lunedì 30 gennaio 2023

30 gennaio: santa Martina


Reliquiario del capo di Santa Martina esposta sull'altare della Santa nella chiesa dei SS Luca e Martina a Roma.

(photo by Giuliano Zoroddu)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis parábolam hanc: Simile erit regnum coelórum decem virgínibus: quæ, accipiéntes lámpades suas, exiérunt óbviam sponso et sponsæ. Quinque autem ex eis erant fátuæ, et quinque prudéntes: sed quinque fátuæ, accéptis lampádibus, non sumpsérunt óleum secum: prudéntes vero accepérunt óleum in vasis suis cum lampádibus. Horam autem faciénte sponso, dormitavérunt omnes et dormiérunt. Média autem nocte clamor factus est: Ecce, sponsus venit, exíte óbviam ei. Tunc surrexérunt omnes vírgines illae, et ornavérunt lámpades suas. Fátuæ autem sapiéntibus dixérunt: Date nobis de óleo vestro: quia lámpades nostræ exstinguúntur. Respondérunt prudéntes, dicéntes: Ne forte non suffíciat nobis et vobis, ite pótius ad vendéntes, et émite vobis. Dum autem irent émere, venit sponsus: et quæ parátæ erant, intravérunt cum eo ad núptias, et clausa est iánua. Novíssime vero véniunt et réliquæ vírgines, dicéntes: Dómine, Dómine, áperi nobis. At ille respóndens, ait: Amen, dico vobis, néscio vos. Vigiláte ítaque, quia nescítis diem neque horam.

Vangelo secondo Matteo 25, 1 - 13

Traduzione:

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo e alla sposa. Ma cinque di esse erano stolte e cinque prudenti. Le cinque stolte, nel prendere le lampade, non presero l'olio con sé; le prudenti, invece, insieme con le lampade presero anche l'olio, nei loro vasi. Tardando a venire lo sposo, si assopirono tutte e si addormentarono. Ma a mezzanotte si udì un clamore: “Ecco viene lo sposo: uscitegli incontro”. Allora tutte le vergini si alzarono e prepararono le loro lampade. E dissero le stolte alle prudenti: “Dateci un po' del vostro olio, poiché le nostre lampade stanno per spegnersi”. Risposero le prudenti dicendo: “Non basterebbe né a noi, né a voi: andate piuttosto dai rivenditori e compratevene”. Mentre esse andavano, giunse lo Sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui alla festa nuziale, e la porta fu chiusa. All'ultimo momento, giunsero anche le altre vergini e dicevano: O Signore, Signore, aprici!". Ma egli rispose: “In verità vi dico: non vi conosco”. Vigilate, dunque, poiché non sapete né il giorno né l'ora».

mercoledì 25 gennaio 2023

25 gennaio: Conversione di san Paolo


Caravaggio, Conversione di san Paolo, 1600-1601, Collezione privata Odescalchi, Roma.

(photo by Francesco Bianco)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Petrus ad Iesum: Ecce, nos relíquimus ómnia, et secúti sumus te: quid ergo erit nobis? Iesus autem dixit illis: Amen, dico vobis, quod vos, qui secúti estis me, in regeneratióne, cum séderit Fílius hóminis in sede maiestátis suæ, sedébitis et vos super sedes duódecim, iudicántes duódecim tribus Israël. Et omnis, qui relíquerit domum, vel fratres, aut soróres, aut patrem, aut matrem, aut uxórem, aut fílios, aut agros, propter nomen meum, céntuplum accípiet, et vitam ætérnam possidébit. 

(Vangelo secondo Matteo 19, 27 - 29)

Traduzione:

In quel tempo Pietro disse a Gesù: «Ecco noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che cosa adunque avremo noi?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: Voi che mi avete seguito, nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono della sua gloria, sederete anche voi sopra dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. E chiunque avrà lasciato casa, fratelli o sorelle, o padre o madre, o moglie o figli, o campi per amore del nome mio, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna».

domenica 22 gennaio 2023

Terza domenica dopo l'Epifania a Venezia


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo (fronte stazione ferroviaria) a Venezia.
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Cum descendísset Iesus de monte, secútæ sunt eum turbæ multæ: et ecce, leprósus véniens adorábat eum, dicens: Dómine, si vis, potes me mundáre. Et exténdens Iesus manum, tétigit eum, dicens: Volo. Mundáre. Et conféstim mundáta est lepra eius. Et ait illi Iesus: Vide, némini díxeris: sed vade, osténde te sacerdóti, et offer munus, quod præcépit Móyses, in testimónium illis. Cum autem introísset Caphárnaum, accéssit ad eum centúrio, rogans eum et dicens: Dómine, puer meus iacet in domo paralýticus, et male torquetur. Et ait illi Iesus: Ego véniam, et curábo eum. Et respóndens centúrio, ait: Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur puer meus. Nam et ego homo sum sub potestáte constitútus, habens sub me mílites, et dico huic: Vade, et vadit; et alii: Veni, et venit; et servo meo: Fac hoc, et facit. Audiens autem Iesus, mirátus est, et sequéntibus se dixit: Amen, dico vobis, non inveni tantam fidem in Israël. Dico autem vobis, quod multi ab Oriénte et Occidénte vénient, et recúmbent cum Abraham et Isaac et Iacob in regno cœlórum: fílii autem regni eiiciéntur in ténebras exterióres: ibi erit fletus et stridor déntium. Et dixit Iesus centurióni: Vade et, sicut credidísti, fiat tibi. Et sanátus est puer in illa hora.

Vangelo secondo Matteo 8, 1 - 13

Traduzione:

In quel tempo: Essendo Gesù disceso dal monte, lo seguirono molte turbe: ed ecco un lebbroso che, accostatosi, lo adorava, dicendo: Signore, se vuoi, puoi mondarmi. Gesù, stesa la mano, lo toccò, dicendo: Lo voglio. Sii Mondato. E tosto la sua lebbra fu guarita. E Gesù gli disse: Guarda di non dirlo ad alcuno: ma va, mòstrati ai sacerdoti, e offri quanto prescritto da Mosè, onde serva a loro di testimonianza. Entrato poi in Cafàrnao, andò a trovarlo un centurione, raccomandandosi e dicendo: Signore, il mio servo giace in casa, paralitico, ed è malamente tormentato. E Gesù gli rispose: Verrò, e lo guarirò. E il centurione disse: Signore, non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ solo una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, sebbene soggetto ad altri, ho sotto di me dei soldati, e dico a uno: Va, ed egli va; e all’altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fai questo, ed egli lo fa. Gesù, udite queste parole, ne restò ammirato, e a coloro che lo seguivano, disse: Non ho trovato fede così grande in Israele. Vi dico perciò che molti verranno da Oriente e da Occidente e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esteriori: ove sarà pianto e stridore di denti. Allora Gesù disse al centurione: Va, e ti sia fatto come hai creduto. E in quel momento il servo fu guarito.

sabato 21 gennaio 2023

21 gennaio: Sant'Agnese


Lorenzo Gramiccia, Sant'Agnese, XVIII secolo.
In primo piano Madonna processionale.
Dalla chiesa di San Simeon Grando a Venezia.

(photo by Alessandro Franzoni)




Omelia del card Muller, 21/01/2020

Chiesa di sant'Agnese in Agone, Roma.


Ciò che ci affascina nei giovani d’oggi non è soltanto il loro aspetto grazioso, ma anche il loro rendimento sportivo o scolastico e la loro apertura al futuro. Alcuni diventano persino dei modelli per la loro generazione. La sedicenne svedese Greta Thunberg, per esempio, è diventata un’icona del movimento ambientalista mondiale. Preghiamo dunque affinché il battage mediatico creatosi attorno a lei non finisca per nuocerle. 

La dodicenne fanciulla romana Agnese, invece, non è un idolo effimero del suo tempo, ma un ideale imperituro della fede cristiana. Ella ancora oggi, 1700 anni dopo la sua morte, non è dimenticata. I cattolici di tutto il mondo ammirano questa ragazza per il suo eroismo e la venerano come santa. In merito alla sua morte patita in fedeltà a Dio, il grande Padre della Chiesa sant’Ambrogio di Milano affermò: «Ecco pertanto in una sola vittima un doppio martirio, di purezza e di religione. Ed ella rimase vergine e ottenne il martirio» (De Virg. II, 9).

Già da bambina Agnese seppe distinguere chiaramente tra l’unico vero Dio e i tanti falsi idoli venerati dai pagani. Il mondo è stato creato per l’uomo, gli serve da abitazione e fonte per procurarsi il cibo. L’uomo esiste in virtù di se stesso ed è creato naturalmente orientato verso Dio, Colui nel quale soltanto il nostro cuore trova riposo. Coloro che sono creati a immagine e somiglianza di Dio vivono nella consapevolezza della loro dignità di essere figli e figlie di Dio. E perciò non temiamo né le forze distruttive della natura, né i capricci del destino o l’ira dei tiranni. Non pratichiamo un culto della personalità dei ricchi, belli e potenti. La gloria del mondo è passeggera e tutti gli uomini sono mortali. «Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 6, 23).

A Roma i primi cristiani avevano raggiunto la libertà della fede nell’unico Dio, sacrificando la loro vita nella lotta contro una strapotenza pagana pressoché invincibile, che trovò espressione nel culto dell’imperatore, nell’alta cultura degli eruditi e nella mentalità superstiziosa delle grandi masse. Non ricadendo nelle vecchie forme di culto dei futili idoli e delle loro immagini e statue in legno, pietra e metallo, seguiremo il loro esempio: «Non chiameremo più “dio nostro” l’opera delle nostre mani» (Os 14,4). L’idolatria non è un’eccitante immersione nelle culture esotiche e nei loro riti di fertilità con connotazioni sessuali. Infatti, la fede negli dei e nei demoni e l’invocazione degli elementi da parte degli sciamani oscura la verità della salvezza e cioè il fatto che è mediante Gesù che siamo «liberati dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8, 21). 

Sfortunatamente per loro, molti uomini del nostro tempo hanno dimenticato o deliberatamente tagliato le loro radici cristiane. Seguendo una religione sostitutiva neo-pagana, hanno iniziato di nuovo ad “assolutizzare” il cosmo, il nostro pianeta, l’evoluzione, il world wide web, la tecnologia. Si comportano come se queste realtà passeggere potessero dare all’uomo la ragione ultima e il sostegno di cui ha bisogno. Nella loro stoltezza pagana si congratulano per la presunta “conoscenza scientifica” che l’uomo sia solo un animale e la morte la fine di tutto. Si fanno beffe della nostra fede nell’imperitura dignità dell’uomo e considerano la resurrezione della carne una favola per bambini, ignorando il fatto che già la nostra ragione ci dice che la natura non produce nulla inutilmente. O dovremmo forse credere che il Creatore della natura abbia creato l’uomo invano, dotandolo della perpetua ricerca della verità e dell’inestinguibile anelito alla felicità, soltanto per prenderlo in giro?

Con il sangue della sua giovane vita, sant’Agnese ha testimoniato Cristo, Figlio di Dio e unico Salvatore del mondo. E così ella incoraggia anche noi qui a Roma ed in Europa, a professare la nostra fede cattolica pubblicamente e senza aver paura degli uomini. La fede degli apostoli Pietro e Paolo è la radice della cultura che, da Roma e dall’Italia, ha raggiunto tutta l’Europa, conferendole la sua identità cristiana. Solo nel Cristianesimo c’è un futuro per l’Italia, il neopaganesimo invece condurrà alla sua rovina certa. Ogni possibile dialogo con l’anziano Scalfari è fiato sprecato se l’ateo, nella sua confusione, ne trae la conclusione che il Papa avrebbe negato la divinità di Cristo. Infatti, per quale altra ragione il vescovo romano è il Papa di tutta la Chiesa cattolica, se non perché confessa giorno e notte, con san Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16)?

I cattolici farebbero bene a collaborare con tutti coloro spiritualmente e moralmente in grado di assumersi la responsabilità per il futuro economico, politico, culturale e religioso dell’Europa. L’unica fonte da cui sgorga l’acqua pulita per la rinascita della Città Eterna e di tutta l’Italia è l’immagine cristiana dell’uomo. È più meritevole di fiducia un politico che tiene in alto il rosario in un gesto simbolico di uno che abbatte la croce di Cristo con un gesto concreto. 

Siccome il neopaganesimo nega la concezione dell’uomo come immagine di Dio, esso si rivela anche ostile alla vita. Il Cristianesimo invece ci insegna che ogni vita umana è sacra dal momento del concepimento fino all’ultimo respiro. Perciò la nostra risposta all’aborto e all’eutanasia, al cambiamento di sesso e alla distruzione del matrimonio e della famiglia, può essere solo un categorico no! Per un cristiano non valgono né le ideologie politiche di destra né quelle di sinistra; egli non si lascia sedurre dalle religioni neopagane della natura o accecare dall’ateismo di stampo neoliberale e neomarxista. A un cattolico maturo non si deve dire per quale politico democratico debba votare oppure no. Chi crede in Dio conosce un solo comandamento: l’amore di Dio e del prossimo.

L’Italia e l’Europa avranno un futuro soltanto se punteranno su un rinnovamento culturale, morale e religioso nella fede in Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente. Attraverso la sua resurrezione dai morti ha vinto l’odio, il peccato e la morte. E nel segno della Sua Croce si colloca anche la rinascita dell’Italia cattolica. Sant’Agnese, prega Dio per i tuoi romani, per l’Italia cattolica e per l’Europa cristiana. Amen.

venerdì 20 gennaio 2023

20 gennaio: SS Fabiano e Sebastiano martiri


Affresco dei SS Rocco, Fabiano e Sebastiano, chiesa di San Pietro a Benna (Biella).



Due grandi Martiri si dividono gli onori di questo giorno: l'uno Pontefice della Chiesa di Roma; l'altro, fedele di questa Chiesa Madre. Fabiano ricevette la corona del martirio nell'anno 250, sotto la persecuzione di Decio; quella di Diocleziano incoronò Sebastiano nel 288. Considereremo separatamente i meriti di questi due atleti di Cristo.
Dietro l'esempio dei suoi predecessori san Clemente e sant'Antero, il Papa Fabiano ebbe particolare cura di far redigere gli Atti dei Martiri; ma la persecuzione di Diocleziano, che ha fatto sparire un gran numero di quei preziosi monumenti, ci ha privati del racconto delle sue sofferenze e del suo martirio. Solo alcuni particolari della sua vita pastorale sono giunti fino a noi; ma possiamo farci una idea delle sue virtù dall'elogio che fa di lui san Cipriano, il quale lo chiama uomo incomparabile in una lettera scritta al Papa san Cornelio successore di Fabiano. Il vescovo di Cartagine celebra anche la purezza e la santità della vita del Pontefice, che dominò con fronte serena le tempeste da cui fu agitata la Chiesa al suo tempo. È bello contemplare questo capo tranquillo e venerabile su cui andò a posarsi una colomba per indicare il successore di Pietro, il giorno in cui il popolo e il clero di Roma erano radunati per l'elezione del Papa, dopo il martirio di Antero. Quel riferimento a Cristo designato come Figlio di Dio nelle acque del Giordano dalla divina colomba, rende ancora più sacro il sublime carattere di Fabiano. Depositario del potere di rigenerazione che risiede nelle acque dopo il battesimo di Cristo, egli ebbe a cuore la propagazione del Cristianesimo; e fra i Vescovi che consacrò per annunciare la fede in vari luoghi, la Chiesa delle Gallie ne riconosce parecchi come suoi principali fondatori.
Così sono passati i giorni del tuo Pontificato, lunghi e tempestosi, o Fabiano! Ma, presagendo l'avvenire pacifico che Dio riservava alla sua Chiesa, non volevi che i magnifici esempi dell'era dei Martiri andassero perduti per i secoli futuri, e la tua sollecitudine vegliava alla loro conservazione. Le fiamme ci hanno sottratto gran parte dei tesori che tu avevi raccolti per noi e possiamo ricostruire appena pochi particolari della tua stessa vita; ma ne sappiamo abbastanza per lodare Dio di averti scelto in quei tempi difficili, e per celebrare oggi il glorioso trionfo che riportò la tua costanza. La colomba che ti indicò come l'eletto del cielo, posandosi sul tuo capo, ti designava come il Cristo visibile sulla terra, ti votava alle cure apostoliche e al martirio e ammoniva tutta la Chiesa di riconoscerti e di ascoltarti. Tu dunque, o santo Pontefice, che hai avuto questo aspetto di rassomiglianza con l'Emmanuele nel mistero dell'Epifania, pregalo per noi affinché si degni di manifestarsi sempre più alle nostre menti e ai nostri cuori.
Dopo gli Apostoli Pietro e Paolo, che formano la sua maggior gloria, Roma iscrive all'inizio dei suoi fasti i suoi due più valorosi martiri Lorenzo e Sebastiano, e le sue due più illustri vergini, Cecilia ed Agnese. Ora, ecco che il tempo di Natale esige, per far onore al Cristo che nasce, una parte di questa nobile corte. Lorenzo e Cecilia appariranno a loro volta per accompagnare altri misteri; oggi, è chiamato a prestare il suo servizio presso l'Emmanuele il capo della coorte pretoriana, Sebastiano; domani sarà Agnese ad essere ammessa presso lo Sposo divino che ha preferito a tutto.
Si immagini un giovane il quale si sottrae a tutti i legami che lo trattenevano a Milano, patria sua, per il solo motivo che la persecuzione non vi imperversava con abbastanza rigore, mentre a Roma la tempesta è nel pieno della sua violenza (cfr. il XX discorso di sant'Ambrogio sul Sal 118 - PL 15, c. 1497). Teme per la costanza dei Cristiani; ma sa che, più d'una volta, i soldati di Cristo, coperti dell'armatura dei soldati di Cesare, si sono introdotti nelle prigioni ed hanno rianimato il coraggio dei confessori. È la missione a cui egli aspira, aspettando il giorno in cui potrà egli stesso cogliere la palma. Viene dunque a sostenere quelli che le lacrime dei genitori avevano scossi; i carcerieri cedendo alla forza della sua fede e dei suoi miracoli, affrontano il martirio, e perfino un magistrato romano chiede di essere istruito nella dottrina che dà tanto potere agli uomini. Ricolmo dei segni del favore di Diocleziano e di Massimiano Ercole, Sebastiano dispone a Roma d'un'influenza così salutare per il Cristianesimo, che il papa Caio lo proclama il Difensore della Chiesa.
Dopo aver inviato al cielo innumerevoli martiri, l'eroe ottiene infine la corona, oggetto dei suoi desideri. Con la sua coraggiosa confessione incorre nella disgrazia di Diocleziano, al quale preferisce l'Imperatore celeste che unicamente aveva servito sotto l'elmo e la clamide. È consegnato agli arcieri di Mauritania che lo spogliano, lo legano e lo colpiscono con le loro frecce. Se le pie cure di Irene lo richiamano alla vita, è solo per spirare sotto i colpi, in un ippodromo attiguo al palazzo dei Cesari.
Questi sono i soldati del nostro neonato Re; ma con quale sollecitudine li onora la sua munificenza! Roma cristiana, capitale della Chiesa, sorge su sette Basiliche principali, come l'antica Roma su sette colli; il nome e la tomba di Sebastiano decorano uno di quei sette santuari. Fuori le mura della città eterna, sulla via Appia, sorge nella solitudine la Basilica di S. Sebastiano. Vi è custodito il corpo di san Fabiano; ma i primi onori di quel tempio sono per il soldato che aveva voluto essere seppellito in quel luogo, come un servo fedele, presso il pozzo in fondo al quale furono nascosti per parecchi anni i corpi dei santi Apostoli, quando bisognò sottrarli alle ricerche di persecutori.
In cambio dello zelo di san Sebastiano per le anime dei fedeli che egli tanto desiderò preservare dal contagio del paganesimo, Dio gli ha concesso di essere l'intercessore del popolo cristiano contro il flagello della peste. Questo potere del santo martire è stato provato fin dal 680, a Roma, sotto il pontificato di sant'Agatone [1].
Valoroso soldato dell'Emmanuele, tu riposi ora ai suoi piedi. Dall'alto del cielo, volgi lo sguardo sulla cristianità che applaude ai tuoi trionfi. In questo periodo dell'anno, tu ci appari come il fedele custode della culla del divino Bambino, e l'ufficio che adempivi alla corte dei principi della terra, lo eserciti ora nel palazzo del Re dei re. Degnati di introdurvi e di proteggervi i nostri voti e le nostre preghiere.
Con quale compiacenza ascolterà le tue preghiere l'Emmanuele che tu hai amato con tanto amore! Nell'ardore di versare il tuo sangue per il suo servizio, non ti basta un volgare teatro; ti ci voleva Roma, questa Babilonia inebriata del sangue dei Martiri - come dice san Giovanni. Ma non volevi solo salire presto in cielo; il tuo zelo per i fratelli ti rendeva inquieto per la loro costanza. Cercavi allora di penetrare nelle oscure prigioni dove essi rientravano sfiniti per le torture; ed andavi a rinsaldare la generosità vacillante. Si sarebbe detto che avessi ricevuto l'ordine di formare la milizia del Re dei cieli, e che non dovessi entrare in cielo se non in compagnia dei guerrieri scelti da te per la custodia della sua persona.
Infine, è giunto il momento in cui devi pensare alla tua stessa corona, è suonata l'ora della confessione. Ma, per un atleta come te, o Sebastiano, non basta un solo martirio. Invano gli arcieri hanno esaurito su di te le loro frecce; ti è rimasta ancora tutta la vita, e la vittima è sempre intatta per una seconda immolazione. Questi furono i cristiani dei primi tempi, e noi siamo i loro figli.
Dunque, o guerriero del Signore, considera l'estrema debolezza dei nostri cuori nei quali languisce l'amore di Cristo; abbi pietà dei tuoi ultimi discendenti. Tutto ci spaventa, tutto ci accascia, e troppo spesso siamo, anche a nostra insaputa, nemici della croce. Dimentichiamo che non possiamo stare insieme con i Martiri, se i nostri cuori non sono generosi come fu il loro. Siamo vili nella lotta contro il mondo e le sue vanità, contro le inclinazioni del nostro cuore e le attrattive dei sensi; e quando abbiamo fatto con Dio una facile pace, sigillata dal pegno del suo amore, crediamo che non ci resti altro che camminare dolcemente verso il cielo, senza prove e senza sacrifici volontari. Sottraici a simili illusioni, o Sebastiano, ridestaci dal nostro sonno, e rianima quindi l'amore che dorme nelle nostre anime.
Difendici dal contagio dell'esempio e dalla padronanza delle massime del mondo che si presentano con un falso volto di cristianesimo. Rendici bramosi della nostra santificazione, vigilanti sulle nostre inclinazioni, zelanti per la salvezza dei nostri fratelli, amici della croce, e distaccati dal nostro corpo. Per quelle frecce che hanno trafitto le tue membra, allontana da noi i colpi che il nemico vuol vibrarci nell'ombra.
Armaci, o soldato di Cristo, della celeste armatura che ci descrive il grande Apostolo nella sua Lettera agli Efesini (6, 13-17); metti sul nostro cuore la corazza della giustizia, che lo difenderà contro il peccato; copri il nostro capo coll'elmo della salvezza, cioè con la speranza dei beni futuri, speranza che è ugualmente lontana dall'inquietudine e dalla presunzione; poni al nostro braccio lo scudo della fede, duro come il diamante e contro il quale verranno ad infrangersi le tentazioni del nemico che vorrebbe sviare la nostra mente per sedurre il nostro cuore; e poni infine nella nostra mano la spada della parola di Dio, con la quale distruggeremo tutti gli errori e rovesceremo tutti i vizi, poiché il cielo e la terra passano, e la Parola di Dio resta, come nostra regola e nostra speranza.
Difensore della Chiesa, così chiamato per bocca d'un santo Papa Martire, leva la tua spada per difenderla ancora. Abbatti i suoi nemici, sventa i loro perversi piani, dacci quella pace che la Chiesa gusta così di rado e durante la quale si prepara a nuove lotte. Benedici le armi cristiane nel giorno in cui dovremo lottare contro i nemici esterni. Proteggi Roma che onora la tua tomba. Salva la Francia, che si gloriò a lungo di possedere una parte delle tue sacre ossa. Allontana da noi i flagelli della peste le malattie contagiose. Ascolta la voce di coloro che, ogni anno, ti implorano per la conservazione degli animali che il Signore ha dato all'uomo per aiutarlo nelle sue fatiche. E infine, con le tue preghiere, assicuraci il riposo della vita presente, ma soprattutto i beni dell'eternità.

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[1] Cosi pure a Milano nel 1573 e a Lisbona nel 1599. La scelta del Vangelo e dell'antifona per il communio deriva da questo potere.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 351-355  

martedì 17 gennaio 2023

17 gennaio: sant'Antonio Abate


Dalla chiesa di San Francesco, presso Pienza.

(photo by Elena Uliana)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Sint lumbi vestri præcíncti, et lucernæ ardéntes in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen, dico vobis, quod præcínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius hóminis véniet.

Vangelo secondo Luca 12, 35 - 40

Traduzione:

In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: «I vostri fianchi sian cinti ed accese nelle vostre mani le lucerne, come coloro che aspettano il loro padrone quando torni da nozze, per aprirgli appena giunge e picchia. Beati quei servi che il padrone, arrivando, troverà desti. In verità vi dico, che, cintosi, li farà sedere a tavola e si metterà a servirli. E se giungerà alla seconda vigilia e se giungerà alla terza vigilia e li troverà così, beati loro! Sappiate pero che se il padrone conoscesse in qual ora viene il ladro, veglierebbe senza dubbio, e non si lascerebbe sfondare la casa. E anche voi tenetevi pronti, perché, nell'ora che non pensate, verrà il Figlio dell'uomo.


Preghiera a sant'Antonio Abate

O trionfatore glorioso del Demonio, indarno armato in multiformi maniere contro di Voi, sant'Antonio Abate, proseguite la valorosa opera vostra su l'inferno, congiurato ai nostri danni. Da quei corpi funesti salvate le anime nostre, fortificandoli nelle spirituali battaglie: ai nostri corpi impetrate costante la sanità. Dilungate dagli armenti e dai campi ogni maligno influsso. E la vita presente, vostra mercè, tranquilla per noi, ci sia saggio e apparecchio alla pace perfetta della vita eterna. Amen.

lunedì 16 gennaio 2023

16 gennaio: san Marcellino Papa


San Marcello Papa accoglie i penitenti. 
Dal nartece della Basilica di San Pietro al Monte a Civate (Lecco).

(photo by Nicola de Grandi)




VANGELO

In illo témpore: Venit Iesus in partes Cæsaréæ Philíppi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Ioánnem Baptístam, alii autem Elíam, alii vero Ieremíam aut unum ex prophétis. Dicit illis Iesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Iesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Iona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in cœlis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni cœlórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in cœlis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in cœlis.

Vangelo secondo Matteo 16, 13 - 19

Traduzione:

In quel tempo, Gesù, venuto nella zona di Cesarea di Filippo, interrogava i suoi discepoli: «Chi dicono che sia il Figlio dell'uomo?». Ed essi risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Ella, altri ancora Geremia, o uno dei profeti». Disse loro Gesù: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù, in risposta, gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, poiché non la carne e il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. E ti darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli».


domenica 15 gennaio 2023

Seconda domenica dopo l'Epifania a Venezia


Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo (fronte stazione ferroviaria) a Venezia.
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Núptiæ factæ sunt in Cana Galilǽæ: et erat Mater Iesu ibi. Vocátus est autem et Iesus, et discípuli eius ad núptias. Et deficiénte vino, dicit Mater Iesu ad eum: Vinum non habent. Et dicit ei Iesus: Quid mihi et tibi est, mulier? nondum venit hora mea. Dicit Mater eius minístris: Quodcúmque díxerit vobis, fácite. Erant autem ibi lapídeæ hýdriæ sex pósitæ secúndum purificatiónem Iudæórum, capiéntes síngulæ metrétas binas vel ternas. Dicit eis Iesus: Implete hýdrias aqua. Et implevérunt eas usque ad summum. Et dicit eis Iesus: Hauríte nunc, et ferte architriclíno. Et tulérunt. Ut autem gustávit architriclínus aquam vinum fáctam, et non sciébat unde esset, minístri autem sciébant, qui háuserant aquam: vocat sponsum architriclínus, et dicit ei: Omnis homo primum bonum vinum ponit: et cum inebriáti fúerint, tunc id, quod detérius est. Tu autem servásti bonum vinum usque adhuc. Hoc fecit inítium signórum Iesus in Cana Galilǽæ: et manifestávit glóriam suam, et credidérunt in eum discípuli eius.

Vangelo secondo Giovanni 2, 1 - 11

Traduzione:

In quel tempo: Vi furono delle nozze in Cana di Galilea, e li vi era la Madre di Gesù. E alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù disse a Lui: Non hanno più vino. E Gesù rispose: Che ho a che fare con te, o donna? La mia ora non è ancora venuta. Disse sua Madre ai domestici: Fate tutto quello che vi dirà. Orbene, vi erano lì sei pile di pietra, preparate per la purificazione dei Giudei, ciascuna contenente due o tre metrete. Gesù disse loro: Empite d’acqua le pile. E le empirono fino all’orlo. Gesù disse: Adesso attingete e portate al maestro di tavola. E portarono. E il maestro di tavola, non appena ebbe assaggiato l’acqua mutata in vino, non sapeva donde l’avessero attinta, ma i domestici lo sapevano; chiamato lo sposo gli disse: Tutti servono da principio il vino migliore, e danno il meno buono quando sono brilli, ma tu hai conservato il vino migliore fino ad ora. Così Gesù, in Cana di Galilea dette inizio ai miracoli, e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.

venerdì 13 gennaio 2023

13 gennaio: Ottava dell'Epifania (Battesimo di NSGC)


Battesimo di Cristo al Giordano, particolare dalla pala di Giovanni Bellini presso la Basilica di Santa Corona a Vicenza.

(photo by Alberto Bordignon)






VANGELO

In illo témpore: Vidit Ioánnes Iesum veniéntem ad se, et ait: Ecce Agnus Dei, ecce, qui tollit peccátum mundi. Hic est, de quo dixi: Post me venit vir, qui ante me factus est: quia prior me erat. Et ego nesciébam eum, sed ut manifestétur in Israël, proptérea veni ego in aqua baptízans. Et testimónium perhíbuit Ioánnes, dicens: Quia vidi Spíritum descendéntem quasi colúmbam de coelo, et mansit super eum. Et ego nesciébam eum: sed qui misit me baptizáre in aqua, ille mihi dixit: Super quem víderis Spíritum descendéntem, et manéntem super eum, hic est, qui baptízat in Spíritu Sancto. Et ego vidi: et testimónium perhíbui, quia hic est Fílius Dei.

Vangelo secondo Giovanni 1, 29 - 34

Traduzione:

In quel tempo, Giovanni vede vedere Gesù verso di lui e dice: «Ecco l’agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo. Questi è colui di cui ho detto: “Dopo di me viene un uomo che mi ha sopravanzato perché era prima di me”. Ed io non lo conoscevo; ma son venuto a battezzare in acqua proprio perché egli fosse manifestato a Israele». E Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come colomba dal cielo e fermarsi su di Lui. Ed io non lo conoscevo; ma Colui il quale mi ha inviato a battezzare in acqua mi ha detto: “Chi battezza in Spirito Santo è Colui sul quale vedrai scendere e fermarsi lo Spirito”. Ed io ho visto e ho attestato che è Lui il Figlio di Dio».

martedì 10 gennaio 2023

10 gennaio: beato Gregorio X (Arezzo)


Zurbaran, Papa Gregorio rende omaggio a San Bonaventura, olio su tela, ora al Museo del Louvre, Parigi.

(foto dal Web)




In breve

Oggi 10 gennaio 2020, si festeggia ad Arézzo, nella Toscana, il beato Gregorio decimo, nativo di Piacènza, il quale, da Arcidiacono di Liégi eletto Sommo Pontefice, celebrò il secondo Concilio di Lione, ricevette i Greci nell'unità della fede, compose i dissidi dei cristiani, deliberò la riconquista della Terra Santa e si rese sommamente benemerito di tutta la Chiesa, che governò santissimamente.
Siamo agli inizi del 1271, e si fatica a trovare un successore di Papa Clemente IV, morto il 29 novembre 1268. Riuniti in conclave a Viterbo da oltre due anni, i cardinali non riescono ad accordarsi a causa dei veti incrociati posti dalle dinastie angioina (Francia) e sveva (Germania), allora intente a contendersi la nostra penisola. Vane si rivelarono le pressioni esercitate dai magistrati di Viterbo, tanto da rendersi necessaria una sorta di insurrezione popolare che portò a tagliare i viveri ai cardinali ed a scoperchiare il tetto del palazzo.
Nessuno dei cardinali papabili risultava gradito ad ambo le fazioni, ma un’idea del grande Dottore francescano, San Bonaventura, lasciò intravedere uno spiraglio: “Facciamo Papa uno che non sia cardinale”. Fu così che il 1° settembre 1271 venne eletto al soglio pontificio Tedaldo Visconti. Era nato a Piacenza nel 1210, non era neppure sacerdote, pur avendo la dignità di arcidiacono di Liegi ed essendo stato segretario di cardinali, nonché diplomatico esperto. Al momento dell’elezione si trovava in Palestina, cappellano dei crociati, dove lo raggiunsero i messaggeri onde comunicargli la sbalorditiva notizia; “Ti hanno fatto Papa, devi venire a Roma!”. Solo il 27 marzo seguente poté a Roma essere consacrato vescovo ed incoronato Papa, assumendo il nome di Gregorio X.
Anziché rimanere vittima delle lotte tra fazioni, suo ambizioso programma fu la liberazione della Terra Santa, impegnando in questa impresa i cristiani d’Oriente e Occidente, già lacerati da secolari divisioni. Onde ricomporre le divisioni tra i cristiani e raggiungere l’ambizioso obiettivo, convocò il secondo Concilio Ecumenico di Lione, cui presero parte anche i rappresentati Ortodossi. Papa Gregorio X scelse come suoi teologi San Tommaso d'Aquino, che morì prima di arrivare, e San Bonaventura da Bagnoregio, che invece morì a Lione.
Fu stabilita la riunificazione delle Chiese, che però non si concretizzò nei fatti. Si teorizzò una nuova crociata, ma non si giunse a liberare proprio nulla. Il papa avrebbe desiderato parteciparvi in prima persona, ma morì presso Arezzo nel viaggio di ritorno a Roma il 10 gennaio 1276, ormai stanco ed ammalato.
Uomo delle grandi imprese non adempiute, non manco però il fiorire di uno spontaneo culto popolare verso la sua figura a Liegi, Lione, Piacenza e Arezzo, meritandogli così la beatificazione da parte di Clemente XI nel 1713. Le sue reliquie riposano ancora oggi nella cattedrale di Arezzo.

venerdì 6 gennaio 2023

Epifania di NSGC a Venezia


Santa Messa alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo a Venezia (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)






VANGELO

Cum natus esset Iesus in Béthlehem Iuda in diébus Heródis regis, ecce, Magi ab Oriénte venerunt Ierosólymam, dicéntes: Ubi est, qui natus est rex Iudæórum? Vidimus enim stellam eius in Oriénte, et vénimus adoráre eum. Audiens autem Heródes rex, turbatus est, et omnis Ierosólyma cum illo. Et cóngregans omnes principes sacerdotum et scribas pópuli, sciscitabátur ab eis, ubi Christus nasceretur. At illi dixérunt ei: In Béthlehem Iudæ: sic enim scriptum est per Prophétam: Et tu, Béthlehem terra Iuda, nequaquam mínima es in princípibus Iuda; ex te enim éxiet dux, qui regat pópulum meum Israël. Tunc Heródes, clam vocátis Magis, diligénter dídicit ab eis tempus stellæ, quæ appáruit eis: et mittens illos in Béthlehem, dixit: Ite, et interrogáte diligénter de púero: et cum invenéritis, renuntiáte mihi, ut et ego véniens adórem eum. Qui cum audíssent regem, abiérunt. Et ecce, stella, quam víderant in Oriénte, antecedébat eos, usque dum véniens staret supra, ubi erat Puer. Vidéntes autem stellam, gavísi sunt gáudio magno valde. Et intrántes domum, invenérunt Púerum cum María Matre eius, et procidéntes adoravérunt eum. Et, apértis thesáuris suis, obtulérunt ei múnera, aurum, thus et myrrham. Et re sponso accépto in somnis, ne redírent ad Heródem, per aliam viam revérsi sunt in regiónem suam.

Vangelo di Matteo 2, 1 - 12

Traduzione:

Nato Gesú, in Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, ecco arrivare dei Magi dall’Oriente, dicendo: Dov’è nato il Re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo. Sentite tali cose, il re Erode si turbò, e con lui tutta Gerusalemme. E, adunati tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, voleva sapere da loro dove doveva nascere Cristo. E questi gli risposero: A Betlemme di Giuda, perché cosí è stato scritto dal Profeta: E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei la minima tra i príncipi di Giuda: poiché da te uscirà il duce che reggerà il mio popolo Israele. Allora Erode, chiamati a sé di nascosto i Magi, si informò minutamente circa il tempo dell’apparizione della stella e, mandandoli a Betlemme, disse loro: Andate e cercate diligentemente il bambino, e quando l’avrete trovato fatemelo sapere, affinché io pure venga ad adorarlo. Quelli, udito il re, partirono: ed ecco che la stella che avevano già vista ad Oriente li precedeva, finché, arrivata sopra il luogo dov’era il bambino, si fermò. Veduta la stella, i Magi gioirono di grandissima gioia, ed entrati nella casa trovarono il bambino con Maria sua madre e prostratisi, lo adorarono. E aperti i loro tesori, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non passare da Erode, tornarono al loro paese per un altra strada.

lunedì 2 gennaio 2023

2 gennaio: SSmo Nome di Gesù


(photo by Alessandro Franzoni)


VANGELO

In illo témpore: Postquam consummáti sunt dies octo, ut circumciderétur Puer: vocátum est nomen eius Iesus, quod vocátum est ab Angelo, priúsquam in útero conciperétur.

(Vangelo secondo Luca 2, 21)

Traduzione:

In quel tempo: Passati gli otto giorni, il bambino doveva essere circonciso, e gli fu posto il nome Gesù: come era stato indicato dall’Angelo prima di essere concepito.