mercoledì 20 novembre 2024

20 novembre: san Felice di Valois





VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Nolíte timére, pusíllus grex, quia complácuit Patri vestro dare vobis regnum. Véndite quæ possidétis, et date eleemósynam. Fácite vobis sácculos, qui non veteráscunt, thesáurum non deficiéntem in cœlis: quo fur non apprópiat, neque tínea corrúmpit. Ubi enim thesáurus vester est, ibi et cor vestrum erit.

Vangelo di Luca 12, 32 - 43

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché è piaciuto al Padre vostro di dare a voi il regno. Vendete i vostri beni e dateli in elemosina. Fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro che mai vien meno nei cieli, dove il ladro non giunge e la tignuola non consuma; dove è il vostro tesoro ci sarà pure il vostro cuore».


In breve

Nato in una nobile famiglia francese, imparentata con quella reale, venne educato presso Chiaravalle, dove poi si fermò come monaco cistercense; desideroso di una maggiore perfezione, si ritirò in eremitaggio.
Incontratosi con San Giovanni de Matha (feste, 8 febbraio e 17 dicembre), fondò con lui e fondato con lui quello che poi sarebbe diventato l'Ordine Trinitario; è, assieme a lui, Patrono dei prigionieri e degli schiavi.


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lunedì 18 novembre 2024

18 novembre: Dedicazione delle Basiliche dei SS Pietro e Paolo


Giovanni Paolo Pannini, Interno della Basilica di San Pietro (dopo il 1754), The Metropolitan Museum of Art, New York (Stati Uniti).

(foto dal web)




VANGELO

In illo témpore: Ingréssus Iesus perambulábat Iéricho. Et ecce, vir nómine Zachǽus: et hic princeps erat publicanórum, et ipse dives: et quærébat vidére Iesum, quis esset: et non póterat præ turba, quia statúra pusíllus erat. Et præcúrrens ascéndit in árborem sycómorum, ut vidéret eum; quia inde erat transitúrus. Et cum venísset ad locum, suspíciens Iesus vidit illum, et dixit ad eum: Zachǽe, festínans descénde; quia hódie in domo tua opórtet me manére. Et festínans descéndit, et excépit illum gaudens. Et cum vidérent omnes, murmurábant, dicéntes, quod ad hóminem peccatórem divertísset. Stans autem Zachǽus, dixit ad Dóminum: Ecce, dimídium bonórum meórum, Dómine, do paupéribus: et si quid áliquem defraudávi, reddo quádruplum. Ait Iesus ad eum: Quia hódie salus dómui huic facta est: eo quod et ipse fílius sit Abrahæ. Venit enim Fílius hóminis quǽrere et salvum fácere, quod períerat.

Vangelo di Luca 19, 1 - 10

Traduzione:

Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".



Giovanni Paolo Pannini, Interno della Basilica di San Paolo fuori le mura, 1750c. Museo Puškin, Mosca (Moscovia).


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domenica 17 novembre 2024

Domenica mobile (Sesta dopo l'Epifania) a Ferrara


Santa Messa cantata alle ore 18:00 presso la chiesa di Santa Chiara in centro a Ferrara (in corso Giovecca 179).
Celebrante don Davide Benini.
All'organetto il m. FR.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus turbis parábolam hanc: Símile est regnum cœlórum grano sinápis, quod accípiens homo seminávit in agro suo: quod mínimum quidem est ómnibus semínibus: cum autem créverit, maius est ómnibus oléribus, et fit arbor, ita ut vólucres cœli véniant et hábitent in ramis eius. Aliam parábolam locútus est eis: Símile est regnum cœlórum ferménto, quod accéptum múlier abscóndit in farínæ satis tribus, donec fermentátum est totum. Hæc ómnia locútus est Iesus in parábolis ad turbas: et sine parábolis non loquebátur eis: ut implerétur quod dictum erat per Prophétam dicéntem: Apériam in parábolis os meum, eructábo abscóndita a constitutióne mundi.

Vangelo di Matteo 13, 31 - 35

Traduzione:

In quel tempo: Gesù disse alle turbe questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un grano di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo: e questo grano è la più piccola di tutte le sementi, ma, cresciuta che sia, è più grande di tutti gli erbaggi e diventa un albero: così che gli uccelli dell’aria vanno e si riposano sui suoi rami. E disse loro un’altra parabola: Il regno dei cieli è simile a un po’ di lievito, che una donna mescola a tre staia di farina, così che tutto sia fermentato. Gesù disse tutte queste parabole alle turbe: e mai parlava loro se non in parabole: affinché si adempisse il detto del Profeta: aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose nascoste dalla fondazione del mondo.




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sabato 16 novembre 2024

16 novembre: santa Gertrude


Antonio Belloni, Santa Gertrude, da un particolare di un dipinto presso la chiesa di Santa Maria in Regola, Imola (Bologna).

(photo by Marco Violi)




In breve

Santa Gertrude nacque ad Eisleben, nella Sassonia, da illustre famiglia. All'età di cinque anni fu posta nel monastero di Helfta, appartenente all'ordine delle Cistercensi. Questo monastero, fondato dal conte Burchard di Mansfeld nel 1229, era allora diretto dalla badessa Gertrude di Hackeborn, la quale lo governò per lo spazio di circa quarant'anni. Strane confusioni, causate dall'analogia del nome, hanno fatto ritenere la nostra Santa come la badessa del suo monastero. Fin dai primi anni ebbe a maestra S. Matilde, sorella della badessa, la quale trovò in Gertrude una allieva esemplare.

Dotata di grande ingegno, di forte volontà e di una penetrazione straordinaria, Gertrude fece presto presagire grandi cose di sè; la lingua latina le divenne familiare, la teologia mistica, i libri ispirati erano il suo pascolo, sì che sovente i più abili dottori ebbero a stupire della sua vasta erudizione.
Ma questa sua grande passione per gli studi le impedì alquanto la vita di raccoglimento e di preghiera.
Nell'Avvento dell'anno 1281 ebbe una violenta crisi spirituale che determinò la sua conversione, come la chiamò ella stessa. Gertrude si sentiva come isolata nel monastero, senza un'anima cui poter confidare le sue tristezze, senza un appoggio che la sostenesse; perciò si rivolse tutta verso Dio e si sentì attirata da Lui.
Il 27 gennaio dell'anno seguente, la calma ritornò in lei in seguito ad una visione. Le apparve Nostro Signore e le disse: « Presto verrà la tua salvezza », e vidi, dice la santa nelle sue Rivelazioni, quella mano divina prendere la mia in segno di solenne ratifica di quella promessa. Poi Gesù aggiunse: « Tu hai lambito la terra coi miei nemici e hai succhiato il miele aderente alle spine; ritorna a me ed io ti farò buona accoglienza inebriandoti al torrente delle mie gioie divine ».
In una vigilia dell'Annunziata Santa Geltrude cantando in coro l'Ave Maria vide scaturire improvvisamente dal Cuore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, come tre zampilli che penetrati nel Cuore di Maria Santissima risalivano alla loro sorgente: ed udii una voce che le disse: Dopo la Potenza del Padre, la Sapienza del Figlio, la Tenerezza misericordiosa dello Spirito Santo, nulla è paragonabile alla Potenza, Sapienza e Tenerezza misericordiosa di Maria. La Santa conobbe pure che questa effusione del cuore della Trinità nel cuor di Maria, si compie ogni volta che un'anima devotamente recita l'Ave Maria; effusione che per il ministero della vergine si spande come rugiada benefica sugli Angeli e Santi. Inoltre in ogni anima che dice l'Ave Maria si accrescono i tesori spirituali di cui l'Incarnazione del Figlio di Dio l'ha già arricchita.
E Gertrude fu veramente inebriata al torrente delle gioie divine. Ella fu la prima propagatrice della devozione al Sacro Cuore di Gesù. È vero che Santa Margherita Alacoque ricevette da Gesù la missione di far conoscere al mondo l'amore del suo Cuore nel 1674; ma Gertrude aveva ricevuto da Gesù l'ordine di scrivere il libro che rivelava tutto il suo Cuore quattro secoli prima. E il giorno in cui Gertrude finiva quel libro, il Signore apparendole le disse: « Questo libro è mio e lo tengo impresso in fondo al mio Cuore: ivi ciascuna lettera si è imbevuta della mia divinità e chiunque, a mia gloria, lo leggerà con umile divozione, ne ritrarrà frutto per la salute eterna dell'anima sua ».
Nel giorno della festa di S. Martino, 11 novembre, Gesù in visione le disse: « Presto ti toglierò da questa vita ». Il mercoledì di Pasqua dell'anno dopo si sentì chiamare: « Vieni, mia eletta, ed io farò di te il mio trono »; era l'avviso di prepararsi alla morte che avvenne dolcemente poco dopo.
La Santa fu canonizzata nel 1667.


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venerdì 15 novembre 2024

15 novembre: sant'Alberto Magno


(foto dal web)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Vos estis sal terræ. Quod si sal evanúerit, in quo saliétur? Ad níhilum valet ultra, nisi ut mittátur foras, et conculcétur ab homínibus. Vos estis lux mundi. Non potest cívitas abscóndi supra montem pósita. Neque accéndunt lucérnam, et ponunt eam sub módio, sed super candelábrum, ut lúceat ómnibus qui in domo sunt. Sic lúceat lux vestra coram homínibus, ut vídeant ópera vestra bona, et gloríficent Patrem vestrum, qui in cœlis est. Nolíte putáre, quóniam veni sólvere legem aut prophétas: non veni sólvere, sed adimplére. Amen, quippe dico vobis, donec tránseat cœlum et terra, iota unum aut unus apex non præteríbit a lege, donec ómnia fiant. Qui ergo solvet unum de mandátis istis mínimis, et docúerit sic hómines, mínimus vocábitur in regno cœlórum: qui autem fécerit et docúerit, hic magnus vocábitur in regno cœlórum.

Vangelo di Matteo 5, 13 - 19

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra. E se il sale perde la sua virtù, come lo si riattiverà? Non è più buono che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città posta sopra un monte. Né si accende la lucerna per riporla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia lume a quanti sono in casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, ma a completare. In verità vi dico che finché non passi il cielo e la terra non passerà un solo iota o un apice solo della Legge, che tutto non sia compiuto. Chi pertanto violerà uno dei minimi di questi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà tenuto minimo nel regno dei cieli; ma colui che avrà operato ed insegnato, sarà tenuto grande nel regno dei cieli».


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giovedì 14 novembre 2024

14 novembre: san Giosafat


(foto dal web)


VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus pharisaeis: Ego sum pastor bonus. Bonus pastor ánimam suam dat pro óvibus suis. Mercennárius autem, et qui non est pastor, cuius non sunt oves própriæ, videt lupum veniéntem, et dimíttit oves et fugit: et lupus rapit et dispérgit oves; mercennárius autem fugit, quia mercennárius est et non pértinet ad eum de óvibus. Ego sum pastor bonus: et cognósco meas et cognóscunt me meæ. Sicut novit me Pater, et ego agnósco Patrem, et ánimam meam pono pro óvibus meis. Et alias oves hábeo, quæ non sunt ex hoc ovíli: et illas opórtet me addúcere, et vocem meam áudient, et fiet unum ovíle et unus pastor.

Vangelo di Giovanni 10, 11 - 16

Traduzione:

In quel tempo, disse Gesù ai Farisei: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la sua vita per le sue pecore. Il mercenario, invece, che non è pastore, al quale non appartengono le pecore, se vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge; allora il lupo rapisce e disperde le pecore. II mercenario fugge, perché è mercenario, e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me, e io conosco il Padre; e io dò la mia vita per le mie pecore. Ed ho altre pecore, che non sono di quest'ovile: anche quelle devo condurre: e ascolteranno la mia voce, e si farà un solo gregge ed un solo pastore ».


In breve:

San Giosafat Kuncewycz, Vescovo e martire. Nasce a Wolodymyr in Volynia (Ucraina) nel 1580 e viene ricordato come il simbolo di una Russia ferita dalle lotte tra ortodossi e uniati. La diocesi di Polock si trovava in Rutenia, regione che dalla Russia era passata in parte sotto il dominio del Re di Polonia, Sigismondo III. La fede dei Polacchi era quella cattolica romana; in Rutenia invece, come nel resto della Russia, i fedeli aderivano alla Chiesa greco-ortodossa. Si tentò allora un'unione della Chiesa greca con quella latina. Si mantennero cioè i riti e i sacerdoti ortodossi, ma si ristabilì la comunione con Roma. Questa Chiesa, detta «uniate», incontrò l'approvazione del Re di Polonia e del Papa Clemente VIII. Gli ortodossi, però, accusavano di tradimento gli uniati, che non erano ben accetti nemmeno dai cattolici di rito latino. Giovanni Kuncevitz, che prese il nome di Giosafat, fu il grande difensore della Chiesa uniate. A vent'anni era entrato tra i monaci basiliani.

Monaco, priore, abate e finalmente arcivescovo di Polock, intraprese una riforma dei costumi monastici della regione rutena, migliorando così la Chiesa uniate. Ma a causa del suo operato nel 1623 un gruppo di ortodossi lo assalì e lo uccise a colpi di spada e di moschetto.



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martedì 12 novembre 2024

12 novembre: san Martino Papa


San Martino I celebra il Concilio Lateranense.

(foto dal web)




Agiografia

La vita di questo martire del dovere, che con ammirabile eroismo bevette fino all'ultima stilla il calice delle amarezze per la difesa della Chiesa, dovette certamente apparir grande ai suoi contemporanei!

Martino nacque a Todi nell'Umbria e studiò a Roma, ove si rese celebre per il suo sapere non meno che per le sue rare doti e virtù. Era appena stato consacrato sacerdote quando Papa Teodoro lo mandò come nunzio a Costantinopoli per tentare il richiamo dei Monoteliti all'unità della fede. Ma morto pochi anni dopo il Papa (649), Martino fu richiamato a Roma a succedergli.
Egli sali sulla Cattedra Apostolica col dolore di aver lasciato l'Oriente in preda alle eresie ed alle più gravi ribellioni. Onde, per prima cosa convocò il Concilio Lateranense, dove espose al venerando consesso la triste situazione e condannò gli eresiarchi principali: il patriarca Sergio, Paolo e Pirro; inoltre mandò un suo nunzio a Costantinopoli.

I Monoteliti anzichè sottomettersi s'accesero maggiormente di rabbia e tosto inviarono a Roma l'eresiarca Olimpio, coll'incarico di uccidere il Pontefice, o almeno di impadronirsi della sua persona.

Non avendo potuto ottenere il loro scopo, ricorsero a mezzi ancor più diabolici, calunniando il santo Pontefice presso l'imperatore, il quale, già infetto di eresia, fu spinto ad assecondare i loro empi disegni. Costante spedì tosto un secondo nucleo di satelliti che con la violenza e con l'inganno riuscirono a legarlo, e nella stessa notte 8 giugno 654, a imbarcarlo per Costantinopoli.

Colà giunto, dopo lungo e dolorosissimo viaggio, fra privazioni e crudeli trattamenti, il santo Pontefice provò con irrefragabili ragioni la sua innocenza: ma invano. Costante tentò di costringerlo a sottoscrivere gli editti già condannati, ma il Papa disprezzando la minaccia, l'esilio e la morte stessa, rispose : « Non possumus ». Allora fu dai magistrati vilmente spogliato delle insegne pontificie, incatenato ed esposto all'infamia per le vie della città, mentre i fedeli gemevano. Fu poi messo in prigione per alcuni mesi, finché il 10 marzo del 655 venne deportato definitivamente in Crimea, per attendervi l'esecuzione della sentenza.

Di là il santo Pontefice scriveva : « Vivo fra le angosce dell'esilio, spogliato di tutto, lontano dalla mia sede; sostento il fragile mio corpo con duro pane, ma ciò non mi importa. Prego continuamente Iddio che, per intercessione dei Ss. Pietro e Paolo, tutti rimangano nella vera fede. Confido nella divina misericordia che chiuderà presto la mia mortale carriera». Il Signore esaudì la preghiera del santo pontefice, che morì martire del dovere per la difesa della giustizia e della verità, il 16 settembre del 665, dopo 6 anni di dolorosissimo pontificato. Il suo corpo venne sepolto provvisoriamente in una cappella della B. Vergine, e poco dopo trasferito a Roma.


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lunedì 11 novembre 2024

11 novembre: san Martino vescovo


San Martino, maestro toscano del 1436, al Museo di Castelvecchio, Verona.

(photo by Alessandro Franzoni)


VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Nemo lucérnam accéndit, et in abscóndito ponit, neque sub módio: sed supra candelábrum, ut, qui ingrediúntur, lumen vídeant. Lucérna córporis tui est óculus tuus. Si óculus tuus fúerit simplex, totum corpus tuum lúcidum erit: si autem nequam fúerit, étiam corpus tuum tenebrósum erit. Vide ergo, ne lumen, quod in te est, ténebræ sint. Si ergo corpus tuum totum lúcidum fúerit, non habens áliquam partem tenebrárum, erit lúcidum totum, et sicut lucérna fulgóris illuminábit te.

Vangelo di Luca 11, 33 - 36

Traduzione:

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Nessuno accende la lampada per metterla in luogo nascosto o sotto il maggio; ma sul candeliere, affinché chi entra ci veda. La lampada del corpo è il tuo occhio. Se l'occhio tuo è puro, sarà illuminato anche tutto il tuo corpo; ma se è guasto, anche la tua persona sarà nelle tenebre. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebre. Se dunque la tua persona è tutta luminosa, senza punto oscuro, essa sarà tutta illuminata come quando il lume con il suo fulgore ti rischiara».


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sabato 9 novembre 2024

9 novembre: Dedicazione della Basilica Lateranense


(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Ingréssus Iesus perambulábat Iéricho. Et ecce, vir nómine Zachǽus: et hic princeps erat publicanórum, et ipse dives: et quærébat vidére Iesum, quis esset: et non póterat præ turba, quia statúra pusíllus erat. Et præcúrrens ascéndit in árborem sycómorum, ut vidéret eum; quia inde erat transitúrus. Et cum venísset ad locum, suspíciens Iesus vidit illum, et dixit ad eum: Zachǽe, festínans descénde; quia hódie in domo tua opórtet me manére. Et festínans descéndit, et excépit illum gaudens. Et cum vidérent omnes, murmurábant, dicéntes, quod ad hóminem peccatórem divertísset. Stans autem Zachǽus, dixit ad Dóminum: Ecce, dimídium bonórum meórum, Dómine, do paupéribus: et si quid áliquem defraudávi, reddo quádruplum. Ait Iesus ad eum: Quia hódie salus dómui huic facta est: eo quod et ipse fílius sit Abrahæ. Venit enim Fílius hóminis quǽrere et salvum fácere, quod períerat.

Vangelo di Luca 19, 1 - 10

Traduzione:

Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".


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lunedì 4 novembre 2024

San Carlo Borromeo a Venezia


Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo a Venezia (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis parábolam hanc: Homo peregre proficíscens vocávit servos suos, et trádidit illis bona sua. Et uni dedit quinque talénta, álii autem duo, álii vero unum, unicuíque secúndum própriam virtútem, et proféctus est statim. Abiit autem, qui quinque talénta accéperat, et operátus est in eis, et lucrátus est ália quinque. Simíliter et, qui duo accéperat, lucrátus est ália duo. Qui autem unum accéperat, ábiens fodit in terram, et abscóndit pecúniam dómini sui. Post multum vero témporis venit dóminus servórum illórum, et pósuit ratiónem cum eis. Et accédens qui quinque talénta accéperat, óbtulit alia quinque talénta, dicens:Dómine, quinque talénta tradidísti mihi, ecce, alia quinque superlucrátus sum. Ait illi dóminus eius: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constituam: intra in gáudium dómini tui. Accéssit autem et qui duo talénta accéperat, et ait: Dómine, duo talénta tradidísti mihi, ecce, ália duo lucrátus sum. Ait illi dóminus eius: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui. 

Vangelo di Matteo 25, 14 - 23

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Un uomo, in procinto di partire, chiamati i servi consegnò loro i suoi beni: a chi diede cinque talenti, a chi due, a chi uno: a ciascuno secondo la sua capacità, e subito partì. Tosto colui, che aveva ricevuto cinque talenti, andò a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Similmente quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno andò a fare una buca nella terra e vi nascose il danaro del suo padrone. Or molto tempo dopo ritornò il padrone di quei servi, e li chiamò a render conto. E venuto quello che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque dicendo: “Signore, me ne desti cinque, ecco ne ho guadagnati altri cinque. E il padrone a lui: “Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; entra nella gioia del tuo Signore. E presentatosi l'altro che aveva ricevuto due talenti, disse: “Signore, me ne hai affidati due; eccone guadagnati altri due". E il padrone a lui: “Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele, nel poco, ti darò potere su molto: entra nella gioia del tuo Signore"».


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domenica 3 novembre 2024

Quarta domenica dopo l'Epifania a Venezia


Santa Messa letta alle ore 11:00 presso la chiesa di San Simon Piccolo a Venezia (fronte stazione ferroviaria).
Celebrante don Joseph Kramer FSSP.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Ascendénte Iesu in navículam, secúti sunt eum discípuli eius: et ecce, motus magnus factus est in mari, ita ut navícula operirétur flúctibus, ipse vero dormiébat. Et accessérunt ad eum discípuli eius, et suscitavérunt eum, dicéntes: Dómine, salva nos, perímus. Et dicit eis Iesus: Quid tímidi estis, módicæ fídei? Tunc surgens, imperávit ventis et mari, et facta est tranquíllitas magna. Porro hómines miráti sunt, dicéntes: Qualis est hic, quia venti et mare obœ́diunt ei?

Vangelo di Matteo 8, 23 - 27

Traduzione.

In quel tempo: Gesù montò in barca, seguito dai suoi discepoli: ed ecco che una grande tempesta si levò sul mare, tanto che la barca era quasi sommersa dai flutti. Gesù intanto dormiva. Gli si accostarono i suoi discepoli e lo svegliarono, dicendogli: Signore, salvaci, siamo perduti. E Gesù rispose: Perché temete, o uomini di poca fede? Allora, alzatosi, comandò ai venti e al mare, e si fece gran bonaccia. Onde gli uomini ne furono ammirati e dicevano: Chi è costui al quale obbediscono i venti e il mare?


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lunedì 28 ottobre 2024

28 ottobre: SS Simone e Giuda


Francesco Cabianca, Bassorilievo con il Martirio dei SS Simeone e Giuda, 1730 ca, presso la chiesa di San Simon Piccolo a Venezia.

(photo by Alessandro Franzoni)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Hæc mando vobis, ut diligátis ínvicem. Si mundus vos odit: scitóte, quia me priórem vobis odio hábuit. Si de mundo fuissétis, mundus quod suum erat dilígeret; quia vero de mundo non estis, sed ego elegi vos de mundo, proptérea odit vos mundus. Mementóte sermónis mei, quem ego dixi vobis: Non est servus maior dómino suo. Si me persecúti sunt, et vos persequántur: si sermónem meum servavérunt, et vestrum servábunt. Sed hæc ómnia fácient vobis propter nomen meum: quia nésciunt eum, qui misit me. Si non veníssent et locútus fuíssem eis, peccátum non háberent: nunc autem excusatiónem non habent de peccáto suo. Qui me odit: et Patrem meum odit. Si ópera non fecíssem in eis, quæ nemo álius fecit, peccátum non háberent: nunc autem et vidérunt et odérunt et me et Patrem meum. Sed ut adimpleátur sermo, qui in lege eórum scriptus est: Quia ódio habuérunt me gratis.

Vangelo di Giovanni 15, 17 - 25

Traduzione:

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Questo io vi ordino: di amarvi scambievolmente. Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se voi foste del mondo, esso amerebbe ciò che è suo; invece, perché non gli appartenete, avendovi io tratti di mezzo al mondo. per questo esso vi odia. Ricordatevi di quella parola che vi dissi: non si dà servo più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi, se hanno osservata la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno per causa del mio nome; perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ora poi non hanno scusa del loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi compiuto tra loro opere tali che nessun altro mai fece, sarebbero senza colpa; ora però hanno veduto e hanno odiato me e il Padre mio. Ma deve adempiersi la parola scritta nella loro legge: “Mi odiarono senza motivo"».


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domenica 27 ottobre 2024

Domenica di Cristo Re a Ferrara


Santa Messa cantata alle ore 18:00 presso la chiesa di Santa Chiara in centro a Ferrara (in corso Giovecca 179), preceduta alle ore 16:30 dal Canto dei Secondi Vespri, Esposizione e Benedizione Eucaristica.
Celebrante don Davide Benini.
All'organetto il m. FR.

(photo by Alessandro Franzoni)






Kyrie dalla Missa Regia del Primo Tono (Messe Royale), Henri Du Mont:







VANGELO

In illo témpore: Dixit Pilátus ad Iesum: Tu es Rex Iudæórum? Respóndit Iesus: A temetípso hoc dicis, an álii dixérunt tibi de me? Respóndit Pilátus: Numquid ego Iudǽus sum? Gens tua et pontífices tradidérunt te mihi: quid fecísti? Respóndit Iesus: Regnum meum non est de hoc mundo. Si ex hoc mundo esset regnum meum, minístri mei útique decertárent, ut non tráderer Iudǽis: nunc autem regnum meum non est hinc. Dixit ítaque ei Pilátus: Ergo Rex es tu? Respóndit Iesus: Tu dicis, quia Rex sum ego. Ego in hoc natus sum et ad hoc veni in mundum, ut testimónium perhíbeam veritáti: omnis, qui est ex veritáte, audit vocem meam.

Vangelo di Giovanni 18, 33 - 37

Traduzione:

In quel tempo: Pilato disse a Gesú: Sei tu il Re dei Giudei? Gesú gli rispose: Lo dici da te, o altri te l’hanno detto di me? Rispose Pilato: Sono forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani. Che cosa hai fatto? Rispose Gesú: Il mio regno non è di questo mondo; se fosse di questo mondo, i miei ministri certo si adopererebbero perché non fossi dato in potere ai Giudei: dunque il mio regno non è di quaggiú. Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei Re? Rispose Gesú: È come dici, io sono re. Per questo sono nato e per questo sono venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. Chiunque sta per la verità, ascolta la mia voce.


Credo dalla Missa Regia del Primo Tono (Messe Royale), Henri Du Mont:





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venerdì 25 ottobre 2024

Domenico Zipoli, Storia di un missionario musicale in America Latina



Di Matteo Rossi

Chi non conosce Domenico Zipoli, compositore annoverato trai “minori” nella schiera di musicisti cresciuti nelle navate di tante chiese, che mirabilmente hanno saputo riempire con le loro angeliche musiche. Certamente tutti gli organisti della Penisola conosceranno le celebri Sonate di Intavolatura per organo e cimbalo del 1715 e saranno soliti suonare la sua meravigliosa pastorale avanti l’introito della messa della Mezzanotte, il giorno del Santo Natale. Pertanto non vogliamo qui riferirci che velocemente alla sua produzione, che purtroppo giuntaci pesantemente mutila. Ciò che vorremmo ricordare è la sua vicenda biografica: nato a Prato il 17 ottobre 1688 lo vediamo spirare all’inizio nel 1726 a Córdoba, città dell’attuale Argentina, allora appartenente alla provincia del Paraguay dell’impero spagnolo. Fattosi gesuita nel 1716 era infatti partito come missionario per queste lontane lande, dove la Fede cattolica, dopo due secoli dall’arrivo nel Nuovo Mondo, ancora faticava ad imporsi sulle pagane credenze tuttora ivi diffuse. Negli anni precedenti, tra il 1709 (o 1710) lo troviamo attivo a Roma, dopo aver studiato con i migliori maestri italiani del suo tempo: Bernardo Pasquini e Domenico Scarlatti. La preparazione e il precoce talento gli fruttarono un crescente numero di incarichi di prestigio tra cui, nel 1715, il posto di organista nella chiesa dei Gesuiti, nello stesso anno in cui pubblicò la già ricordata raccolta di lavori per tastiera. Sorprendiamo dunque il maestro Zipoli preparare armi e bagagli e lasciare il cuore della cristianità per la sua periferia più remota, nel pieno della gloria mondana, quando il suo nome legavasi alla pagina grazie alla nera alchimia della stampa.

Partitosi da Roma verso Genova nell’aprile del 1716, lo ritroviamo far vela da Cadice verso Buenos Aires il 5 aprile 1717, accompagnato da Giovanni Battista Primoli, eminente architetto che grande e concreta traccia lascerà di sé nella missione sud americana. Dopo molte peripezie, comuni a tanti altri viaggiatori nel corso dei secoli, lo Zipoli raggiunge Córdoba nel pieno dell’estate, dove ben presto si iscrive al collegio gesuitico, completando nel 1724 gli studi necessari all’ordinazione sacerdotale. Per via della mancanza di un vescovo nella città, non riceverà mai il sacro crisma, colto anzitempo dalla falce sanguinolenta della tubercolosi, che lo condurrà prematuramente a morte il 2 gennaio 1726.

Solo nel 1724 Zipoli concluse con merito il corso di studi teologici, di normale durata triennale, perché nel periodo tra l’arrivo in terra spagnola e la morte si situa la sua intensa attività missionaria, non fatta di splendenti costruzioni come quella del Primoli, né di attività che oggi potremmo definire di soccorso materiale, ma radicata nel suo talento musicale e diretta alla crescita spirituale e religiosa degli assistiti. Tra i primi fra gli organisti romani, Zipoli si fece missionario sospinto dalla potenza del linguaggio musicale occidentale, di cui egli si rende campione in terra ancora semi-pagana, riconoscendone l’utilità per l’evangelizzazione dei popoli latino americani. Si impegnò dunque attivamente tra le remote genti come maestro di cappella, direttore di cori più o meno improvvisati, organista e naturalmente compositore per quelle voci che anelavano il cantare Cristo secondo il detto della Chiesa cattolica, apostolica e romana.

Araldo del Vangelo attraverso la sua musica, Zipoli seppe lasciare memoria di sé nei confini dell’orbe cattolico, dove una sua messa a tre voci e orchestra venne eseguita per molti anni dopo il suo trapasso, dimostrando le capacità del linguaggio artistico di cui era vero maestro. Seppe dunque imprimere nei cuori amerindi l’amore per la vera Liturgia e quindi per Cristo, la Madonna e i Santi, ai quali si levò anche dalle più discoste regioni del globo l’inno di Lode. Le melodie cristalline e i fluenti passaggi armonici che caratterizzano il suo stile chiaro e così fortemente italiano, come non poteva che essere, risuonarono per qualche tempo nell’uno e nell’altro emisfero. Ma cosa rese possibile tale mirabile prodigio dei tempi? La pretesa universalità della Musica? L’eccellenza del maestro e la mansuetudine degli autoctoni allievi?

Ciò che sostanziò e diede forma all’esperienza missionaria di Domenico Zipoli fu la sua ferma certezza nell’universalità veramente cattolica della Fede e del Rito di Santa Madre Chiesa, certezza che inevitabilmente accese in lui lo spirito missionario, quella necessità spirituale di portare a tutti i popoli il lieto annuncio, conservandolo nella sua purezza ed integrità, nell’unica forma cioè in cui esso può conquistare a Gesù le anime del mondo. Alla lieta novella e al fine della Salvezza delle anime piegò la nobile Arte, consapevole di quella gerarchia che deve dominare il Sacro ed il suo esprimersi secondo le salutari forme prescritte dalla Chiesa, non date solamente ad una parte della Terra, ma consegnate alla Chiesa da Nostro Signore perché potesse nell’unità di Fede, Rito e Disciplina trarre i popoli dalle tenebre del paganesimo alla luce di Cristo. Così la Musica si fece strumento e segno mirabile del legame che tutti sostiene nel vincolo del Suo Corpo mistico.




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