Testo dell'omelia pronunciata dall'Arcivescovo di Milano Mario Delpini al funerale del Presidente Silvio Berlusconi.
Vivere. Vivere è amare la vita. Vivere
è desiderare una vita piena. Vivere è desiderare che la vita sia
buona, bella per sé e per le persone care. Vivere è intendere la
vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti.
Vivere è accettare le sfide della vita. Vivere è attraversare i
momenti difficili della vita.
Vivere è resistere e non lasciarsi
abbattere dalle sconfitte e credere che ci sia sempre una speranza di
vittoria, di riscatto, di vita. Vivere è desiderare una vita che non
finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre
una via d’uscita anche dalla valle più oscura.
Vivere è non sottrarsi alle sfide, ai
contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a
sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere è sentire le
forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a
sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora. Ecco che
cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio
il suo giudizio e il suo compimento.
Amare è desiderare di essere amato. E'
cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia
complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato
è temere che l’amore possa essere solo una concessione,
un’accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare è
desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni
dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più
alto, più forte, più grande.
Amare è percorrere le vie della
dedizione. Amare è sperare. Amare è affidarsi, amare ed arrendersi.
Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che
trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
Essere contento è amare le feste.
Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e
senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita.
Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere
contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere
contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti.
Essere contento delle cose buone, dei
momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei
sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose
minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato
gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è
precaria.
Essere contento è sentire l’insinuarsi
di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono
contenti. Essere contento è sentirsi smarriti di fronte
all’irrimediabile esaurirsi della gioia. Ecco che cosa si può dire
dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio
e il suo compimento.
Quando un uomo è un uomo d’affari,
allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha
momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese
spericolate. Guarda ai numeri, forse si dimentica dei criteri. Deve
fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri
non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare
affari.
Quando un uomo è un uomo politico,
allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo
esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico, nei nostri
tempi, è sempre un uomo di parte. Quando un uomo è un personaggio,
allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo
applaude e chi lo detesta.
Silvio Berlusconi è stato certo un
uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un
personaggio alla ribalta della notorietà.
Ma in questo momento di congedo e di
preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un
uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di
gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento. Ecco che cosa
posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio.
14/VI/2023
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