domenica 28 novembre 2021

Prima domenica di Avvento a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano in centro a Padova, nelle vicinanze di piazza delle Erbe.
Celebrante mons S.Zorzi.
E' intervenuta la Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria di San Canziano.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Erunt signa in sole et luna et stellis, et in terris pressúra géntium præ confusióne sónitus maris et flúctuum: arescéntibus homínibus præ timóre et exspectatióne, quæ supervénient univérso orbi: nam virtútes cœlórum movebúntur. Et tunc vidébunt Fílium hóminis veniéntem in nube cum potestáte magna et maiestáte. His autem fíeri incipiéntibus, respícite et leváte cápita vestra: quóniam appropínquat redémptio vestra. Et dixit illis similitúdinem: Vidéte ficúlneam et omnes árbores: cum prodúcunt iam ex se fructum, scitis, quóniam prope est æstas. Ita et vos, cum vidéritis hæc fíeri, scitóte, quóniam prope est regnum Dei. Amen, dico vobis, quia non præteríbit generátio hæc, donec ómnia fiant. Cœlum et terra transíbunt: verba autem mea non transíbunt.

Vangelo di Luca 21, 25 - 33

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Ci saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e nella terra costernazioni di genti sbigottite dal rimbombo delle onde e dall'agitazione del mare, mentre gli uomini tramortiranno dalla paura e dall'attesa di quello che starà per accadere alla terra: perché anche le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nubi in gran potenza e maestà. Quando ciò incomincerà ad accadere, sorgete ed alzate il capo, perché s'avvicina la vostra redenzione. E disse loro una similitudine: Osservate il fico e tutti gli alberi: quando germogliano, sapete che l'estate è vicina. Cosí quando vedrete accadere tali cose, sappiate che il regno di Dio è prossimo. In verità vi dico non passerà questa generazione prima che tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.


Omelia:







Antifona finale alla Beata Vergine Maria:

domenica 21 novembre 2021

Ventiquattresima (ed ultima) domenica dopo Pentecoste a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano in centro a Padova, nei pressi di piazza delle Erbe.
Celebrante mons S.Zorzi.
E' intervenuta la Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria.

(photo by Alessandro Franzoni)






Graduale (Liberasti nos):



VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Cum vidéritis abominatiónem desolatiónis, quæ dicta est a Daniéle Prophéta, stantem in loco sancto: qui legit, intélligat: tunc qui in Iudǽa sunt, fúgiant ad montes: et qui in tecto, non descéndat tóllere áliquid de domo sua: et qui in agro, non revertátur tóllere túnicam suam. Væ autem prægnántibus et nutriéntibus in illis diébus. Oráte autem, ut non fiat fuga vestra in híeme vel sábbato. Erit enim tunc tribulátio magna, qualis non fuit ab inítio mundi usque modo, neque fiet. Et nisi breviáti fuíssent dies illi, non fíeret salva omnis caro: sed propter eléctos breviabúntur dies illi. Tunc si quis vobis díxerit: Ecce, hic est Christus, aut illic: nolíte crédere. Surgent enim pseudochrísti et pseudoprophétæ, et dabunt signa magna et prodígia, ita ut in errórem inducántur - si fíeri potest - étiam elécti. Ecce, prædíxi vobis. Si ergo díxerint vobis: Ecce, in desérto est, nolíte exíre: ecce, in penetrálibus, nolíte crédere. Sicut enim fulgur exit ab Oriénte et paret usque in Occidéntem: ita erit et advéntus Fílii hóminis. Ubicúmque fúerit corpus, illic congregabúntur et áquilæ. Statim autem post tribulatiónem diérum illórum sol obscurábitur, et luna non dabit lumen suum, et stellæ cadent de cælo, et virtútes cœlórum commovebúntur: et tunc parébit signum Fílii hóminis in cœlo: et tunc plangent omnes tribus terræ: et vidébunt Fílium hóminis veniéntem in núbibus cæli cum virtúte multa et maiestáte. Et mittet Angelos suos cum tuba et voce magna: et congregábunt eléctos eius a quátuor ventis, a summis cœlórum usque ad términos eórum. Ab árbore autem fici díscite parábolam: Cum iam ramus eius tener fúerit et fólia nata, scitis, quia prope est æstas: ita et vos cum vidéritis hæc ómnia, scitóte, quia prope est in iánuis. Amen, dico vobis, quia non præteríbit generátio hæc, donec ómnia hæc fiant. Cœlum et terra transíbunt, verba autem mea non præteríbunt.

(Vangelo secondo Matteo 24, 15 - 35)

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Quando vedrete l’abominazione della desolazione, predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo: chi legge comprenda, allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, e chi si trova sulla terrazza non scenda per prendere qualcosa in casa sua, e chi sta al campo non torni a pigliare la sua veste. Guai poi alle donne gravide e a quelle che in quei giorni allattano. Pregate che non abbiate a fuggire d’inverno, o in giorno di sabato, poiché allora sarà grande la tribolazione, quale non fu dal principio del mondo sino ad oggi, né sarà mai. E se quei giorni non fossero accorciati, nessun uomo si salverebbe, ma quei giorni saranno accorciati in grazia degli eletti. Allora, se alcuno vi dirà: Ecco qui o ecco là il Cristo: non credete. Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti: e faranno grandi miracoli e prodigi, da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto. Se quindi vi diranno: Ecco è nel deserto, non uscite; ecco è nella parte piú riposta della casa, non credete. Infatti, come il lampo parte da Oriente e brilla fino ad Occidente: cosí sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sarà il corpo, lí si aduneranno gli avvoltoi. Ma subito dopo quei giorni di tribolazione si oscurerà il sole, e la luna non darà piú la sua luce, e le stelle cadranno dal cielo, e le potestà dei cieli saranno sconvolte. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo: piangeranno tutte le tribú della terra e vedranno il Figlio dell’uomo scendere sulle nubi del cielo con grande potestà e maestà. Egli manderà i suoi Ángeli con la tromba e con voce magna a radunare i suoi eletti dai quattro venti, da un’estremità all’altra dei cieli. Imparate questa similitudine dall’albero del fico: quando il suo ramo intenerisce e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina: cosí, quando vedrete tutte queste cose sappiate che Egli è alle porte. In verità vi dico, non passerà questa generazione che non siano adempiute tutte queste cose. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole no.


Omelia:



domenica 14 novembre 2021

Domenica mobile (Sesta dopo l'Epifania) a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano in centro a Padova, nei pressi di piazza delle Erbe.
Celebrante mons S.Zorzi.
E' intervenuta la Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus turbis parábolam hanc: Símile est regnum cœlórum grano sinápis, quod accípiens homo seminávit in agro suo: quod mínimum quidem est ómnibus semínibus: cum autem créverit, maius est ómnibus oléribus, et fit arbor, ita ut vólucres cœli véniant et hábitent in ramis eius. Aliam parábolam locútus est eis: Símile est regnum cœlórum ferménto, quod accéptum múlier abscóndit in farínæ satis tribus, donec fermentátum est totum. Hæc ómnia locútus est Iesus in parábolis ad turbas: et sine parábolis non loquebátur eis: ut implerétur quod dictum erat per Prophétam dicéntem: Apériam in parábolis os meum, eructábo abscóndita a constitutióne mundi.

Vangelo di Matteo 13, 31 - 35

Traduzione:

In quel tempo: Gesù disse alle turbe questa parabola: Il regno dei cieli è simile a un grano di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo: e questo grano è la più piccola di tutte le sementi, ma, cresciuta che sia, è più grande di tutti gli erbaggi e diventa un albero: così che gli uccelli dell’aria vanno e si riposano sui suoi rami. E disse loro un’altra parabola: Il regno dei cieli è simile a un po’ di lievito, che una donna mescola a tre staia di farina, così che tutto sia fermentato. Gesù disse tutte queste parabole alle turbe: e mai parlava loro se non in parabole: affinché si adempisse il detto del Profeta: aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose nascoste dalla fondazione del mondo.


Alle Elevazioni (O sacrum convivium):



Communio (Amen dico vobis):



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sabato 13 novembre 2021

Lucca, nuovi orari e nuova chiesa per la Messa tradizionale


(photo by Marco Ruocco)




Presso la chiesa di Santa Maria della Rosa, nel centro storico della città di Lucca, in via delle Rose n. 25, Sante Messe in latino (Vetus Ordo)

ogni sabato alle ore 8:00

ogni domenica alle ore 9:30

ogni primo venerdì del mese alle ore 17:30.


Un ringraziamento alla sollecitudine pastorale di mons Paolo Giulietti!

mercoledì 10 novembre 2021

domenica 7 novembre 2021

San Prosdocimo a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano in centro a Padova, nei pressi di piazza delle Erbe.
Ricorrenza liturgica di san Prosdocimo, vescovo e confessore, Patrono principale della città di Padova e della sua diocesi.
Celebrante mons S.Zorzi.
E' intervenuta la Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria.

(photo and video by Alessandro Franzoni)






VANGELO

In illo témpore: Circuibat Jesus omnes civitates et castella, docens in synagogis eorum et praedicans evangelium Regni, et curans omnem languorem et omnem infirmitatem. Videns autem turbas, misertum est eis: quia erant vexati, et jacentes sicut oves non habentes pastorem. Tunc dicit discipulis suis: Missis quidem multa, operarii autem pauci. Rogate ergo Dominum messis,, ut mittat operarios in messem suam. Et, convocati duodecim discipulis suis, dedit illis potestatem spirituum immundorum, ut ejicerent eos, et curarent omnem languorem et omnem infirmitatem.

(Vangelo secondo Matteo 9, 35- 38 e 10,1)

Traduzione:

Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.


Omelia:



Offertorio (Giovanni Gabrieli, Toccata del Secondo Tono per organo):



sabato 6 novembre 2021

Un'altra finestra sul (buio?) Medioevo.. (n.26)


Chiesa di Santo Spirito a Vipiteno (Bolzano), con il più ampio ciclo di affreschi del maestro Giovanni da Brunico (XV secolo).

(photo by Nicola de Grandi)






Già intorno al 1400, nell'Alta Valle Isarco, ebbe inizio l'attività estrattiva nelle miniere e la città di Vipiteno conobbe una rapida fioritura. Grazie al vivace traffico nord-sud, si rese inoltre necessario mettere a disposizione di minatori, pellegrini e viaggiatori, oltre a degli alloggi, anche dei luoghi dove poter riposare e rifocillarsi.
Così, nel 1388, al di fuori della porta del Brennero venne costruito l'ospedale o xenodochio di Vipiteno il quale, alcuni anni dopo, fu trasferito nella piazza della città a causa del pericolo di inondazione.
Il fatto che in passato l'ospedale rivestisse una notevole importanza si evince anche dallo stemma della città, nel quale sotto all'aquila del Tirolo è rappresentato un pellegrino con gruccia e corona del rosario. All’epoca gli ospedali non erano infatti destinati a ricoverare sono gli infermi, ma, come il nome stesso suggerisce, anche indigenti o pellegrini bisognosi di un luogo dove rifocillarsi e un tetto per la notte.
La Chiesa di Santo Spirito, un tempo chiesa dell'ospedale, fu costruita nel 1399 e rimane oggi una delle chiese gotiche meglio conservate di tutto l'Alto Adige.




Il variopinto ciclo di affreschi del maestro Giovanni da Brunico, padre della celebre scuola pittorica della Val Pusteria, risale al 1415 e rappresenta diversi soggetti sacri: l'annunciazione, il monte degli Ulivi, il bacio di Giuda, Cristo dinnanzi a Pilato, la flagellazione, Cristo che porta la croce e la resurrezione, mentre la parete ovest ritrae il Giudizio Universale. Nel corso degli anni, gli interni della chiesa subirono degli interventi di modifica e i pregiati affreschi furono coperti da altri dipinti. Vennero riportati alla luce soltanto nel 1939, in occasione di un'opera di restauro.


venerdì 5 novembre 2021

Un'altra finestra sul (buio?) Medioevo.. (n.25)


Chiesa di San Bernardo d'Aosta (detto Oratorio della Mora), Briona (Novara).

(foto dal web)






È situato a ovest del paese del pese di Briona (Novara), poco prima dell'attraversamento della roggia Mora. In origine il modesto edificio, a pianta rettangolare con volta a botte, era privo di facciata: così fu visto ancora in occasione della visita pastorale del 1671 (vescovo Giacomo Maraviglia), mentre quella del 1761 (vescovo Marco Aurelio Balbis Bertone) registrava il lieve prolungamento e la costruzione della facciata, intervento che diede all'oratorio l'aspetto che vediamo ora.
Un'iscrizione, conservata in parte sulla parete sud, ci dice che gli affreschi furono commissionati da Angelo de Ferrari di Briona, canonico della chiesa e prepositura dei Santi Nicola e Bernardo del Monte Giove, l'1 settembre 1463. Sopra vediamo lo stemma dei Tornielli, famiglia che in quell'epoca stava consolidando le sue prerogative nel territorio di Briona, e che forse aveva affidato l'oratorio al Ferrari.
Il ciclo che qui vediamo è una delle più importanti prove del pittore Giovanni de Campo, anello di congiunzione tra tardogotico e rinascimento, e della sua bottega. Sulla parete di fondo vediamo una Madonna del latte in trono, circondata a destra da san Bernardo d'Aosta che tiene un diavolo alla catena, e a sinistra dai santi Stefano e Sebastiano. In alto una piccola Crocifissione con dolenti, tra riquadri ornati da motivi floreali.

Sulla parete sud, alla nostra sinistra, vediamo i santi Teodulo, Lucia, Nicola, Lorenzo diacono, Michele Arcangelo e Agostino. Sopra, sulla volta a botte, vediamo invece sei Profeti: Sofonia, Gioele, Malachia, Michea, Ezechiele e Daniele. Spostiamo ora lo sguardo sulla parete destra (nord). Ecco i santi Gottardo, Maria Maddalena, Alessandro, Giovanni Battista e Gaudenzio. Sopra, un'altra serie di Profeti: Geremia, Davide, Isaia, Zaccaria, Osea e Amos.

I santi Bernardo, Gottardo, Teodulo e Nicola (protettore personale di San Bernardo d'Aosta) erano particolarmente venerati dai canonici del Monte Giove, e in generale nelle zone alpine. La raffigurazione dei Profeti si ritrova, molto simile, in un'altra opera di De Campo: il ciclo nella chiesa di San Michele a Massino Visconti, nel quale ogni profeta - come a Briona - è sotto un'arcata trilobata e porta un cartiglio con un versetto del libro del Vecchio Testamento che da lui prende il nome. I Profeti non si trovano frequentemente negli affreschi delle campagne novaresi del Quattrocento: il Ferrari, quindi, doveva essere un committente particolarmente colto.
Nella produzione di De Campo e della sua bottega l'ancoramento alla tradizione tardogotica si rintraccia nei ricchi mantelli dai colori smaglianti, nei volti lievemente affusolati e negli sguardi quasi straniti dei personaggi. Alcune scelte rimandano alla cultura cortese: si veda l'armatura di San Michele.




Per approfondire: "Briona, San Bernardo d'Aosta, detto oratorio della Mora", in "Affreschi novaresi del Trecento e del Quattrocento: arte, devozione e società", a cura di Fabio Bisogni e Chiara Calciolari, Novara 2006, pp. 175-177.

giovedì 4 novembre 2021

4 novembre: san Carlo Borromeo


Tanzio da Varallo, San Carlo Borromeo comunica gli appestati, 1610, presso la chiesa dei SS Gervasio e Protasio a Domodossola (VB).

(foto dal web)




VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis parábolam hanc: Homo peregre proficíscens vocávit servos suos, et trádidit illis bona sua. Et uni dedit quinque talénta, álii autem duo, álii vero unum, unicuíque secúndum própriam virtútem, et proféctus est statim. Abiit autem, qui quinque talénta accéperat, et operátus est in eis, et lucrátus est ália quinque. Simíliter et, qui duo accéperat, lucrátus est ália duo. Qui autem unum accéperat, ábiens fodit in terram, et abscóndit pecúniam dómini sui. Post multum vero témporis venit dóminus servórum illórum, et pósuit ratiónem cum eis. Et accédens qui quinque talénta accéperat, óbtulit alia quinque talénta, dicens:Dómine, quinque talénta tradidísti mihi, ecce, alia quinque superlucrátus sum. Ait illi dóminus eius: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constituam: intra in gáudium dómini tui. Accéssit autem et qui duo talénta accéperat, et ait: Dómine, duo talénta tradidísti mihi, ecce, ália duo lucrátus sum. Ait illi dóminus eius: Euge, serve bone et fidélis, quia super pauca fuísti fidélis, super multa te constítuam: intra in gáudium dómini tui. 

Vangelo di Matteo 25, 14 - 23

Traduzione:

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Un uomo, in procinto di partire, chiamati i servi consegnò loro i suoi beni: a chi diede cinque talenti, a chi due, a chi uno: a ciascuno secondo la sua capacità, e subito partì. Tosto colui, che aveva ricevuto cinque talenti, andò a negoziarli e ne guadagnò altri cinque. Similmente quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Ma colui che ne aveva ricevuto uno andò a fare una buca nella terra e vi nascose il danaro del suo padrone. Or molto tempo dopo ritornò il padrone di quei servi, e li chiamò a render conto. E venuto quello che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque dicendo: “Signore, me ne desti cinque, ecco ne ho guadagnati altri cinque. E il padrone a lui: “Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; entra nella gioia del tuo Signore. E presentatosi l'altro che aveva ricevuto due talenti, disse: “Signore, me ne hai affidati due; eccone guadagnati altri due". E il padrone a lui: “Bene, servo buono e fedele, perché sei stato fedele, nel poco, ti darò potere su molto: entra nella gioia del tuo Signore"».




In breve

Carlo, nacque a Milano dalla nobile famiglia Borromeo, e una luce divina che illuminò la notte della sua nascita, la camera della madre, fece presagire di quale grande santità sarebbe egli stato. Arruolatosi fin da fanciullo alla milizia clericale, e provvisto poi di una abbazia, avvertì il padre di non impiegarne la rendita per la sua famiglia; e allorquando ne divenne lui l'amministratore, tutto quello che gli avanzava, lo distribuiva ai poveri. Giovanetto studiò le arti liberali a Pavia. Fu sì geloso della castità, che respinse con invitta costanza donne impudiche inviategli più volte per fargli perdere la purezza, A ventitré anni aggregato da suo zio Pio IV al sacro collegio dei cardinali, vi si distinse per insigne pietà e splendore di ogni virtù. Poco dopo dallo stesso creato arcivescovo di Milano, s'applicò con ogni sollecitudine a governare la chiesa affidatagli, secondo le riforme del concilio di Trento, ch'era stato terminato proprio allora, grazie soprattutto alle sue cure; e, per riformare i costumi sregolati del suo popolo, oltre la frequente celebrazione di sinodi, mostrò in se stesso un modello d'eminente santità. Lavorò moltissimo ad estirpare l'eresia dal paese dei Resi e degli Svizzeri, convertendone moltissimi alla fede cristiana.
La carità di quest'uomo risplendé particolarmente allorché, venduto il suo principato d'Orlo, ne donò, in un sol giorno, ai poveri l'intero prezzo di quaranta mila scudi d'oro. Né con minore carità ne distribuì altri ventimila, che gli erano stati legati. Rinunziò alle larghe rendite ecclesiastiche, ond'era stato ricolmo dallo zio, non ritenendosi se non quanto gli era necessario per i propri usi e per soccorrere i poveri. Per nutrire i quali, durante la peste che infierì a Milano, alienò tutto il mobilio di sua casa, senza riservarsi neppure il letto, dormendo di poi su una nuda tavola; visitava spesso gli appestati, li sollevava con affetto di padre e, amministrando loro i sacramenti della Chiesa colle proprie mani, li consolava in modo meraviglioso. Intanto facendosi mediatore presso Dio con umilissime preghiere, a stornare la sua collera, ordinò una processione pubblica, prendendovi parte con una fune al collo, nudi i piedi e insanguinati per gli inciampi, portando una croce, e offrendo se stesso come vittima per i peccati del popolo. Fu energico difensore della libertà della Chiesa. Ma appunto perché sollecito nel ristabilire la disciplina, dei sediziosi gli spararono contro, mentre pregava, una schioppettata, rimanendone illeso per mera protezione divina.
Fu di un'astinenza ammirabile; digiunava spessissimo in pane ed acqua, e talvolta si contentava di soli lupini. Veglie notturne, asprissimo cilicio, frequenti discipline domavano il suo corpo. Fu amantissimo dell'umiltà e della dolcezza. Benché occupato in gravissimi negozi, non tralasciò mai l'orazione e la predicazione della parola di Dio. Edificò molte chiese, monasteri e collegi. Scrisse più opere, assai utili soprattutto per l'istruzione dei vescovi; ed è pure per sua opera che uscì il catechismo dei parroci. Infine, si ritira nella solitudine del monte Varano, dove si trovane scolpite delle tavole rappresentanti al vivo i misteri della passione del Signore; e là, vivendo alcuni giorni una vita rude per volontaria mortificazione, ma dolce per la meditazione delle sofferenze di Cristo, fu colpito da febbre. Ritornato a Milano, e aggravandosi il male, coperto di cenere e di cilizio, e fissi gli occhi all'immagine del Crocifisso, se ne andò in cielo a quarantasette anni d'età, il 3 Novembre dell'anno del Signore 1584, Glorioso per miracoli, il sommo Pontefice Paolo V l'iscrisse nel novero dei Santi.


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martedì 2 novembre 2021

Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti a Padova


Santa Messa cantata con Assoluzione al Tumulo alle ore 18:00 presso la chiesa di San Canziano in centro a Padova, nelle vicinanze di piazza delle Erbe.
Celebrante don Juan Tomas FSSP.
E' intervenuta la Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria.

(photo and video by Alessandro Franzoni)




Introito (Requiem aeternam):





VANGELO

In illo témpore: Dixit Iesus turbis Iudæórum: Amen, amen, dico vobis, quia venit hora, et nunc est, quando mórtui áudient vocem Fílii Dei: et qui audíerint, vivent. Sicut enim Pater habet vitam in semetípso, sic dedit et Fílio habére vitam in semetípso: et potestátem dedit ei iudícium fácere, quia Fílius hóminis est. Nolíte mirári hoc, quia venit hora, in qua omnes, qui in monuméntis sunt, áudient vocem Fílii Dei: et procédent, qui bona fecérunt, in resurrectiónem vitæ: qui vero mala egérunt, in resurrectiónem iudícii.

(Vangelo secondo Giovanni 5, 25 - 29)

Traduzione:

In quel tempo: Gesú disse alle turbe dei Guidei: In verità, in verità vi dico, viene l’ora, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio: e chi l’avrà udita, vivrà. Perché come il Padre ha la vita in sè stesso, cosí diede al Figlio di avere la vita in sè stesso: e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non vi stupite di questo, perché viene l’ora in cui quanti sono nei sepolcri udranno la voce del Figlio di Dio: e ne usciranno, quelli che fecero il bene per una resurrezione di vita: quelli che fecero il male per una resurrezione di condanna.


Fervorino:



Communio (Lux aeterna):



lunedì 1 novembre 2021

Ognissanti a Padova


Santa Messa cantata alle ore 11:00 presso la chiesa di San Canziano in centro a Padova, nelle vicinanze di piazza delle Erbe.
Celebrante mons S.Zorzi.
E' intervenuta la Schola Cantorum "Santa Cecilia" della Rettoria.

(photo by Alessandro Franzoni)




Introduzione musicale (da G.Gabrieli):





VANGELO

In illo témpore: Videns Iesus turbas, ascéndit in montem, et cum sedísset, accessérunt ad eum discípuli eius, et apériens os suum, docébat eos, dicens: Beáti páuperes spíritu: quóniam ipsórum est regnum cœlórum. Beáti mites: quóniam ipsi possidébunt terram. Beáti, qui lugent: quóniam ipsi consolabúntur. Beáti, qui esúriunt et sítiunt iustítiam: quóniam ipsi saturabúntur. Beáti misericórdes: quóniam ipsi misericórdiam consequéntur. Beáti mundo corde: quóniam ipsi Deum vidébunt. Beáti pacífici: quóniam fílii Dei vocabúntur. Beáti, qui persecutiónem patiúntur propter iustítiam: quóniam ipsórum est regnum cælórum. Beáti estis, cum maledíxerint vobis, et persecúti vos fúerint, et díxerint omne malum advérsum vos, mentiéntes, propter me: gaudéte et exsultáte, quóniam merces vestra copiósa est in cœlis.

(Vangelo secondo Matteo 5, 1 - 12)

Traduzione:

In quel tempo: Gesú, vedendo le turbe, salí sulla montagna. Sedutosi, ed avvicinatisi a Lui i suoi discepoli, cosí prese ad ammaestrarli: beati i poveri di spirito, perché di questi è il regno dei cieli. Beati i mansueti, perché possederanno la terra. Beati quelli che piangono, perché saranno consolati. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per amore della giustizia, perché di questi è il regno dei cieli. Beati siete voi, quando vi malediranno, vi perseguiteranno, e, mentendo, diranno di voi ogni male per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.


Omelia: