(photo and credits by Nicola de Grandi)
29 Gennaio - S. Aquilino Sacerdote e
Martire - Solenne (rosso).
Riposa nella Basilica di San Lorenzo
Maggiore, Milano.
La vita
La narrazione più antica della vita di
questo Santo è contenuta nell’edizione del 1582 del Breviario
Ambrosiano, a cura di Pietro Galesino.
Aquilino vide la luce a Würzburg in
Baviera, da una nobile famiglia.
Sin dall’infanzia visse in maniera
intensa la carità, tanto da coinvolgere i suoi coetanei e riportarli
alla fede. Studiò poi alla scuola dei canonici di Colonia, città
nella quale venne ordinato sacerdote.
Poco dopo l’ordinazione, dovette
tornare nella sua città natale a causa della morte dei genitori e
distribuì ai poveri l’eredità che aveva ricevuto. Rientrato a
Colonia, venne unanimemente scelto come successore del vescovo alla
morte di quest’ultimo.
Aquilino, però, rifiutò l’incarico
e fuggì a Parigi. Anche in quel luogo si distinse per la sua carità,
intervenendo in prima persona durante un’epidemia di peste. Ma
anche lì venne proposto come vescovo e, ancora una volta, si
allontanò.
Giunse quindi a Ticinum (l’odierna
Pavia) e, da lì, passò a Milano, con l’intento di venerare le
reliquie di sant’Ambrogio, cui era molto devoto. Difese la fede
cattolica con la sua predicazione, volta a recuperare i fedeli dalle
eresie più diffuse, come quelle del catarismo e dell’arianesimo.
Il martirio
Un giorno, mentre si recava pregare
davanti ai resti di sant’Ambrogio, come faceva spesso, cadde in un
agguato da parte di alcuni eretici, che lo trafissero alla gola con
un pugnale e lo lasciarono a terra in una roggia.
L’anno del suo martirio non è
sicuro, ma oscilla, secondo gli studiosi, tra 1015 e 1018.
Un’antica tradizione racconta che
alcuni facchini, addetti al trasporto delle merci da Pavia a Milano
lungo il fiume Ticino, trovarono il cadavere di Aquilino e lo
trasportarono nella vicina basilica di San Lorenzo Maggiore.
Fu quindi sepolto nella cappella di San
Genesio o “Cappella della Regina”, che poi venne intitolata a
lui.
Il culto
Il primo documento su sant’Aquilino
risale al 1465, quando fu approvata una confraternita a lui
intitolata.
L’approvazione del suo culto avvenne
con la bolla pontificia del 1469, mentre nel Messale Ambrosiano del
1475 la sua memoria liturgica venne fissata al 29 gennaio.
San Carlo Borromeo, arcivescovo di
Milano, nel 1581 lo proclamò compatrono della città: ne incentivò
il culto, specie come protettore contro la peste. All’epoca del
Borromeo si è anche consolidata l’iconografia di sant’Aquilino,
ritratto in abiti sacerdotali, con un pugnale infilzato nel collo e
in mano la palma del martirio. Le sue spoglie furono in seguito
inserite in un’urna d’argento e cristalli di rocca e poste su un
apposito altare della cappella dove già erano state sepolte.
Fino al XIX secolo, il 29 gennaio di
ogni anno si svolgeva un corteo nel quale i facchini milanesi,
seguiti dalle autorità civili, portavano alla basilica di San
Lorenzo dei ceri e un otre d’olio, per alimentare la lampada votiva
accanto all’urna di sant’Aquilino.
Attualmente, il corteo è sostituito da
una processione interna alla basilica, che culmina sempre nella
cappella di sant’Aquilino e vede comunque la presenza di esponenti
del Comune di Milano.
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