébit ómnia et súggeret vobis ómnia, quæcúmque díxero vobis. Pacem relínquo vobis, pacem meam do vobis: non quómodo mundus dat, ego do vobis. Non turbétur cor vestrum neque formídet. Audístis, quia ego dixi vobis: Vado et vénio ad vos. Si diligerétis me, gauderétis útique, quia vado ad Patrem: quia Pater maior me est. Et nunc dixi vobis, priúsquam fiat: ut, cum factum fúerit, credátis. Iam non multa loquar vobíscum. Venit enim princeps mundi huius, et in me non habet quidquam. Sed ut cognóscat mundus, quia díligo Patrem, et sicut mandátum dedit mihi Pater, sic fácio.

Vangelo di Giovanni 14, 23 - 31

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Chiunque mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e verremo da lui, e faremo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole. E la parola che udiste non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto mentre vivevo con voi. Il Paràclito, poi, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel nome mio, insegnerà a voi ogni cosa, e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi dò la mia pace: ve la dò non come la dà il mondo. Non si turbi il vostro cuore, né si impaurisca. Avete udito che vi ho detto: Vado e vengo a voi. Se voi mi amaste, vi rallegrereste certamente che io vado al Padre, perché il Padre è maggiore di me. Ve l’ho detto adesso, prima che succeda: affinché quando ciò sia avvenuto crediate. Non parlerò ancora molto con voi. Viene il príncipe di questo mondo e non ha alcun potere su di me; ma bisogna che il mondo sappia che amo il Padre e agisco conformemente al mandato che il Padre mi ha dato.


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giovedì 16 maggio 2024

16 maggio: sant'Ubaldo


La tradizionale processione a Gubbio (Perugia).

(photo by Alessandro Franzoni)






In breve

Ubaldo nasce nel 1084 circa a Gubbio (Perugia), una delle città-Stato più potenti dell’Umbria. La sua famiglia (i Baldassini) è aristocratica. Rimasto orfano, invece di sposarsi rinuncia alle sue ricchezze e sceglie il sacerdozio. Canonico della Cattedrale di Gubbio, dopo un rovinoso incendio che la distrugge, la fa ricostruire. Per le sue grandi qualità è amato da tutti i cittadini di Perugia che lo vorrebbero come loro vescovo. Incarico a cui Ubaldo per umiltà rinuncia, nonostante sia lo stesso papa Onorio II a chiederlo. È costretto, però, ad ubbidire al papa quando viene nominato vescovo di Gubbio.
Come vescovo si contraddistingue per la sua modestia poiché evita cerimonie e paramenti costosi. Sempre dalla parte dei più deboli, il futuro santo umbro porta la pace tra le fazioni cittadine dilaniate da feroci faide. In un’occasione non esita a buttarsi in mezzo a una rissa furibonda, mettendo a repentaglio la propria vita. Lo ritrovano riverso a terra, tramortito. I cittadini di Gubbio temono per la vita del loro amato vescovo e, quando Ubaldo rinviene senza un graffio, gli animi si placano. Nel 1155 affronta, con coraggio, l’imperatore Federico Barbarossa che ha già raso al suolo Spoleto e avanza minaccioso verso Gubbio. Ubaldo gli parla e lo convince a risparmiare la città.
Tra i tanti miracoli compiuti c’è la guarigione di una bimba sordomuta e di un cieco. Muore a Gubbio nel 1160 lasciando tutti i suoi averi ai poveri. Riposa nella basilica a lui intitolata, sulla cima del Monte Ingino (Gubbio), da cui si può ammirare una suggestiva panoramica della città umbra e della valle che la circonda. A Gubbio, di cui è patrono, ogni anno, a maggio, si svolge la famosissima “corsa dei ceri” (tre enormi strutture di legno portate a spalla).
Si narra che alla morte di Ubaldo un suo fedele servitore abbia preso il suo bastone e il suo anello poiché gli erano stati promessi. All’anello, però, rimane attaccato il dito pollice del vescovo. Il servitore nasconde l’anello con il dito nel bastone e si dirige verso il suo Paese, in Alsazia (Francia). Un giorno, si ritrova in un bosco dove si addormenta. Al suo risveglio, il bastone con l’anello che ha piantato per terra non si sfila più, come se avesse messo le radici. In quel luogo viene costruita la maestosa Cattedrale gotica Saint Thiébaut e tutto intorno nasce la fiorente città di Thann, rinomata per i suoi vigneti.  


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venerdì 10 maggio 2024

10 maggio: sant'Antonino vescovo


Lorenzo Lotto, L'elemosina di sant'Antonino, Basilica dei SS Giovanni e Paolo, Venezia.

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis parábolam hanc: Homo péregre proficíscens vocávit servos suos, et trádidit illis bona sua. Et uni dedit quinque talénta, álii autem duo, álii vero unum, unicuíque secúndum própriam virtútem, et proféctus est statim. Abiit autem, qui quinque talénta accéperat, et operátus est in eis, et lucrátus est ália quinque. Simíliter et, qui duo accéperat, lucrátus est ália duo. Qui autem unum accéperat, ábiens fodit in terram, et abscóndit pecúniam dómini sui. Post multum vero témporis venit dóminus servórum illórum, et pósuit ratiónem cum eis. Et accédens qui quinque talénta accéperat, óbtulit ália quinque talénta,dicens: Dómine, quinque talénta tradidísti mihi, ecce, ália quinque superlucrátus sum. Ait illi dóminus eius: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui. Accéssit autem et qui duo talénta accéperat, et ait: Dómine, duo talénta tradidísti mihi, ecce, ália duo lucrátus sum. Ait illi dóminus eius: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui.

Vangelo di Matteo 25, 14 - 23

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Un uomo, in procinto di partire, chiamati i servi consegnò loro i suoi beni: a chi diede cinque talenti, a chi due, a chi uno: a ciascuno secondo la sua capacità, e subito partì. Tosto colui, che aveva ricevuto cinque talenti, andò a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Similmente quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno andò a fare una buca nella terra e vi nascose il danaro del suo padrone. Or molto tempo dopo ritornò il padrone di quei servi, e li chiamò a render conto. E venuto quello che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque dicendo: “Signore, me ne desti cinque, ecco ne ho guadagnati altri cinque”. E il padrone a lui: “Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; entra nella gioia del tuo Signore". E presentatosi l'altro che aveva ricevuto due talenti, disse: “Signore, me ne hai affidati due; eccone guadagnati altri due". E il padrone a lui: “Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele, nel poco, ti darò potere su molto: entra nella gioia del tuo Signore"».


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giovedì 9 maggio 2024

Ascensione di NSGC


Benvenuto Tisi "il Garofalo" (1476-1559), Ascensione di Gesù, Collezione Cavallini-Sgarbi, Portogruaro (Venezia).

(photo by Francesco Bianco)




VANGELO

In illo témpore: Recumbéntibus úndecim discípulis, appáruit illis Iesus: et exprobrávit incredulitátem eórum et durítiam cordis: quia iis, qui víderant eum resurrexísse, non credidérunt. Et dixit eis: Eúntes in mundum univérsum, prædicáte Evangélium omni creatúræ. Qui credíderit et baptizátus fúerit, salvus erit: qui vero non credíderit, condemnábitur. Signa autem eos, qui credíderint, hæc sequéntur: In nómine meo dæmónia eiícient: linguis loquantur novis: serpentes tollent: et si mortíferum quid bíberint, non eis nocébit: super ægros manus impónent, et bene habébunt. Et Dóminus quidem Iesus, postquam locútus est eis, assúmptus est in cœlum, et sedet a dextris Dei. Illi autem profécti, prædicavérunt ubíque, Dómino cooperánte et sermónem confirmánte, sequéntibus signis.

Vangelo di Matteo 16, 14 - 20

Traduzione:

In quel tempo: Gesú apparve agli undici, mentre erano a mensa, e rinfacciò ad essi la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano prestato fede a quelli che lo avevano visto resuscitato. E disse loro: Andate per tutto il mondo: predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo: chi poi non crederà, sarà condannato. Ed ecco i miracoli che accompagneranno coloro che hanno creduto: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, maneggeranno serpenti, e se avran bevuto qualcosa di mortifero non farà loro male: imporranno le mani ai malati e questi guariranno. E il Signore Gesú, dopo aver parlato con essi, fu assunto in cielo e si assise alla destra di Dio. Essi se ne andarono a predicare per ogni dove, mentre il Signore li assisteva e confermava la loro parola con i miracoli che la seguivano.


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domenica 5 maggio 2024

Quinta domenica dopo Pasqua a Venezia


Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo (fronte stazione ferroviaria) a Venezia.
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Amen, amen, dico vobis: si quid petiéritis Patrem in nómine meo, dabit vobis. Usque modo non petístis quidquam in nómine meo: Pétite, et accipiétis, ut gáudium vestrum sit plenum. Hæc in provérbiis locútus sum vobis. Venit hora, cum iam non in provérbiis loquar vobis, sed palam de Patre annuntiábo vobis. In illo die in nómine meo petétis: et non dico vobis, quia ego rogábo Patrem de vobis: ipse enim Pater amat vos, quia vos me amástis, et credidístis quia ego a Deo exívi. Exívi a Patre et veni in mundum: íterum relínquo mundum et vado ad Patrem. Dicunt ei discípuli eius: Ecce, nunc palam loquéris et provérbium nullum dicis. Nunc scimus, quia scis ómnia et non opus est tibi, ut quis te intérroget: in hoc crédimus, quia a Deo exísti.

Vangelo di Giovanni 16, 23 - 30

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: In verità, in verità vi dico: qualunque cosa domanderete al Padre nel mio nome, ve la concederà. Fino adesso non avete chiesto nulla nel mio nome: chiedete, e otterrete, affinché il vostro gaudio sia completo. Vi ho detto queste cose per mezzo di parabole. Ma viene il tempo che non vi parlerò più per mezzo di parabole, ma vi parlerò apertamente del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome, e non vi dico che io pregherò il Padre per voi: poiché lo stesso Padre vi ama perché avete amato me e avete creduto che sono uscito da Dio. Uscii dal Padre e venni nel mondo: ed ora lascio il mondo e torno al Padre. Gli dicono i suoi discepoli: Ecco che ora parli chiaramente e senza parabole. Adesso conosciamo che tu sai tutto, e non hai bisogno che alcuno ti interroghi: per questo crediamo che tu sei venuto da Dio.




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sabato 4 maggio 2024

Santa Monica a Venezia


Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Ibat Iesus in civitátem, quæ vocátur Naïm: et ibant cum eo discípuli eius et turba copiósa. Cum autem appropinquáret portæ civitátis, ecce, defúnctus efferebátur fílius únicus matris suæ: et hæc vídua erat, et turba civitátis multa cum illa. Quam cum vidísset Dóminus, misericórdia motus super eam, dixit illi: Noli flere. Et accéssit et tétigit lóculum. - Hi autem, qui portábant, stetérunt - Et ait: Adoléscens, tibi dico, surge. Et resédit, qui erat mórtuus, et cœpit loqui. Et dedit illum matri suæ. Accépit autem omnes timor: et magnificábant Deum, dicéntes: Quia Prophéta magnus surréxit in nobis: et quia Deus visitávit plebem suam.

Vangelo di Luca 7, 11 - 16

Traduzione:

In quel tempo, Gesù andava verso una città chiamata Nàim, e con lui i suoi discepoli e una grande folla. Mentre si avvicinava alla porta della città, ecco un morto era portato a sepoltura: un figlio unico, e sua madre era vedova. E c'era con lei moltissima gente della città. Quando l'ebbe vista, il Signore ne fu mosso a pietà, e le disse: «Non piangere». Poi si accostò e toccò la bara; i portatori si fermarono; ed egli disse: «Ragazzo, io te lo dico: alzati». E il morto si levò a sedere e cominciò a parlare. E Gesù lo rese a sua madre. Allora tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto in mezzo a noi, e Dio ha visitato il suo popolo».




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venerdì 3 maggio 2024

3 maggio: sant'Orso (Vicenza)


Urna del Santo nel Santuario a lui dedicato, in provincia di Vicenza.

(photo and video by Alessandro Franzoni)




Agiografia

Si racconta che Orso, un pellegrino di origine francese vissuto al tempo di Carlo Magno, giunge in cammino sul Summano, mandato da papa Adriano I per espiare gravi peccati e qui, morendo lungo il sentiero, riceve la vera luce e il perdono delle gravi colpe.
L’agiografia medievale di questo santo è davvero favolosa: sin dall’infanzia, Orso è segnato da una terribile profezia che lo vuole uccisore del proprio padre. Per sfuggire a tale destino, il soldato carolingio abbandona il proprio paese natale e, grazie alle straordinarie abilità cavalleresche, conquista il cuore della figlia del re di Dalmazia. Dopo il matrimonio, Orso sale al trono e diventa condottiero di un potente esercito. Un giorno, rientrando a casa, dopo una campagna militare, sorprende la moglie in atteggiamento confidenziale con uno sconosciuto e, accecato dalla gelosia, colpisce entrambi a morte. Il presunto spasimante si rivela poi suo padre, arrivato da lontano per riabbracciarlo, dopo tanti anni di assenza!
Da qui inizia il suo estenuante pellegrinaggio di espiazione, terminato poi sotto le pendici del monte Summano, dove si placano miracolosamente tutti i suoi tormenti. Il viaggio sarebbe durato ben dodici anni, numero che ricorda le fatiche di Ercole. Le spoglie mortali del re franco-dalmata diedero poi origine al tempio di Sant’Orso, posto in un punto ben in vista che domina la pianura circostante, lungo il sentiero in ascesa che conduce i pellegrini verso il celebre santuario della Madonna del Summano.


INNO A SANT'ORSO



Salzena, laetis excipe
Magnum Patronum vocibus:
Adest daturus Ursium
Nostris salutem casibus.

Quem Diva Summani potens
Longinquo ab orbe suscitat;
Tibique, functum plurimo Labore,
Patrem dedicat.

Natalis illum Gallia,
Certantque habere Dalmatae:
Summos honores Ursius,
Et cara linquit omnia.

O praeses, nostrum decus!
Tu vocari nomine
Tellus virique gaudeant,
Et vota in annos solvere.

Per te ingruentis grandinis
Eurique cessat impetus:
Morbi fugantur: innocens
Lupa inter agnas accubat.

Per te profusis arida
Arva irrigantur imbribus:
Lanae atque lactis copia,
Plenaque fruges affluunt.

Te rite fulmen vindici
Manu Tonantis eripis;
Qui mox reducens iridem,
Sinu dolentes suscipit.

Tuo abdicamus munere
Vitae profanae gaudia:
Fractisque ovantes hostibus,
Regno potimur Coelitum.

Summo Parenti gloria,
Natoque, et almo flamini;
Qui promerentem fulgidis
Stellis coronant Ursium.

Amen.


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mercoledì 1 maggio 2024

1 maggio: San Giuseppe Operaio


(photo by Alessandro Franzoni)


VANGELO

In illo témpore: Véniens Iesus in pátriam suam, docébat eos in synagógis eórum, ita ut miraréntur et dícerent: Unde huic sapiéntia hæc et virtútes? Nonne hic est fabri fílius? Nonne mater eius dícitur María, et fratres eius Iacóbus et Ioseph et Simon et Iudas? Et soróres eius nonne omnes apud nos sunt? Unde ergo huic ómnia ista? Et scandalizabántur in eo. Iesus autem dixit eis: Non est prophéta sine honóre nisi in pátria sua et in domo sua. Et non fecit ibi virtútes multas propter incredulitátem illórum.

Vangelo di Matteo 13, 54 - 58

Traduzione:

In quel tempo, Gesù giunto nel suo paese, insegnava loro nella sinagoga, così che meravigliati si chiedevano: «Di dove gli vengono questa sapienza e i miracoli? Non è costui il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria, e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove, dunque, gli viene tutto questo?». Ed erano scandalizzati riguardo a lui. Ma Gesù disse loro: «Non c'è profeta senza onore, se non nella sua patria e nella sua casa». E non fece là molti miracoli, a causa della loro incredulità.


Inno Te Joseph celebrent:



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