(foto dal web)
In breve
Primo e Feliciano erano due fratelli,
anziani patrizi romani che avevano consacrato la loro vita a opere di
carità, specialmente a favore dei cristiani imprigionati a causa
della loro fede. Riuscirono a sottrarsi alla persecuzione per molti
anni, ma attorno al 297, sotto gli imperatori Diocleziano e
Massimiano, furono arrestati e poiché si rifiutarono di sacrificare
agli dei pagani furono imprigionati e frustati. Condotti al
quindicesimo miglio della via Nomentana, furono giudicati da un
magistrato di nome Promoto, torturati e condannati alla
decapitazione.
Il magistrato giudicante tentò di vincere la
resistenza di Feliciano dicendogli che suo fratello aveva abiurato,
ma egli si rifiutò di credere alla cosa dicendo: «Ho ottant'anni e
ne ho trascorsi trenta nel servire il Cristo, sono pronto a morire
per lui». Allora Primo fu fatto uscire di prigione e gli fu detto
che Feliciano aveva obbedito agli imperatori e sacrificato agli dei,
ma egli rispose coraggiosamente: «Invano tentate d'ingannarmi. So
che mio fratello non ha rinnegato il suo Signore e Dio per adorare
idoli vani».
Durante
il pontificato di Teodoro (642-649) le loro reliquie furono traslate
a S. Stefano Rotondo al Celo, e un mosaico, ancora esistente, fu
posto dietro il luogo dove erano venerate e li raffigura sotto
un'immagine di Cristo.
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