sabato 29 gennaio 2011

Santa Messa Pontificale del card R.L.Burke a Treviso


Come dimenticare la prima Santa Messa Pontificale a cui aver mai assistito? Era il 29 gennaio 2011!

Presso il monastero delle Visitandine, a Treviso, dove si conserva la Reliquia del cuore di san Francesco di Sales. 
Sono intervenuti i seminaristi e i canonici dell'Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote.

Foto dal defunto Blog Sacris Solemniis



29 gennaio sant'Aquilino (Milano)


(photo and credits by Nicola de Grandi)






29 Gennaio - S. Aquilino Sacerdote e Martire - Solenne (rosso).
Riposa nella Basilica di San Lorenzo Maggiore, Milano.


La vita

La narrazione più antica della vita di questo Santo è contenuta nell’edizione del 1582 del Breviario Ambrosiano, a cura di Pietro Galesino.
Aquilino vide la luce a Würzburg in Baviera, da una nobile famiglia.
Sin dall’infanzia visse in maniera intensa la carità, tanto da coinvolgere i suoi coetanei e riportarli alla fede. Studiò poi alla scuola dei canonici di Colonia, città nella quale venne ordinato sacerdote.
Poco dopo l’ordinazione, dovette tornare nella sua città natale a causa della morte dei genitori e distribuì ai poveri l’eredità che aveva ricevuto. Rientrato a Colonia, venne unanimemente scelto come successore del vescovo alla morte di quest’ultimo.
Aquilino, però, rifiutò l’incarico e fuggì a Parigi. Anche in quel luogo si distinse per la sua carità, intervenendo in prima persona durante un’epidemia di peste. Ma anche lì venne proposto come vescovo e, ancora una volta, si allontanò.
Giunse quindi a Ticinum (l’odierna Pavia) e, da lì, passò a Milano, con l’intento di venerare le reliquie di sant’Ambrogio, cui era molto devoto. Difese la fede cattolica con la sua predicazione, volta a recuperare i fedeli dalle eresie più diffuse, come quelle del catarismo e dell’arianesimo.


Il martirio

Un giorno, mentre si recava pregare davanti ai resti di sant’Ambrogio, come faceva spesso, cadde in un agguato da parte di alcuni eretici, che lo trafissero alla gola con un pugnale e lo lasciarono a terra in una roggia.
L’anno del suo martirio non è sicuro, ma oscilla, secondo gli studiosi, tra 1015 e 1018.
Un’antica tradizione racconta che alcuni facchini, addetti al trasporto delle merci da Pavia a Milano lungo il fiume Ticino, trovarono il cadavere di Aquilino e lo trasportarono nella vicina basilica di San Lorenzo Maggiore.
Fu quindi sepolto nella cappella di San Genesio o “Cappella della Regina”, che poi venne intitolata a lui.


Il culto

Il primo documento su sant’Aquilino risale al 1465, quando fu approvata una confraternita a lui intitolata.
L’approvazione del suo culto avvenne con la bolla pontificia del 1469, mentre nel Messale Ambrosiano del 1475 la sua memoria liturgica venne fissata al 29 gennaio.
San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, nel 1581 lo proclamò compatrono della città: ne incentivò il culto, specie come protettore contro la peste. All’epoca del Borromeo si è anche consolidata l’iconografia di sant’Aquilino, ritratto in abiti sacerdotali, con un pugnale infilzato nel collo e in mano la palma del martirio. Le sue spoglie furono in seguito inserite in un’urna d’argento e cristalli di rocca e poste su un apposito altare della cappella dove già erano state sepolte.
Fino al XIX secolo, il 29 gennaio di ogni anno si svolgeva un corteo nel quale i facchini milanesi, seguiti dalle autorità civili, portavano alla basilica di San Lorenzo dei ceri e un otre d’olio, per alimentare la lampada votiva accanto all’urna di sant’Aquilino.
Attualmente, il corteo è sostituito da una processione interna alla basilica, che culmina sempre nella cappella di sant’Aquilino e vede comunque la presenza di esponenti del Comune di Milano.


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venerdì 28 gennaio 2011

28 gennaio: sant'Emiliano di Trevi


Sant'Emiliano fra i leoni, dettaglio del portale dalla chiesa di Trevi, Perugia.

(foto dal sito I luoghi del silenzio)


In breve:

Noto anche con il nome di Miliano venne a Spoleto dall'Armenia alla fine del terzo secolo. Consacrato vescovo da papa Marcellino, fu inviato a Trevi dove già esisteva una comunità cristiana evangelizzata, ormai da un secolo, da Feliciano vescovo di Foligno. Fu messo a morte sotto l'imperatore Diocleziano il 28 gennaio del 304, insieme a tre suoi compagni, dopo innumerevoli supplizi invano inflittigli per indurlo ad abiurare. Fu decapitato a tre chilometri da Trevi, in località Bovara, zona sacra per i pagani, legato ad una pianta di olivo (albero monumentale ancora esistente). E' Patrono di Trevi (città in cui sono conservate le sue reliquie, e che lo onora con una luminaria notturna la sera del 27 gennaio) e della frazione Ripa del Comune di Perugia.
Festa principale, 28 gennaio; altra festa, prima Domenica successiva al 28 gennaio . Le reliquie, di cui non si aveva più memoria, vennero rinvenute nel 1660 durante l'esecuzione di lavori nel duomo di Spoleto, forse trafugate a seguito di oscuri episodi nel Medioevo. Ora sono conservate nella chiesa sul punto più alto dell'abitato di Trevi.

giovedì 6 gennaio 2011

Epifania di NSGC a Venezia


Francesco Guardi,  San Simeon Piccolo e la chiesa di santa Lucia.


(photo by Franco Corè)



Santa Messa cantata presso la chiesa di San Simon Piccolo (Venezia).

Celebrante don Konrad Zu Loewenstein FSSP



VANGELO


Cum natus esset Iesus in Béthlehem Iuda in diébus Heródis regis, ecce, Magi ab Oriénte venerunt Ierosólymam, dicéntes: Ubi est, qui natus est rex Iudæórum? Vidimus enim stellam eius in Oriénte, et vénimus adoráre eum. Audiens autem Heródes rex, turbatus est, et omnis Ierosólyma cum illo. Et cóngregans omnes principes sacerdotum et scribas pópuli, sciscitabátur ab eis, ubi Christus nasceretur. At illi dixérunt ei: In Béthlehem Iudae: sic enim scriptum est per Prophétam: Et tu, Béthlehem terra Iuda, nequaquam mínima es in princípibus Iuda; ex te enim éxiet dux, qui regat pópulum meum Israel. Tunc Heródes, clam vocátis Magis, diligénter dídicit ab eis tempus stellæ, quæ appáruit eis: et mittens illos in Béthlehem, dixit: Ite, et interrogáte diligénter de púero: et cum invenéritis, renuntiáte mihi, ut et ego véniens adórem eum. Qui cum audíssent regem, abiérunt. Et ecce, stella, quam víderant in Oriénte, antecedébat eos, usque dum véniens staret supra, ubi erat Puer. Vidéntes autem stellam, gavísi sunt gáudio magno valde. Et intrántes domum, invenérunt Púerum cum María Matre eius, ei procidéntes adoravérunt eum. Et, apértis thesáuris suis, obtulérunt ei múnera, aurum, thus et myrrham. Et re sponso accépto in somnis, ne redírent ad Heródem, per aliam viam revérsi sunt in regiónem suam.


(Vangelo secondo Matteo 2, 1 - 12)


Traduzione:


Nato Gesú, in Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, ecco arrivare dei Magi dall’Oriente, dicendo: Dov’è nato il Re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo. Sentite tali cose, il re Erode si turbò, e con lui tutta Gerusalemme. E, adunati tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, voleva sapere da loro dove doveva nascere Cristo. E questi gli risposero: A Betlemme di Giuda, perché cosí è stato scritto dal Profeta: E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei la minima tra i príncipi di Giuda: poiché da te uscirà il duce che reggerà il mio popolo Israele. Allora Erode, chiamati a sé di nascosto i Magi, si informò minutamente circa il tempo dell’apparizione della stella e, mandandoli a Betlemme, disse loro: Andate e cercate diligentemente il bambino, e quando l’avrete trovato fatemelo sapere, affinché io pure venga ad adorarlo. Quelli, udito il re, partirono: ed ecco che la stella che avevano già vista ad Oriente li precedeva, finché, arrivata sopra il luogo dov’era il bambino, si fermò. Veduta la stella, i Magi gioirono di grandissima gioia, ed entrati nella casa trovarono il bambino con Maria sua madre 



Omelia:


Uno scrittore francese ha detto una volta: "si potrebbero risolvere tutti i problemi del mondo se l'uomo facesse una cosa sola, e questa cosa è adorare Dio." Questo è lo scopo della creazione dell'Uomo e degli Angeli. Questo scopo si raggiunge in parte già sulla terra, ma nella sua pienezza nel cielo, l'Adorazione è l'onore manifestato ad un Altro in virtù della Sua eccellenza superiore, per mostrare la propria sottomissione a Lui.

L'Adorazione è sia interna, cioè mentale, sia esterna cioè corporale. L'Adorazione interna è più importante di quella esterna, ma tutte e due sono dovute a Dio dall'uomo perchè l'uomo è composto dalla mente e dal corpo, e deve adorare Iddio pienamente, ossia con mente e anima altrettanto. Di fatti l'atto esterno di adorazione è necessario per eccitare il nostro affetto per sottomettersi a Dio, e l'adorazione interna, se è autentica, ci preme a manifestarla in gesti esterni. 


L'obbligo di adorare Dio è la conseguenza della Sua eccellenza superiore che esige la nostra pienissima sottomissione. Questo obbligo viene stesso dal primo Comandamento: "Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio avanti a me", perchè questo Comandamento ci ordina di adorare Lui solo come nostro supremo Signore, viene espresso ugualmente nel Deuteronomio con le parole citate dal nostro Signore Gesù Cristo a Satana: "adora il Signore Dio tuo, e a Lui solo rendi culto" (cfr. Tentazioni di Gesù nel deserto, riportate nei vangeli di: Matteo 4,1-11, Marco 1,12-13 e Luca 4,1-13). 

L'Adorazione si rende a Dio in tutti gli atti del culto divino, e in un senso particolare nel culto del Santissimo Sacramento e che, per ricordare, non è ne segno, ne figura, ne virtù, non è pane che contiene Dio, come tutte le cose contengono Dio, non è pane benedetto, non è pane sacro, non è neanche la divinità sotto le apparenze di pane, ma Gesù Cristo sotto l'apparenza di pane nella Sua divinità e la sua umanità diventato Sangue ed Anima, per questo il Santissimo Sacramento esige il culto particolare dell'adorazione. 

La Santa Eucarestia è, come scrive Romano Amerio: "il fastigio del sacro, il mezzo per cui tutte le anime vengono condotte indietro all'Uno Dio, che è la loro origine, non c'è niente che è più grande, più glorioso, ne più prezioso sulla terra, se abbiamo trascurato la Santissima Eucarestia, abbiamo trascurato tutto!"

L'atto principale dell'Adorazione è il Sacrificio nel quale la sottomissione dell'uomo a Dio viene espressa, nel senso stretto, nella distruzione di una cosa sensibile che rappresenta l'uomo stesso, così l'uomo riconosce la perfezione infinita e la maestà dell'Essere Divino, il Suo sovrano dominio sopra l'uomo, che è venuto all'esistenza che esiste e che è stato salvato per mezzo Suo.  

Adoriamo dunque Dio durante la Santa Messa, e ogni giorno col sacrificio di noi stessi e di tutta la nostra vita, tutta la nostra persona, le gioie e le pene, affinchè un giorno possiamo adorarLo pienamente in Cielo con gli Angeli, secondo lo scopo unico della nostra creazione.


Il Sacrificio perfetto, l'atto di Adorazione perfetto è quello del Calvario, perchè è il Sacrificio di Dio a Dio, il puro e il perfetto Sacrificio, il Sacrificio per eccellenza. Questo Sacrificio viene perpetuato nel santo Sacrificio della Messa che è lo stesso Sacrificio. A questo Sacrificio l'uomo partecipa: il celebrante in modo sacramentale e spirituale, il fedele in modo spirituale. La partecipazione spirituale a questo Sacrificio consiste nel sacrificare se stessi in unione col santo Sacrificio del Calvario. Quanto sublime è la nostra vocazione cattolica, non per nulla siamo obbligati ad assistere alla Santa Messa ogni settimana!