(photo by Gianni Dell'Utri)
VANGELO
In illo témpore: Accessérunt ad Iesum pharisaei, tentántes eum et dicéntes: Si licet hómini dimíttere uxórem suam quacúmque ex causa? Qui respóndens, ait eis: Non legístis, quia, qui fecit hóminem ab inítio, másculum et féminam fecit eos? et dixit: Propter hoc dimíttet homo patrem, et matrem, et adhærébit uxóri suæ, et erunt duo in carne una. Itaque iam non sunt duo, sed una caro. Quod ergo Deus coniúnxit, homo non séparet. Dicunt illi: Quid ergo Móyses mandávit dare libéllum repúdii, et dimíttere? Ait illis: Quóniam Móyses ad durítiam cordis vestri permísit vobis dimíttere uxóres vestras: ab inítio autem non fuit sic. Dico autem vobis, quia, quicúmque dimíserit uxórem suam, nisi ob fornicatiónem, et áliam dúxerit, moechátur: et qui dimíssam duxerit, moechátur. Dicunt ei discípuli eius: Si ita est causa hóminis cum uxore, non expedit nubere. Qui dixit illis: Non omnes cápiunt verbum istud, sed quibus datum est. Sunt enim eunúchi, qui de matris útero sic nati sunt; et sunt eunúchi, qui facti sunt ab homínibus; et sunt eunúchi, qui seípsos castravérunt propter regnum coelórum. Qui potest cápere, cápiat.
(Vangelo secondo Matteo 19, 3 12)
Traduzione:
In quel tempo si accostarono a Gesù dei Farisei per tentarlo, e gli dissero: «È lecito all'uomo ripudiare, per un motivo qualsiasi, la propria moglie?». Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina; e disse: “Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà con la moglie e i due saranno una sola carne"? Dunque, non son più due, ma una sola carne. Ciò che Dio ha congiunto l'uomo dunque non lo divida». Allora gli replicarono : «Ma perché Mosè comandò di dare il libello di divorzio e di mandarla via?». E Gesù: «Per la durezza del vostro cuore, Mosè vi permise di ripudiare le vostre mogli; ma da principio non fu così. Io poi vi dico: chi rimanda la propria donna, se non è concubinato, e ne prende un'altra, è adultero; e chi sposa la ripudiata è adultero». Gli dicono i suoi discepoli: «Se tale è la condizione dell'uomo rispetto alla moglie, non conviene ammogliarsi». Ed egli disse loro: «Non tutti capiscono questo, ma soltanto quelli a cui è stato concesso. Ci sono infatti degli eunuchi, usciti tali dal seno della madre, e ci sono degli eunuchi fatti tali dagli uomini, e ci sono di quelli che si san fatti eunuchi da sé in vista del regno dei cieli. Comprenda chi può».
LA NOTA DEL LITURGO
"Oggi, nell'epistola, san Paolo (I Cor. I, 26-31) fa rilevare il mistero profondo della grazia, che eleva gli strumenti più deboli e disadatti a compiere i prodigi più meravigliosi. Che cosa infatti vi può essere di più debole d'una giovanetta? Eppure, sotto l'azione dello Spirito Santo, Agata santa affronta impavida la crudeltà e l'oscena malizia dei persecutori, e, cinta della duplice corona di verginità e di martirio, vola allo Sposo celeste, per divenire la protettrice della sua città natale, anzi di tutta la Chiesa! E' noto infatti che sant'Agata, non solo viene invocala a Catania contro le eruzioni dell'Etna, ma che l'antichità Cristiana le ha attribuito una singolare efficacia d'intercessione contro i terremoti. Per questo in tutte le parti d'Italia, nelle città e nelle campagne, si vedono ancor oggi numerose cappelle intitolate alla Martire Catanese.
(...) Nella lezione evangelica, (Matt. XIX, 3-12) per quanto ora sembri che male si accordi colla riservatezza cristiana, - Gesù parlava a dei grossolani Semiti - si fanno gli elogi della verginità. Questa però non è una legge universale, ma una vocazione speciale, a cui Dio chiama solo alcune anime prescelte. Come vi sono degli evirati a motivo di malattia o di mutilazione, cosi vi sono delle anime generose, che colla spada spirituale della mortificazione s'impongono volontariamente la castità perfetta, onde esser sacre a Dio e col corpo e col cuore.
(...) Non sono già le forze del Martire, ma è la grazia che lo rende superiore ai tormenti; onde gli Angeli ne esultano, non già precisamente per i soli patimenti, ma perché per mezzo di essi Dio viene glorificato, e l'innocente vittima, posta al bando quaggiù, acquista diritto di cittadinanza nella Gerusalemme superna."
(S.E.R. Cardinale A. I. Schuster OSB, Liber Sacramentorum, vol. VI, pp. 221-223)
Il martirio di Sant'Agata, affresco del XV secolo,
chiesa di Saint-Croix a Ris, Puy de Dome.
(foto dal web)
INNO A SANT'AGATA
Martyris ecce dies Agathae,
Virginis
emicat eximiae,
Christus eam sibi qua sociat,
Et diadema duplex
decorat.
Stirpe decens, elegans specie,
Sed magis actibus
atque fide,
Terrea prospera nil reputans,
Iussa Dei sibi corde
ligans.
Fortior haec trucibusque viris,
Exposuit sua membra
flagris,
Pectore quam fuerit valida
Torta mamilla docet
patulo.
Deliciae cui carcer erat,
Pastor ovem Petrus hanc
recreat ;
Inde gavisa magisque flagrans,
Cuncta flagella
cucurrit ovans.
Ethnica turba rogum fugiens,
Huius et ipsa
meretur opem ;
Quos fidei titulus decorat
His Venerem magis
ipsa premat.